Transito

La mostra “Transitodi Arnold Mario Dall’O e Walter Moroder, ospitata al Museo Diocesano di Massa dal 29 giugno al 6 ottobre, offre un’esperienza di fusione tra arte antica e contemporanea. In collaborazione con l’Associazione Quattro Coronati e sotto la direzione scientifica di Daniele Lucchesi, la mostra rappresenta un ulteriore passo del Museo nel mettere in dialogo le opere storiche con le espressioni artistiche moderne.

Il percorso espositivo include undici sculture di Walter Moroder, tre sculture e otto dipinti di Arnold Mario Dall’O. Nonostante le differenze tecniche, i due artisti condividono punti di vista e metodologie, proponendo una visione dinamica e in continuo divenire dell’arte e della realtà. Il concetto di “transito” nel titolo della mostra rappresenta una condizione che supera la concezione di instabilità e stanzialità, promuovendo un’attitudine “nomade” che spinge l’artista a un’osservazione dinamica e non vincolata dai canoni temporali e spaziali convenzionali.

Le sculture di Walter Moroder, caratterizzate da un sincretismo stilistico che attinge dalle tradizioni occidentali, asiatiche, sudamericane e africane, si liberano dalla dimensione celebrativa della scultura classica. Le sue opere abbandonano piedistalli e plinti, optando per un’orizzontalità partecipativa che coinvolge direttamente l’osservatore, eliminando la distanza tra arte e pubblico. Moroder rifiuta il realismo e la narratività, creando figure che sfuggono alla pesantezza della quotidianità per esplorare un ideale umano ancestrale, sintetizzando le forme e contrapposizione dei volumi. La sua riflessione sulla plasticità arriva a coinvolgere la dimensione architettonica, in linea con le esplorazioni estreme di artisti come Fontana.

Arnold Mario Dall’O, con una notevole capacità di analisi e sintesi, reinterpreta gli echi del Postmodernismo attraverso una libertà espressiva che abbandona la ripetizione stilistica. Le sue immagini, spesso prelevate dal web e decontestualizzate, sfidano i concetti tradizionali di realismo e narrativa, inserendosi in un flusso temporale e spaziale che esalta la sensibilità e l’istinto sia dell’artista che dell’osservatore. In un’epoca ipertecnologica che tende a ridurre la sensibilità a un elemento antifunzionale, Dall’O restituisce potere all’immagine e al suo creatore, invitando a un’esperienza percettiva attiva e coinvolgente.

Entrambi gli artisti utilizzano la verosimiglianza e il realismo come strumenti per creare dispositivi che interrogano e coinvolgono costantemente l’osservatore. Le loro opere richiedono un atteggiamento percettivo che supera la passività tipica dei media tecnologici odierni, privilegiando il concetto di transito e rifiutando posizioni consolidate. Con le loro opere, Dall’O e Moroder esplorano e rendono visibili quei territori dell’invisibile che, in continuo movimento, alimentano uno sguardo nuovo e stupito.

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