Ronal Bejarano, ad Arte Padova le opere “Small Things” per enfatizzare i piccoli gesti

In occasione di Arte Padova, l’artista honduregno Ronal Bejarano presenta la sua nuova collezione intitolata “Small Things”, una serie di opere che sfidano il significato della piccolezza attraverso il contrasto tra il soggetto e le grandi dimensioni delle tele. Con il suo stile inconfondibile e un uso sapiente dei colori, Bejarano invita l’osservatore a intraprendere un viaggio introspettivo, esplorando i dettagli minimi che, pur nella loro apparente sottigliezza, custodiscono una potenza espressiva sorprendente.

La sua arte è una lente di ingrandimento sul gesto, il quale viene isolato e spogliato da tutte le sue sovrastrutture informazionali e narrative per tornare ad essere semplicemente un’essenza fisica di colore.

In questa intervista, l’artista ci guida nella comprensione del suo lavoro, illustrando come movimento, colore e una forte connessione con le sue radici culturali diano vita a un linguaggio visivo materico, capace di creare una cupola di silenzio attorno allo spettatore frastornato dall’inquinamento acustico contemporaneo per ispirare un’idea di movimento e cambiamento.

La collezione che porterai ad Arte Padova si chiama “Small Things”, ma le opere sono create in formato oversize. Puoi spiegarci il significato dietro questo contrasto e cosa vuoi comunicare con questo titolo?

Il titolo “Small Things” racchiude un significato profondo e complesso. Le figure semi-astratte che compongono la mia collezione sono concepite in modo da apparire piccole, nonostante le dimensioni generose delle tele. Questo contrasto visivo serve a sottolineare l’importanza delle piccole individualità e delle emozioni che queste rappresentano. In un contesto così ampio, queste figure riescono a mantenere una loro intimità, invitando l’osservatore a riflettere su come anche le esperienze più minute possano avere un impatto significativo. È una celebrazione della forza e della presenza che può emanare da ciò che è considerato sottile o insignificante, un richiamo a prestare attenzione a dettagli che possono passare inosservati nella frenesia della vita quotidiana.

Le tue opere ritraggono dei personaggi che si collocano in un ambiente bidimensionale, quello della tela, ma comunque si muovono, cadono, ballano. Come sei riuscito ad arrivare a questa sintesi formale?

Il movimento è un elemento centrale nella mia pratica artistica e rappresenta un linguaggio visivo attraverso il quale comunico emozioni e stati d’animo. Le figure che ho creato sono ideate per evocare dinamismo e vitalità, come se stessero partecipando a una danza perpetua. Questa sintesi formale è frutto di un attento studio delle posture e dei gesti, che lasciano spazio all’interpretazione personale dell’osservatore. Ogni figura sembra esistere in un momento di transizione, sostenuta da un equilibrio precario che suggerisce sia la fragilità che la forza dell’esperienza umana. In questo modo, incoraggio chi guarda a stabilire una connessione emotiva profonda, permettendo a ciascuno di riconoscere e riflettere sulle proprie esperienze di movimento e cambiamento.

Utilizzi colori forti, squillanti e spesso complementari. Qual è l’importanza “fisica” del colore nella percezione dell’osservatore? Pensi che il ruolo della pittura oggi debba essere quello di riportarci alla fisicità dell’oggetto-opera?

Il colore nelle mie opere non è solo un elemento visivo, ma un elemento esperienziale che coinvolge tutti i sensi. Ogni tonalità è scelta con cura per evocare emozioni specifiche: il rosso esprime passione e tensione, il blu invita alla riflessione e alla serenità, mentre il bianco rappresenta uno spazio di possibilità e purezza. In un mondo sempre più digitale, credo fermamente che la pittura debba riappropriarsi della sua fisicità, trasformando l’atto di osservare in un’esperienza tangibile e immersiva. Vedo il colore come un ponte che collega l’osservatore all’opera, creando un dialogo che va oltre la mera visione e invita a una riflessione profonda sulle emozioni e i sentimenti che ci accompagnano quotidianamente.

Hai parlato di un processo estetico a più livelli, dove il primo sguardo è solo la punta dell’iceberg. Puoi approfondire come le tue opere guidano lo spettatore in questo viaggio introspettivo?

Le mie opere sono concepite come un viaggio visivo ed emotivo, stratificato e complesso. All’inizio, l’osservatore è attratto dai colori vivaci e dalle forme avvincenti, ma man mano che si sofferma, inizia a scoprire dettagli più sottili e significati nascosti. Ogni pennellata, ogni contrasto cromatico è pensato per stimolare una riflessione interiore e un coinvolgimento personale. Questo processo di scoperta invita lo spettatore a esplorare le proprie emozioni, a confrontarsi con le proprie esperienze e a riconoscere le sfumature della vita. Così, l’osservazione diventa un’opportunità non solo di contemplazione, ma anche di introspezione, dove ogni opera si trasforma in un riflesso delle esperienze e dei sentimenti individuali di chi guarda.

Essendo originario dell’Honduras, in che modo le tue radici culturali influenzano la sua arte e la sua visione estetica?

Le mie origini honduregne giocano un ruolo fondamentale nella mia arte e nella mia visione estetica, fungendo da fonte di ispirazione e vitalità. Sebbene le mie opere non presentino riferimenti diretti a elementi culturali specifici, l’energia e il calore dei colori che utilizzo sono profondamente influenzati dalla ricca tradizione artistica e dalla vivace cultura della mia terra natale. La natura esuberante dell’Honduras, con le sue tonalità vibranti e i paesaggi mozzafiato, si riflette nella mia tavolozza, creando un dialogo visivo tra emozioni e ambienti.

Questa connessione mi consente di esprimere una passione e una profondità emotiva che sono caratteristiche del mio background culturale, permettendo così al pubblico di entrare in contatto con una dimensione più profonda del mio lavoro. Attraverso queste opere, cerco di trasmettere il senso di comunità, di resilienza e di bellezza che ho assimilato dalla mia esperienza di vita, rendendo il mio messaggio universale e accessibile.

Parteciperai anche ad Arte In Nuvola a Roma, dal 22 al 24 novembre. Che cosa hai in serbo per l’occasione? Porterai le stesse opere?

Ad Arte In Nuvola, presenterò serie di opere che si sviluppa attorno al tema “Small Things – Into the Blue”, creando una continuità concettuale con la mia collezione di Padova. Le nuove opere, caratterizzate da tonalità di blu e bianco, esploreranno le sfumature di calma e introspezione, riflettendo un’evoluzione del mio dialogo con il colore e le emozioni. Il blu, in particolare, sarà utilizzato come simbolo della profondità e della contemplazione, offrendo al pubblico un’esperienza immersiva che invita alla riflessione.

Attraverso questo percorso visivo, intendo mantenere il focus sul movimento e sulla fluidità, creando un ambiente che incoraggi l’osservatore a esplorare le proprie emozioni e a connettersi con la mia visione artistica. Sarà un’opportunità per presentare non solo un’estetica visiva, ma anche un’esperienza emotiva che si evolve in sintonia con il contesto e il pubblico, rendendo ogni evento unico e memorabile.


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