La mostra World Building della Julia Stoschek Collection è incentrata sul legame tra realtà virtuale e arte
A Düsseldorf dal 4 luglio sarà possibile visitare la nuova mostra della Julia Stoschek Collection che esplora la relazione tra gaming e media-art.
La mostra è composta da lavori di diversi artisti che hanno sperimentato con il confine tra arte e videogiochi.
“World Building” è curata da Hans Ulrich Obrist ed è nata perché da anni ormai sembra che l’esperienza di gioco virtuale si sia evoluta al punto da diventare molto simile ad un’esperienza artistica.
Le qualità di interazione del videogioco possono diventare un mezzo per rendere partecipative le opere e per ampliare la consapevolezza dello spettatore.
Se n’è accorto anche il Ministero della Cultura Italiano che ha approvato l’anno scorso, tramite una commissione apposita, il riconoscimento dei videogiochi come opere di particolare interesse culturale.
Un passo importante per l’industria del gaming italiana che può così vedere valorizzato il lavoro creativo che è parte del design di questi prodotti.
Seguendo la conversazione che si è aperta di recente intorno al tema, “World Building” espone il rapporto tra artisti e videogiochi.
Una relazione iniziata decenni fa quando i primi artisti hanno iniziato a modificare elementi dei videogiochi mainstream per renderli più vicini alle loro esperienze personali o per muovere una critica nei confronti dell’industria del gaming e dei suoi bias sessisti e razzisti.
Al giorno d’oggi gli artisti si servono di questo mezzo per sperimentare nuove forme di coinvolgimento dello spettatore, accessibili ad un pubblico molto più esteso.
Il percorso espositivo di World Building
Il percorso presenta i lavori di pionieri del processo artistico come JODI, Peggy Ahwesh, Cory Arcangel e Sturtevant che dagli anni ’90 modificano videogiochi esistenti per creare la loro arte.
Si continua con le opere interattive di Suzanne Treister e Rebecca Allen, per giungere alle installazioni partecipative su larga scala realizzate da artisti della nuova generazione come Danielle Brathwaite-Shirley, Keiken, LuYang, Lawrence Lek, Gabriel Massan, e Institute of Queer Ecology.
Lual Mayen, Cao Fei, Frances Stark, Angela Washko e LaTurbo Avedon esplorano il confine tra opera d’arte e dimensione sociale del videogioco.
Mentre Ed Atkins, Meriem Bennani, Ed Fornieles, Rindon Johnson e Jakob Kudsk Steensen inseriscono elementi dell’estetica del gaming nelle loro opere Time-Based Media che coinvolgono video, film, slide, audio o tecnologie computer.
Le opere video di Harun Farocki, Larry Achiampong & David Blandy e Sondra Perry utilizzano un approccio più narrativo per aprire la conversazione sui meccanismi dell’industria del gaming.
La mostra presenta oltre 30 opere prodotte tra la metà degli anni ’90 e oggi. Nuovi lavori si aggiungeranno ad alcuni lavori già presenti nella Julia Stoschek Collection e adattati per l’occasione. Un percorso attraverso i mezzi espressivi più tecnologici: video, realtà virtuale e intelligenza artificiale.