Trinacria, una mostra sul filo della Memoria e del Ricordo

Nove artisti riflettono e ripensano con la propria poetica due temi cari alla storia dell’umanità.

In occasione della “Milano Art Week” che ha proposto mostre, visite guidate, aperture speciali e performance diffuse dedicate all’arte moderna e contemporanea, l’associazione culturale no-profit Isorropia Homegallery ha ideato la mostra Trinacria allestita all’interno della Cittadella degli Archivi di Milano, visitabile fino al 2 maggio.

Protagonisti sono gli artisti Giuseppe Adamo, Giuseppe Buzzotta, Melissa Carnemolla, Nina Carini, Andrea Cerruto, Gianni Di Rosa, Emanuele Giuffrida, Mariagrazia Pontorno e Maria D. Rapicavoli, tutti di origine siciliana sebbene molti di loro si siano spostati all’estero per approfondire la propria ricerca.

Courtesy Isorropia Homegallery

Memoria e Ricordo sono i temi comuni che si sposano perfettamente con il luogo della Cittadella, polo archivistico meccanizzato tra i più grandi d’Europa, che custodisce la memoria storica di Milano e che ormai da diversi anni si è resa protagonista di progetti di riqualificazione del quartiere Niguarda attraverso l’arte e la cultura. 

L’esposizione, concepita come un innesto negli spazi industriali dell’archivio, mescola ed integra le opere d’arte contemporanea con pallet e bancali in legno grezzo deputati ad accogliere gli innumerevoli faldoni. 

ARTISTI

Andrea Cerruto propone una serie di oli su tela in cui lavora per la prima volta sul suo territorio di appartenenza, ricordando le città emerse dalle rovine del terremoto del 1693. La forma dell’esagono, cellula base del nido d’ape e insieme microcosmo, diviene il modello per la costruzione della città ma è anche il modus operandi dell’artista che lavora silenziosamente ad un’opera che non vedrà mai finita.

I lavori monocromatici di Giuseppe Adamo, tra astrazione e figurazione, assumono forme vaghe, quasi di mappe o agglomerati rocciosi che sembrano voler emergere dalla superficie ma restano immersi nel mistero. Melissa Carnemolla invece, attraverso la fotografia immortala sculture di pane che echeggiano palazzi finemente decorati ma ormai in rovina, edifici feriti, nostalgici di un passato che non può più tornare.

Emanuele Giuffrida traspone sulla tela ricordi d’infanzia ispirati a vecchi album di famiglia che hanno perso i colori freddi e ne conservano solo le frequenze calde, come accadeva nelle tipiche foto degli anni ‘70 ed ‘80. 

Sempre dalla fotografia prende le mosse il lavoro di Maria D. Rapicavoli che in grande formato propone “File #37” ovvero una delle 360 fotografie scattate ai faldoni del Maxiprocesso di Palermo.

Mariagrazia Pontorno si muove al confine tra realtà e finzione partendo da eventi storici per giungere a vicende paradossali. In mostra pastelli e collage originali inseriti in vassoi-cornice vintage.

Tra i lavori di Gianni Di Rosa un dipinto il cui protagonista perde la memoria e si trova a vivere un’estasi mistica che funge da pretesto per poter creare una dicotomia tra il mondo di ieri e di oggi, tra pensato e vissuto, in cui i collegamenti mentali si manifestano sul filo del ricordo.

Giuseppe Buzzotta affronta con la pittura le questioni dello spazio e del tempo, nel loro non essere entità assolute, realizzando forme di disorientamento in cui il movimento fa da padrone. 

Nina Carini infine lavora con mezzi non tradizionali per portare avanti la sua ricerca artistica sulle parole e sul suono. In mostra sono presenti Still da video tratti da azioni performative come “Confine” (2018) in cui l’artista getta “metaforicamente il linguaggio umano nel mare, come se cercassi di ridarlo a una fonte d’origine che possa prendersene cura”.

Trinacria propone un percorso interiore tra cuore ed intelletto, che dal singolo frammento di un ricordo genera sfaccettati cristalli di memoria. Coltivare la memoria deve essere un esercizio quotidiano per sentire vicini eventi del nostro passato e per costruire il futuro.

Cover Photo Credits:

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