L’artista brasiliana crea installazioni multidimensionali che raccontano poetiche storie a più voci.
Quando Sonia Gomes ha compiuto 45 anni, ha capito che la carriera da avvocato non faceva per lei. Ha deciso così di dare spazio alla forte creatività che l’accompagnava in silenzio da tempo, lasciandole esprimere a pieno la sua voce.
Nata nel 1948 a Caetanópolis, un centro tessile nel sud-est del Brasile, l’artista Sonia Gomes ha da sempre cucito e personalizzato i suoi stessi abiti, usando il suo corpo e la moda che lei stessa creava come mezzo d’espressione.
Questa esperienza ha gettato le basi per qualcosa di più grande: il centro della sua ricerca artistica futura.
Oggi Gomes vive e lavora a San Paolo. Taglia, cuce e lega insieme oggetti e tessuti ritrovati o che le vengono donati. Ogni singolo pezzo delle sue sculture multidimensionali, che pendono dal soffitto o si aggrappano alle pareti, racconta una storia, che l’artista ascolta attentamente e incorpora nelle installazioni.
“I vestiti mi raggiungono quando le persone non vogliono sbarazzarsi di un oggetto ma vorrebbero che avessero un nuovo destino“, afferma. “Li trasformo e acquisiscono nuove forme. Questo avviene attraverso la realizzazione dell’opera e il rispetto che ho per le storie che mi vengono tramandate, che si materializzano in questi oggetti”.
Un vecchio abito da sposa, una tovaglia dimenticata, delle lenzuola che nessuno usa più: l’inventario di tessuti e materiali che Sonia Gomes conserva nel suo studio è immenso e racchiude ricordi e identità differenti. I tessuti utilizzati per When the Sun Rises in Blue sono nella sua collezione da circa 20 anni.
Tutta la pratica artistica di Gomes è tenuta insieme dal fil rouge della poesia: dall’approccio intuitivo e spontaneo verso la creazione artistica, ai titoli delle opere e delle serie realizzate.
La poetessa Maya Angelou è stata a lungo una figura di riferimento per l’artista: la mostra del 2018 al Museu de Arte de São Paulo è stata intitolata Still I Rise proprio come una sua poesia. Anche le gabbie per uccelli, elementi scultorei utilizzati spesso da Gomes, sono un rimando all’autobiografia di Angelou I Know Why the Caged Bird Sings.
La prima mostra personale di Sonia Gomes è stata presentata nel 1994 alla Casa de Cultura de Sete Lagoas, un centro culturale a Minas Gerais.
Ben dieci anni dopo, nel 2004, i suoi lavori sono stati esposti alla galleria Sandra & Marcio a Belo Horizonte, ma l’accoglienza da parte del pubblico non ha soddisfatto le aspettative dell’artista.
“Il mio lavoro è nero, è femminile ed è marginale. Sono una ribelle. Non mi sono mai preoccupata di mascherare o soffocare qualcosa che potrebbe o non potrebbe adattarsi agli standard di quella che viene chiamata arte (…) Ho dovuto superare molti ostacoli perché sono nera, perché ero troppo vecchia per essere considerata uno dei giovani talenti dell’arte brasiliana…. Il mio lavoro è brasiliano.”
Nonostante questo ostacolo iniziale, nel 2015 è stata l’unica artista brasiliana inclusa nell’esposizione principale alla Biennale di Venezia, quell’anno curata da Okwui Enwezor. “Pensavo che la Biennale di Venezia sarebbe stata l’apice della mia carriera e che ne sarebbe seguita la fine“, afferma Gomes. “Ma con mia sorpresa, era solo l’inizio“.
Cover photo credits: Sonia Gomes. ANA PIGOSSO/© SONIA GOMES, COURTESY THE ARTIST, BLUM & POE, LOS ANGELES/NEW YORK/TOKYO AND MENDES WOOD DM.