Sebastián Contreras, “l’arte relazionale stabilisce un rapporto paritario”

Pescara, 3 agosto. Immaginate di camminare sul lungomare, il sole che splende alto nel cielo, il profumo del mare che si mescola a quello delle oleandri in fiore. All’improvviso, notate un gazebo arancione sotto il quale si sta svolgendo un’insolita raccolta di firme con uno strano simbolo. A prima vista sembra una semplice protesta contro una qualche contingente situazione locale, o forse una qualche forma di attivismo, ma non è così. L’uomo seduto dentro al gazebo è infatti l’artista Sebastián Contreras, un artista argentino che sta conducendo un’azione artistica chiamata Mettici la Firma!, coinvolgendo i passanti in una immaginaria proposta di legge per l’abrogazione del reato di parricidio dal Codice Penale italiano. I passanti, ignari del gioco di finzione, sono invitati a firmare delle finte clausole normative, riflettendo su temi profondi come la società patriarcale e la giustizia.

Chi partecipa all’azione non solo si sente parte di un momento collettivo, ma riceve anche un attestato firmato, numerato e timbrato dall’artista stesso, come ricordo tangibile di una performance artistica. Accanto al gazebo, una maglietta nera con un logo stilizzato cattura l’attenzione, un oggetto simbolico che unisce l’arte all’attivismo.

Sebastiàn Contreras Mettici la FIRMA 3 agosto 2024 Foto di Giorgia Mascitti

Miriam Di Francesco, autrice del testo critico di accompagnamento, ci dice in proposito “C’è un aspetto interessante che viene fuori dall’arte relazionale dell’artista che, di primo acchito, può risultare quasi provocazione fine a se stessa: ciò che l’arte è capace di generare. Chiedere alle persone di firmare per abrogare il reato di parricidio è stata un’azione molto forte e le reazioni suscitate sono state imprevedibili. Io ero lì ad osservare e alcuni sviluppi mi hanno colpita molto, fra tutti l’incontro con Zoeb e Alì, due giovani Pakistani emigrati con la famiglia a Pescara di 18 e 21 anni, che cercavano di spiegarci come l’Occidente fosse per loro così “folle”. Per loro l’operazione artistica di Sebastiàn era “Haram”, peccato, così come tante altre azioni o situazioni che noi reputiamo “normali”. Ovviamente i due ragazzi non hanno firmato, ma credo sia stato un momento di dialogo importante, a tratti emozionante. L’arte di Sebastàn apre varchi, pone domande e riflessioni e lo fa per strada, non nei palazzi o nei luoghi deputati alla cultura

Abbiamo voluto dunque approfondire la performance/azione direttamente con Sebastian, attraverso questa intervista esclusiva.

Sebastiàn Contreras Mettici la FIRMA 3 agosto 2024 Foto di Giorgia Mascitti

Sebastian, tu sei un artista che può essere definito “relazionale”, ovvero l’oggetto e il medium della tua pratica sono delle relazioni interpersonali che si creano in un dato momento. Puoi parlaci degli obiettivi e direzioni di questo tipo di ricerca?

L’arte relazionale è soltanto una parte della mia ricerca insieme all’immaterialità dei miei lavori in chiave anticonsumistica; l’abbattimento dei tabù; l’arte intesa come forma di attivismo e veicolo di messaggi sociopolitici. Nonostante questa direzione di pensiero, d’altra parte realizzo sculture, pitture, installazioni, opere video.

Ciò che mi interessa dell’aspetto relazionale, che mano a mano sta diventando centrale, è che tiene in considerazione quella parte della società che non è particolarmente interessata a visitare musei o gallerie d’arte, cioè spesso quei luoghi frequentati dalla borghesia che creano separazioni con il mondo reale. Le persone intercettate danno a me più di quanto io dia a loro e questo per me è estremamente gratificante. Si stabilisce un rapporto paritario e non dall’alto di un piedistallo, dietro il pagamento di un biglietto d’ingresso. 

Quando ero adolescente a Buenos Aires vidi per la prima volta Comizi d’amore di Pasolini. Rimasi colpito dalle risposte delle persone comuni e da questa modalità diretta di scovare riflessioni tante volte poetiche da una semplice conversazione fugace. Pasolini è stato, ed è tuttora, un faro fondamentale nella mia vita non solo artistica.

Sabato scorso, 3 agosto, si è svolta la tua ultima performance “Mettici la firma!”. Iniziamo dal luogo, come mai proprio a Pescara?

Pescara è la città dove vivo. Dopo 17 anni trascorsi a Bologna, dove ho studiato, mi sono trasferito in Abruzzo da ormai sei anni. La prossima tappa di Mettici la FIRMA! sarà sicuramente Roma, il più vicino possibile al Parlamento, luogo-simbolo di potere, ma anche luogo di discussione pubblica.

Sebastiàn Contreras Mettici la FIRMA 3 agosto 2024 Foto di Giorgia Mascitti

L’intera performance era basata su un finto referendum per l’”Abrogazione del reato di Parricidio”, dove per Parricidio si intendono entrambi i genitori. Ciò consentirebbe idealmente di “ammazzare” i nostri padri eliminando dunque anche la società patriarcale da loro stessi creata?

Volendo essere precisi non si tratta di un Referendum, ma di una raccolta firme per un progetto di legge proprio come si fa nella realtà anche se non ufficiale. La richiesta proposta è come ben dici “l’abrogazione del reato di parricidio” in riferimento alla legge sul reato di omicidio del Codice Penale italiano. Per parricidio intendo l’uccisione del padre e non di altri membri della famiglia. Il punto focale, anche se in senso figurato, è colpire il sistema patriarcale perché generatore di tutti i mali del mondo.

Si tenga presente che l’attuale articolo 575 del codice penale recita: “chiunque cagiona la morte di un UOMO è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno”. Questa legge è del 1930 e la parola “uomo” fa riflettere su chi era la persona più importante in quei tempi. Lo stesso termine “patrimonio” indica il complesso dei beni che una persona possiede.

Sebastiàn Contreras Mettici la FIRMA 3 agosto 2024 Foto di Giorgia Mascitti

Quali sono le clausole “concettuali” che i passanti dovevano accettare per firmare il referendum? Come è stata la loro reazione?

Le motivazioni sono diverse: dalla diminuzione della popolazione mondiale alla promozione del diritto all’aborto (onde evitare le nascite non desiderate che un giorno potrebbero essere persone omicide) e alle adozioni (giacché si propone che i figli e le figlie adottati sono puniti/e dalla legge se uccidessero il padre adottivo). L’incremento dell’amorevolezza da parte dei padri è un punto cruciale, perché chi diventa padre si guarderà bene dal comportarsi in maniera affettuosa e premurosa verso i figli e le figlie in vista della probabilità di essere ucciso senza pena da parte del discendente. 

Le reazioni sono state di tutti i tipi. C’è chi ha aderito senza battere ciglio e chi si è rifiutato polemizzando sull’argomento. Dopo mezz’ora dell’apertura un signore di mezza età ha firmato senza chiedere nulla e ha chiesto uno sticker per il figlio. Una ragazza ventenne che ha firmato ci ha salutato dicendo: “speriamo bene!”. Verso fine giornata quattro ragazzi pakistani si sono mostrati molto interessati anche se dal loro punto di vista, soprattutto religioso, non concepivano il fatto che un padre anche se molto severo potesse essere ucciso dal figlio.

Sebastiàn Contreras Mettici la FIRMA 3 agosto 2024 Foto di Giorgia Mascitti

L’icona scelta per la mostra sembra richiamare i classici “bollini rossi” che indicavano la presenza in televisione di un film violento, ma il padre è stato decapitato per creare un punto…

Questo è stato totalmente fortuito, perché quando ho creato il logo non sapevo che in Italia il bollino rosso si usasse per indicare scene di violenza in tv. Quando mi è stato suggerito che poteva funzionare in questo senso, ho aderito felicemente alla coincidenza

L’evento ha avuto come sottotitolo una citazione di Borges, ovvero “Gli specchi e la paternità sono abominevoli  perché moltiplicano e divulgano l’universo”. Qual è il senso di questa citazione in questo evento?

La letteratura per me è fonte inesauribile di suggestioni. Nel libro Finzioni di Borges compare questa frase che mi ha colpito fortemente. Lo specchio come riflesso della propria immagine rappresenta il doppio del sé, cioè del figlio come immagine ripetuta del padre, il modello per antonomasia al quale ci si confronta e contro il quale si lotta, il mistero dell’alterità in contrapposizione all’identità. Penso che chi si mette davanti a uno specchio crei sempre un’opposizione del proprio sé.

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