A distanza di due settimane dalla nostra conoscenza e archiviata la pausa musicale tra le note della canzone italiana di Sanremo, apriamo questa nuova rubrica tutta Urbex con l’obiettivo puntato su un’antica dimora soprannominata la Villa del Vinaio a Novi Ligure.
Tra le regole di un codice etico urbex (non scritto), al fine di proteggere questi luoghi da retaggi o atti di vandalismo, userò sempre identità di fantasia a copertura, senza mai riportare il nome reale e la sua ubicazione. Percorreremo un viaggio nel suo genere del tutto unico e particolare, ogni luogo di cui vi parlerò, sarà una destinazione documentata da fotografie, storia, aneddoti e curiosità.
Non sarà per me certo semplice, ma farò il possibile per tenervi incollati dall’inizio alla fine dell’articolo.
Cari lettori di Artuu stiamo per iniziare la nostra prima avventura assieme, l’emozione per me è davvero tanta e spero di non deludere le aspettative!
Ci troviamo in una regione del nord Italia, un’esplorazione che risale a qualche mese fa’, all’interno di una delle ville più affascinanti che io abbia mai visitato, carica di storia e arte, ma oramai in condizioni molto fatiscenti e precarie.
Ebbene nascosta nel fitto del bosco, situata su di una collina, questa lussureggiante residenza fu fatta costruire agli inizi del Novecento da un noto imprenditore locale e parlamentare, l’uomo più ricco del Regno di Italia, la sua famiglia vi abitò fino al 1930, per poi trasferirsi altrove. Qui vi transitarono figure storiche davvero importanti come Re Vittorio Emanuele II e il principe Umberto di Savoia, futuro Umberto I.
Una dimora dal gusto eccentrico e dallo stile propriamente francese, caratterizzata dai colori bianco e rosa, con affreschi, colonne e marmi negli interni e (per quel che resta) da vetrate e pensiline in stile liberty, nicchie negli esterni che, probabilmente, ospitavano statue in cotto.
Nel corso del secondo conflitto mondiale la villa passò ad essere da comando delle forze tedesche a base di stazionamento per le forze americane, fino a diventare dopo la guerra rifugio per famiglie di sfollati.
Tra di esse ospitò pure la famiglia del “diavolo rosso”, questo il nome d’arte di un famoso acrobata circense italiano dell’epoca, Giovanni Palmiri, che viene ricordato per il suo numero in cui si dondola sulla punta di una canna di bambù alta 50 metri, ma soprattutto per le sue acrobazie su un trapezio sospeso in quota ad un aereo che volteggiava sulla piazza del Duomo di Milano. Purtroppo la sua carriera finisce durante un’esibizione, in cui sale al volo su una motocicletta in corsa sul filo precipitando al suolo da 20 metri di altezza, spirando poi sul colpo.
La dimora nel tempo venne acquistata da altre persone, la ingrandirono inserendo una piscina e un campo da tennis, ma ebbe poca fortuna perché nessuno mantenne a lungo la Villa che infine finirà all’asta, (attualmente di proprietà del figlio di un ex magistrato).
Ad interessarsi ad essa ci fu persino Dody Al Fayed, che voleva farne la residenza per sé e Lady Diana, ma purtroppo tutti conosciamo come sia finita la loro vicenda.
Oggi lo sfarzo a malapena si percepisce, accedere alla villa non è per nulla sicuro, troppo pericolante, è un vero spettro malinconico e solitario che attende il suo destino. È vuota dei suoi arredi e navigando nel web mi sono imbattuta in una sua curiosità, si racconta di un “house sale”, una sorta di asta nella quale gli acquirenti poterono comprarne direttamente tutto il mobilio.
Anche il parco è sempre più selvaggiamente incolto e oramai nulla può fare pensare a una fine diversa.
“Il decadimento fa parte dell’essere. Tutto decade, crolla, si disfa. Ma questo decadimento è un frammento di noi.” — Roberto Peregalli