La vendita di un piatto romano del III secolo, stimata tra le 20.000 e 30.000 sterline, ha suscitato un acceso dibattito sulla diligenza dovuta da parte delle case d’asta nel verificare la provenienza delle opere messe all’incanto. La controversia si è accesa quando la casa d’asta londinese Bonhams ha deciso di rimettere all’asta il suddetto piatto romano il 5 dicembre, nonostante le accuse di illecita provenienza sollevate dall’archeologo Christos Tsirogiannis.
Il piatto, decorato con un dio del fiume, sarebbe stato tra le opere detenute dal commerciante Gianfranco Becchina, rinomato collezionista d’arte condannato per traffico illecito di antichità. A sostegno delle proprie accuse, Tsirogiannis ha presentato foto dell’oggetto, prima del suo restauro, estrapolate dagli archivi di Becchina. Tuttavia, la casa d’asta Bonhams ha respinto le insinuazioni, sostenendo di aver acquisito l’opera da una nota “collezione principesca”.
La vicenda ha sollevato questioni delicate sulle responsabilità delle case d’asta e sul loro ruolo nel contrasto al traffico di antichità. Bonhams, infatti, ha affermato di avere rigidi protocolli per la verifica della provenienza legale delle opere messe all’asta. Nonostante ciò, le argomentazioni dell’archeologo Tsirogiannis, esperto internazionale nella lotta al traffico di opere d’arte, hanno riportato alla luce la necessità di un maggior controllo e di una collaborazione più stretta con le istituzioni per garantire l’etica del mercato antiquario.
In una recente intervista, Tsirogiannis ha sottolineato come i commercianti d’arte potrebbero accedere agli archivi delle autorità semplicemente inviando una e-mail con le informazioni basilari degli oggetti in questione. Tuttavia, secondo alcuni insider del mercato, l’accesso a tali archivi non sarebbe così diretto, visto che pochi di essi sono disponibili al pubblico o accessibili tramite database. Questo solleva la questione della diligenza dovuta e del ruolo degli intermediari nel mantenere il mercato dell’arte trasparente e legittimo.
Le questioni legali e etiche riguardanti la vendita di antichità non sono fenomeni nuovi. Negli ultimi anni, vi è stata un’attenzione sempre maggiore da parte delle autorità e del pubblico sulla provenienza degli oggetti antichi in vendita. La Legge sulle Antichità, in particolare, pone una serie di regolamenti e restrizioni sull’esportazione e la vendita di oggetti antichi per prevenire il saccheggio e il traffico illecito.
Alla luce di questo dibattito, è chiaro che il compito del mercato antiquario non è solo quello di preservare e distribuire i tesori del passato, ma anche di garantire che tali pratiche avvengano nel pieno rispetto delle leggi e dell’etica. Sarà importante osservare come questo dibattito evolverà, poiché potrebbe determinare le future normative e la diligenza che le case d’asta dovranno applicare per assicurare la trasparenza e l’equità del mercato dell’arte.