Una sola parola, “SE”, è il titolo scelto per la bipersonale di Barbara Pietrasanta e Pino Di Gennaro, visitabile al Museo della Permanente di Milano, fino al prossimo 9 febbraio. Dare un titolo di sole due lettere può avere un impatto potente. Utilizzare una parola, incisiva, breve, diretta ma che al contempo porta con sé, nel suo intrinseco significato, un’ipotesi, una condizione, risulta sicuramente molto forte.
Il titolo evocativo, con l’incipit: “Se vuoi puoi salvare gli esseri viventi e il pianeta. Se…” è un invito a riflettere sulle possibilità e le sfide che caratterizzano il nostro tempo. Per trasmettere questo messaggio in mostra vengono presentati due mondi in dialogo: la matericità delle forme di Di Gennaro e la sensibilità nei dipinti ad olio di Pietrasanta si connettono insieme per comunicare le fragilità di questo momento.
Una volta constatato questo e con lo sguardo davanti alle problematiche di questo mondo, siamo in grado noi come esseri umani di affrontare queste sfide? Possiamo reagire? Ritrovare quella sensibilità che possa aiutare a fronteggiare tutto questo è probabilmente il messaggio che si vuole trasmettere.
Pino Di Gennaro si muove tra diversi materiali, dalla cartapesta, al bronzo, alla cera, fino al piombo. Una rosa di materie che affronta esaltandone le caratteristiche tipiche di ognuno, sia dei materiali nobili sia poveri, la luminosità, il colore e l’opacità. L’utilizzo negli ultimi lavori di materiali sostenibili è testimonianza dell’impegno dell’artista nelle tematiche ambientali: “L’installazione dedicata alle api guardiane dell’ecosistema lo testimonia”.
Opere che diventano potenti simboli carichi di significato e che, attraverso la cultura e l’esperienza umana, diventano uno specchio di valori da comunicare. L’albero ad esempio, da sempre ricorrente come soggetto simbolico nel corso della storia dell’arte, visto come elemento di connessione tra terra e cielo, simbolo della vita e della morte o, ancora, di rinascita, nell’accezione sacra, simbolica o vitale, ritorna nelle opere di Di Gennaro sia in bronzo che in cartapesta, a creare colonne ascensionali, pilastri del cielo o foreste immaginarie.
Barbara Pietrasanta con la sua ricerca artistica si interroga sul dominio dell’uomo sulla natura e sulle problematiche della contemporaneità. Le sue donne spiazzano, con un’intensità disarmante mostrano una prospettiva carica di complessità: sono figure chiare e nitide ma che includono anche una fragilità fortemente espressiva. I volti parlano di un senso di inquietudine che spesso traspare anche grazie all’uso di colori tenui ma intensi. “La realtà è diventata liquida senza punti dove approdare…” scrive l’artista, richiamando forse quel concetto di società liquida (Z. Bauman) nella sola metafora di una società in cambiamento, priva di punti di riferimento fissi. Il sentimento di disagio che emerge, in relazione ai fenomeni globali che affliggono il mondo, potrebbe portare a pensare anche ad un discorso sul ritrovamento della propria identità e ad una ricerca di una consapevolezza di fronte a questo.
D’altra parte come viene specificato “la mostra rappresenta un invito a meditare sulle grandi sfide globali, ma anche sul ruolo dell’arte come strumento di cambiamento e dell’artista nel suo ruolo di impegno sociale. Pietrasanta e Di Gennaro azzardano un ponte tra denuncia e speranza, tra contemplazione poetica e impegno concreto, dimostrando come la collaborazione tra due sensibilità possa generare una visione più ampia e condivisa del nostro presente e del nostro futuro”.
Aspetti opposti ma complementari, denuncia e speranza, critica e fiducia, contemplazione poetica e impegno concreto, riflessione e azione, possono arricchire la comprensione della realtà e spingere a sensibilizzare.