Inaugurata lo scorso 25 settembre in un angolo del lungomare di Sapri, in provincia di Salerno, una statua è oggi al centro di un’accesa polemica per rappresentare una contadina dell’Ottocento con una forte sessualizzazione del corpo.
La “Spigolatrice di Sapri” vorrebbe essere un omaggio all’omonima poesia di Luigi Mercantini: una donna lascia il lavoro per unirsi al tentativo di insurrezione borbonica del 1857.
Arte pubblica figurativa, monumento celebrativo tra storia e commemorazione, questo l’intento dello scultore locale Emanuele Stifano.
La lavoratrice indossa un vestito aderente, molto diverso da quello di una contadina ottocentesca, e le forme pronunciate della donna di bronzo hanno scatenato una tempesta di critiche sui social. L’accusa è quella di sessualizzare senza motivo la figura femminile, un adattamento forzato ai canoni di bellezza odierna.
Laura Boldrini parla di “offesa alle donne e alla storia che dovrebbe celebrare”.
Dalle Donne del PD di Palermo, una lettera che richiede l’abbattimento immediato e categorico della statua, definita “diseducativa e fuorviante, che banalizza le donne e vanifica ogni comizio in favore della parità di genere urlato dalle poltrone politiche di ogni istituzione”.
Divisi tra gli indignati e gli entusiasti, i social media esplodono di opinioni e commenti sulla statua saprese.
L’autore della “statua della discordia” Emanuele Stifano difende la sua opera a metà tra realismo e astrazione spiegando “Non doveva essere un’istantanea fedele di una contadina dell’800, voleva bensì rappresentare un’idea di donna, evocarne la fierezza, il risveglio della coscienza”.
Cover photo credits: Emanuele Stifano, Spigolatrice di Sapri.