Sara Forte, seconda classificata ad Artist of the Year 2024, “sperimento restando fedele a me stessa”

Nell’ultima edizione di Artist of the Year, Sara Forte ha conquistato il secondo posto grazie ai tantissimi lettori della nostra rivista che hanno espresso il loro voto, confermando due tendenze chiave che stanno ridefinendo l’arte contemporanea italiana: un evidente e forte ritorno d’interesse per la pittura e un nuovo impulso verso l’astrazione.

Sara Forte interpreta tutto questo con uno stile unico e inconfondibile. La sua pittura è morbida, avvolgente, fluida. Si distende su tavole e su materiali inusuali come il silicio, trasformandosi in un racconto visivo che unisce memoria e innovazione.

Conduttore essenziale della nostra era digitale, il silicio è il cuore di smartphone, tablet e computer, l’elemento che rende possibile la comunicazione moderna. Ma nelle mani di Sara Forte diventa qualcosa di più: un ponte tra tecnologia e arte, un veicolo di storie, emozioni e identità. Attraverso il suo lavoro scopriamo che il silicio è il secondo elemento più abbondante sulla crosta terrestre dopo l’ossigeno e costituisce un terzo del peso del nostro pianeta. Un materiale che sostiene il mondo fisico e digitale… e ora anche quello artistico. Sara lo utilizza come una superficie su cui dipingere la memoria, intrecciando passato e futuro con segni, colori e forme che evocano antichi papiri.

Sara Forte SI 80

Sottili fili attraversano le sue opere, creando un legame con il passato. E poi c’è il vetro. Non un vetro qualunque, ma quello di Murano, fatto di silice, la stessa sostanza del silicio. Qui la pittura di Sara si fa scultura: le forme si liberano nello spazio, diventano tridimensionali, leggere, sospese nel tempo. Con uno stile pulito ed essenziale, ma incredibilmente potente, la sua arte cattura lo sguardo.

In questa intervista esploreremo il suo percorso, il processo creativo che anima le sue opere e il significato profondo che si cela dietro ogni tratto. Un’occasione per scoprire come, in un’epoca in cui l’astrazione si riafferma e dialoga con critica e collezionismo, Sara Forte riesca a raccontare storie ed emozioni attraverso il suo linguaggio.

Parlaci del tuo percorso artistico: quali tappe e appuntamenti significativi hanno segnato l’ultimo anno e cosa significa per te essere la seconda classificata dell’Artist of the Year?

Il 2024 è stato per me un anno di grandi soddisfazioni, dal progetto di collaborazione con Alessandro Borghese a Venezia all’evento ‘Straight Egyptian Royal World Cup’, il mondiale del cavallo arabo egiziano, dove ho avuto l’onore di esporre le mie opere e per il quale ho disegnato il primo premio in vetro di Murano, vinto dalla scuderia della famiglia Al Thani. Un evento di grande impatto mediatico, soprattutto per il mondo arabo, a cui hanno partecipato le più importanti famiglie del Golfo. Questo secondo premio segna per me una tappa importante in un anno particolarmente ricco, un traguardo di cui sono molto felice, essendo anche l’unica donna tra i vincitori di quest’anno.

Sara Forte Isaura Blu Arancio

La tua pittura ha subito un’evoluzione notevole, passando da un’esecuzione carica di colore e materia a una maggiore sintesi. Quali sono state le motivazioni e le esperienze che hanno ispirato questo cambiamento?

In oltre vent’anni di attività, il mio lavoro è cresciuto molto. Ho sempre considerato la ricerca un elemento fondamentale per chi sceglie di fare dell’arte la propria missione e professione. Credo che non ci si debba mai fermare a una soluzione, anche se ben riuscita e remunerativa, ma continuare a sperimentare restando fedeli a se stessi e al proprio linguaggio. Noi stessi, come esseri umani, siamo in continuo mutamento, e di riflesso anche un artista evolve, soprattutto in base alla propria crescita personale e spirituale.

Hai affermato che il fulcro della tua analisi è la natura umana, le sue molteplici sfaccettature e l’evoluzione spirituale in risposta agli eventi quotidiani. In che modo traduci questi concetti astratti nelle tue opere?

Sono da sempre attratta da tutto ciò che è forma e materia, concentrandomi su materiali non convenzionali. Da anni la mia ricerca verte sul silicio e sul vetro di Murano. Ho scelto il vetro perché è uno dei rari materiali capaci di suscitare fascinazione e offrire una moltitudine di soluzioni. Per me rappresenta metaforicamente la vita umana: fragile e trasparente.

Il silicio, invece, racconta la storia del nostro tempo. È il materiale principe della comunicazione moderna, utilizzato per la costruzione dei microchip di smartphone, tablet e computer. Un oggetto di archeologia contemporanea che tutti usiamo per trasmettere informazioni, ma che pochi conoscono davvero. Ho sostituito il collage di carta stampata su tela con i dischi di silicio, a conferma che l’uomo è fatto per comunicare, decontestualizzando questo materiale e trasformandolo in arte. Essendo specchiato, il silicio rimanda anche al tema del doppio e alla conoscenza del mondo esteriore tramite immagini riflesse.

Sara Forte Isaura Crystal

Quanto incide l’intuizione o il caso nella nascita di un’opera rispetto a una scelta intenzionale e meditata?

Il mio lavoro è quasi sempre frutto di un articolato percorso di pensiero. L’intuizione ha sempre la sua importanza, ma poi va sviluppata e ragionata attentamente, considerando anche che il lavoro con il vetro di Murano, eseguito in fornace, deve essere organizzato nei minimi dettagli.

Il panorama artistico sembra ora dare nuova luce all’astrazione, dopo un periodo dominato dal figurativo. Come interpreti questo ritorno di interesse da parte di critica e collezionismo?

Sette anni prima che Kandinskij incontrasse il Covone di Monet, rimanendone affascinato fino a perdere l’importanza dell’oggetto rappresentato, Paul Gauguin dichiarava che l’arte era un’astrazione. L’astrazione come concetto, e non ancora come linguaggio, era già nell’aria. La storia ci insegna che l’idea di arte astratta ha spesso cambiato senso e direzione, a volte persino per gli stessi artisti. Sono quasi subito sfuggita all’arte figurativa, che mi è stata utile per approfondire studi e tecniche, per rifugiarmi in un mondo fatto di forma e materia, svincolato da ogni rigore logico.

In un mondo in cui siamo costantemente bombardati da stimoli ed emozioni, come riesci a mantenere una visione coerente e a tradurre queste ‘tempeste’ e ‘albe radiose’ nella tua arte?

Il mondo di oggi ci espone costantemente a stimoli di ogni sorta e non è sempre facile mantenere la rotta. Certo è che continuare a fare ricerca, restando fedeli al proprio linguaggio, rimane sicuramente la sfida centrale di ogni artista degno di essere definito tale.

Sara Forte March

Guardando al futuro, quali sono le sfide e i progetti che ti prefiggi?

Attualmente sto lavorando a una collezione di gioielli d’artista, un progetto che avevo nel cassetto da molto tempo e che finalmente ho potuto sviluppare in collaborazione con un prestigioso laboratorio orafo delle Marche. Parallelamente, sto preparando la mia prossima mostra personale, in collaborazione con l’azienda Queenlight, che toccherà varie sedi istituzionali d’Italia, dedicata alle icone del rock con la tecnica brevettata dei quadri retroilluminati Quadruslight.

Luciano Bolzoni, critico d’arte e scrittore, ha segnalato  Sara Forte come partecipante al concorso Artist of the Year 2024, riconoscendone il valore e l’originalità della ricerca artistica. In questo scritto, Bolzoni racconta il suo primo incontro con l’artista e ne traccia un profilo approfondito.

Ho conosciuto Sara in una sala sotterranea, allestita al Palazzo delle Stelline di Milano, dove attendeva i visitatori di una sua densissima mostra. Eravamo nel 2016 e gli accadimenti della vita non erano ancora così permeati dalle attuali assurdità: la terra era meno arida, le guerre, come sempre, animavano i paesaggi del mondo senza che fossero i canali social a raccontarcele e, soprattutto, Milano viveva ancora di quel battito istintivo e non del tutto sincero della tanto divulgata Esposizione Universale. Conoscerla è stata una sorpresa, ma, guardandola negli occhi, si comprendeva immediatamente che stupore e conferma sarebbero stati presto sinonimi, sensazioni rafforzate da una frequentazione e da un assiduo dialogo che non avrebbero fatto altro che confermarne il valore.

Sara Forte Kaleidoscope 11

Sara Forte è un’artista che indaga prima di tutto sé stessa: nel dubbio, nella certezza, nell’ammirazione per i colleghi (ma non tutti…), adottando una vena ironica che non sfocia mai in controversie e polemiche o, meglio, quasi mai. I suoi racconti e le sue frequentazioni di questo mondo chiamato arte possono già dirsi parte del suo impegno professionale. Per tale motivo, accostarsi al suo lavoro equivale a incontrare una professionista che gioca con un intento istintivo, tenuto a freno solo da una rigida volontà di non piegarsi a logiche commerciali. Se l’arte è tutto ciò che ci circonda (ce lo ricordava Warhol), allora Sara ci vede tutti concentrati in un punto dello spazio. Ci vive come individui collocati all’interno di un universo privo di punti di confine e, dunque, di riferimenti geografici, dove il nostro intelletto è costretto a cercare nell’arte la sola via d’uscita. In apparenza disinteressata alla forma finita e conosciuta, la sua arte disegna figure ancora non esistenti e giunte a noi, non ancora prodotte artificialmente e neanche riscontrabili in natura. Tutti i racconti messi su tela, quei nodi che diventano astronavi scomposte e frammentarie, le formazioni scultoree in vetro, sono tentativi riusciti di imbastire reti sicure.

Proprio le sue torri di cristallo si innalzano da terra e ci fanno guardare lontano, ma sono oggetti che non riguardano solo il cielo, bensì anche la terra: strutture che gettano tentacoli verso l’alto, anch’esse probabili mappe verticali, impregnate di una tale forza elettrica da poter sfidare materiali ben più resistenti del vetro. Infine, il silicio che impiega nei suoi lavori più recenti è la convinzione chimica che ridiventa elemento naturale, utilizzato per indurre l’osservatore a pensare di trovarsi in un arcipelago fatto di tante penisole isolate, immerse in un paesaggio cosmico.

In un mondo che oramai ci indirizza sempre più verso competenze irrilevanti, Sara ci riporta al centro di un paesaggio fatto di lavoro, impegno, sguardi lontani e ricerca di un’origine che si farà sempre viaggio verso i tanti altrove che la vita ci schiude.

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