I paesaggi sono nudi e i nudi sono paesaggi: Celia Hempton
“Camminando lungo le pareti del vulcano percepisci il suo calore sotto i piedi, lo senti imprevedibile, vivo”. E’ così che i paesaggi di Celia Hempton, giovane pittrice inglese, “sono nudi e i nudi sono paesaggi. Crudi, aspri, vigorosi”. Come racconta lei stessa. Basta dare un’occhiata alle pareti della galleria Lorcan O’Neill di Roma, dove fino al 28 aprile sono esposti i suoi dipinti, per avvertire l’intensità di quegli scenari. Gli stessi dove si è addentrata raggiungendo la vetta dello Stromboli dopo ore di scarpinata per rappresentare le sue vedute direttamente dal cucuzzolo. Non ci credete? Avvicinatevi al muro e osservate da vicino la tela. Li vedete? Incastonati sulla superficie ci sono pezzetti delle ceneri del vulcano e minuscoli insetti. A prova del fatto che Celia lì c’era. E c’era eccome.
Saltano all’occhio i tratti crudi, brutali del vulcano, spezzati dalla lucentezza della lava, in bilico tra espressionismo e astrattismo. Poi ci sono i paesaggi di Shanghai e quelli di Genova. Nello specifico l’allestimento romano è costituito da diverse tipologie di lavori, tutte pitture olio su tela. L’artista le ha intitolate “Breach”, ossia “rottura”, “infrazione”, perché sotto il filo conduttore del paesaggio che ritroviamo in tutte le tele, Celia si spinge a “osservare oltre” verso un’idea di apertura sia della terra, nel caso della serie “Stromboli 900 metres”, sia del corpo umano. Sì, avete capito bene. Dopo aver documentato le caratteristiche antropomorfe del vulcano, per realizzare i “Surveillance paintings” ha sbirciato per ore e ore video di sicurezza hackerati sul web che ritraevano persone nella loro quotidianità all’interno di spazi privati e pubblici, attratta dalla realtà e simultaneità con le quali si muovevano le persone, vive, come il vulcano che ha esplorato. Ultimo capitolo della mostra è “Chat Ramdom”, dipinti che ritraggono la fisicità del corpo umano, organi genitali maschili e femminili. L’artista ha eseguito questi lavori osservando i suoi interlocutori dall’altra parte dello schermo, o meglio, dall’altra parte di una video chat. Quindi l’artista ha stabilito un contatto con la persona. E chi sta dall’altra parte è consapevole del suo sguardo, al contrario rispetto ai “Surveillance paintings”.
La Lorcan O’Neill di Roma si è fatta teatro del primo allestimento italiano dell’artista originaria di Stround, una cittadina del Gloucestershire (Inghilterra), nel 2014. Oggi vive e lavora a Londra e ha recentemente esposto le sue opere alla Serpentine Gallery di Londra, alla Casa Encendida di Madrid; David Roberts Art Foundation di Londra, centro d’arte Confort Moderne a Poitiers, Museo de Arte Moderno di Medellín e all’Institute of Contemporary Art di Boston.