A.MORE gallery ospita fino al 19 dicembre a Milano la prima personale in Italia dell’artista Aires de Gameiro, Traum oder Trauma?, a cura di Domenico de Chirico.
Attraverso undici lavori di nuova produzione, tra cui un dipinto murario site-specific, Aires de Gameiro (1989) – giovane artista portoghese che attualmente vive e lavora tra Lisbona e Francoforte sul Meno – connota con tinte accese e forme immaginifiche di ricordo naïf lo spazio della galleria milanese.
L’artista, che negli ultimi due anni ha lavorato sul tema dei ricordi, ricrea nei propri dipinti memorie personali, vissute da solo o in compagnia di altri, dando vita a sagome amorfe e formate al tempo stesso, suggestive ed evocative.
Aires de Gameiro utilizza infatti i propri ricordi come motore per far emergere forme e contorni che traspone poi sulla tela, limandoli e “ripulendoli” fino all’essenziale, in modo che l’opera non trasmetta mai un solo racconto, ma serva ad evocare un’immagine in chiunque la osservi.
«Credo che il valore aggiunto di questa mostra – spiega Domenico De Chirico, che negli anni ha potuto apprezzare da vicino l’evoluzione stilistica e la maturazione dell’artista – risieda proprio nella presenza, sottesa a ciascuna opera, di memorie autentiche. Per cui una forma può essere ispirata, ad esempio, alla postura di certe persone, a loro atteggiamenti o a particolari situazioni vissute, che a volte toccano l’emisfero erotico o quello intimo – inteso come personale e quotidiano – senza però mai perdere quel carattere puramente goliardico che si unisce alle grandi capacità manuali dell’artista, per cui tutto viene prodotto da Aires stesso, senza essere demandato ad altri».
«Per me – spiega Aires – creare un oggetto significa dare forma fisica ad un ricordo, realizzare una sorta di mappa dei miei pensieri nel tempo, che possa aiutarmi a rispondere a domande fondamentali. In altre parole, una resa fisica della filosofia».
Da qui il titolo della mostra, Traum oder Trauma?, una domanda che l’artista pone a se stesso in riferimento alle memorie raffigurate ma anche un gioco di parole antitetiche, in lingua tedesca, il cui corrispettivo in italiano è “sogno o trauma?”.
Sulle pareti della galleria si sviluppa così un percorso espositivo al contempo semplice e complesso, caratterizzato da un’essenza cromatica estremamente vivace che passa da tinte rasserenanti e zuccherine a colori acidi e artefatti, talvolta violenti.
Il loro utilizzo, tuttavia, non ha niente a che vedere con la capacità evocativa che tradizionalmente attribuiamo al colore.
«Non mi interessa – spiega l’artista – utilizzare un colore perché questo significa qualcosa, ad esempio tinte scure, come il blu, per esprimere tristezza». Quella di Aires de Gameiro è infatti una ricerca quasi impressionista sull’utilizzo del colore, che indaga come la percezione di un verde o di un arancione cambi se questi vengono accostati a un blu piuttosto che a un rosso e così via.
Una ricerca, quindi, che ha a che fare col momento ultimo vissuto dall’opera d’arte, quello della sua esposizione al pubblico.
«Un aspetto che mi interessa molto – spiega – è riflettere sul limite dell’opera d’arte (cornice o piedistallo per intendersi), e la questione della gerarchia dei generi artistici. Per me, dipinto e cornice sono importanti allo stesso modo, senza quest’ultima l’opera non sussisterebbe».
Mescolando nelle proprie opere pittura, scultura e disegno, Aires de Gameiro si ispira nientedimeno che alle antiche chiese della tradizione italiana, che molto spesso esibiscono, a sostegno di tele e pale d’altare, ornamenti e decorazioni con un grado di qualità pari alla tela che sorreggono.
Puerili, ataviche e astratte, le opere di Aires de Gameiro restano costantemente nel limbo tra angoscia e stupore, esattamente come accade nei sogni.
Immagine di copertina: Installation view, Aires de Gameiro. Traum oder Trauma, a cura di Domenico de Chirico, A.MORE gallery, Milano, foto Mattia Mognetti