Nel cuore di Torino, tra le mura della Fondazione Merz, un’emozionante viaggio artistico prende forma grazie all’arte di Khalil Rabah. Questo straordinario progetto espositivo, intitolato Through the Palestinian Museum of Natural History and Humankind, curato da Claudia Gioia, ci conduce in un mondo unico e stimolante, dove la storia e la cultura si intrecciano in una narrazione coinvolgente e mai scontata.
Khalil Rabah, un artista palestinese nato a Gerusalemme nel 1961, è il creatore di questo straordinario progetto: il Palestinian Museum of Natural History and Humankind ha radici profonde nella Palestina, ma il suo respiro abbraccia il mondo intero, affrontando questioni universali come i flussi migratori e le identità culturali. La mostra si presenta come un’opportunità (un ottima opportunità) per esplorare la storia e la cultura attraverso l’arte, una forma di espressione che può influenzare la percezione pubblica e le modalità di esposizione.
L’arte di Khalil Rabah attraversa diverse forme espressive, tra cui pittura, scultura ed installazione, mettendo in discussione la percezione del visitatore, le aspettative e le modalità di esposizione, mostrando e ponendosi domande legittime e universali. Attraverso il suo lavoro, l’artista ci invita a riflettere su concetti fondamentali come la museologia e l’etnografia, spingendoci a superare le criticità legate a tali discipline. La sua pratica artistica si concentra sulla rilettura della storia e delle sue interpretazioni, portando avanti un dialogo profondo tra passato, presente e futuro.
Il Palestinian Museum of Natural History and Humankind è in continua evoluzione, un progetto nomade che si è evoluto nel corso degli anni, presentato in diverse città del mondo, da Istanbul a New York fino ad arrivare oggi a Torino presso gli spazi di Fondazione Merz. Questa edizione, specificamente creata per gli spazi della fondazione torinese, permette ai visitatori di immergersi in un museo in costante trasformazione, dove la storia viene riscritta e rielaborata in modi sorprendenti.
Le opere esposte seguono planimetrie immaginarie o reali, si arricchiscono di immagini in movimento, fotografie, piccole sculture, contenitori di olio ed espositori: qui il visitatore è invitato a esplorare questo museo in costruzione, un luogo dove la storia è costantemente sfidata e reinterpretata. L’arte in questo contesto specifico diventa il mezzo per liberarsi dai disegni del potere, mentre gli olivi, simboli della cultura mediterranea e ricorrenti in tutta la mostra, trasmettono un senso di rinascita e vittoria sul deserto arido delle politiche internazionali.
L’opera “50320 Names” del 2006-17 ci presenta un registro di edifici storici di 420 villaggi i cui proprietari non sono mai stati registrati ufficialmente, un riflesso delle politiche catastali del XIX secolo. Le geografie frammentate della Palestina si alternano a fisionomie di pelli animali in “Common Geographies” (2018-21), costruendo un’analogia tra territori conquistati e prede di caccia presentate come fossero trofei.
L’installazione è avvolta in un’atmosfera unica, con pareti circondate da impalcature, creando l’impressione che il progetto sia in fase di costruzione o di smontaggio, questa rappresentazione visiva sottolinea il senso di precarietà ed esilio che caratterizza la condizione di rifugiato in tutto il mondo.
Il Museo di Khalil Rabah è molto più di una semplice esposizione artistica; è un’esperienza profonda e coinvolgente che ci spinge a riconsiderare il nostro rapporto con la storia e la cultura, ogni opera d’arte esposta è un punto di partenza per un viaggio emozionante alla ricerca di nuove relazioni con il mondo che ci circonda.
La mostra Through the Palestinian Museum of Natural History and Humankind offre un’opportunità unica di riflessione e scoperta, un’occasione per esplorare la storia, la cultura e l’arte attraverso gli occhi di un artista unico; Khalil Rabah ci invita a sfidare la storia ufficiale e a immaginare nuove prospettive, trasformando il museo in un luogo di domande e possibilità. Un’esperienza che lascia un segno profondo nella mente e nel cuore di chi la visita.