Da Goya a Picasso, in mostra a Bagnocavallo la rivoluzione del segno grafico

Il Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo si prepara ad accogliere una mostra che esplora una vera e propria rivoluzione estetica, un viaggio che si snoda tra le pieghe del segno grafico e attraversa due secoli di trasformazioni radicali nel modo di intendere e rappresentare la realtà. “La rivoluzione del segno. La grafica delle avanguardie da Manet a Picasso”, curata da Davide Caroli e Martina Elisa Piacente, con la collaborazione di Marco Fagioli, promette di svelare come la grafica abbia saputo anticipare, accompagnare e talvolta persino superare i cambiamenti pittorici e scultorei che hanno segnato l’arte tra Ottocento e Novecento.

Questa esposizione arriva a coronare un percorso triennale delle istituzioni culturali bagnacavallesi, dedicato al tema del paesaggio, che quest’anno volge lo sguardo al paesaggio umano. L’intreccio tra la sensibilità occidentale e le influenze giapponesi, tra la voglia di rinnovamento e la necessità di riscoprire il sé, ha segnato un’epoca in cui gli artisti, smarriti e affascinati al contempo, cercavano nuovi linguaggi e nuove forme di espressione. Da Goya, precursore inquieto e visionario, fino alle più ardite sperimentazioni di Picasso, la mostra traccia il ritratto di un’umanità in tumulto, che riflette sulle proprie inquietudini e si interroga sul proprio ruolo in un mondo in rapida evoluzione.

Henri de Toulouse Lautrec copertina per Les courtes Joies di J Sermet litografia 1897 collezione Sabbatani Biblioteca comunale di Faenza inv Sab 83288

L’arte grafica, spesso relegata ai margini del discorso artistico, assume qui un ruolo centrale, rivelando tutta la sua potenza innovatrice. Ogni incisione, litografia e xilografia esposta rappresenta una tessera di questo mosaico in cui la figura umana diventa il veicolo privilegiato per esprimere dubbi, paure, speranze. Dai tratti ironici di Daumier alla delicatezza dei fogli impressionisti di Manet, Renoir e Degas, dalle linee decise di Toulouse-Lautrec alle esplorazioni astratte di Kandinskij e Klee, fino agli incubi surrealisti di Dalì e Ernst, ogni opera testimonia un frammento di questo viaggio collettivo nella psiche e nella società.

Questi artisti, spesso associati ai grandi movimenti del tempo, dall’espressionismo al simbolismo, dall’astrattismo al surrealismo, erano in realtà anime ribelli, incapaci di farsi imbrigliare in una sola corrente, in perenne ricerca di nuove forme per dare voce alle proprie visioni. Accanto a loro, le grafiche di artisti italiani come De Chirico, Morandi e Boccioni dialogano con le opere dei grandi maestri europei, creando un gioco di rimandi e risonanze che attraversa confini e convenzioni.

Adolfo Wildt <em>Un altare<em> acquaforte e acquatinta 1916 collezione Museo Civico delle Cappuccine Bagnacavallo inv GSB10031<br>

La mostra non è solo una celebrazione della bellezza del segno grafico, ma anche un invito a riflettere su come l’arte sia stata capace di influenzare la società e il pensiero, trasformando la visione del mondo e del ruolo dell’artista. In questo percorso, le pubblicazioni esposte, veri e propri libri d’artista o riviste che hanno diffuso le nuove idee, dimostrano quanto la comunicazione di massa abbia giocato un ruolo fondamentale nel plasmare l’immaginario collettivo, rendendo accessibili e comprensibili a tutti quei nuovi linguaggi che stavano emergendo lontano dalle accademie.

Questa esposizione si presenta dunque come un’opportunità unica per rivivere una delle stagioni più feconde dell’arte moderna, un’occasione per guardare con occhi nuovi alle opere che hanno segnato il passaggio dall’accademismo a una concezione più intima e personale dell’arte, rendendole così attuali e vicine alla nostra sensibilità contemporanea.

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