Manca poco all’apertura di uno degli eventi dell’anno, ovvero la Biennale Arte 2024, con ben 332 artisti, numerose presenze indigene e collettivi da tutto il mondo. Per questo la redazione di Artuu ha deciso di accompagnarvi in queste settimane e raccontarvi uno per uno tutti gli artisti che faranno parte della Mostra Internazionale della 60. Esposizione Internazionale d’Arte: poche righe di biografia, stringate ma efficaci, accompagnate da un’opera rappresentativa della loro ricerca, il tutto in rigoroso ordine alfabetico.
Ecco a voi i primi 15 artisti:
Pacita Abad (Basco, Filippine, 1946-2004 Singapore)
È stata un’artista filippina che si è distinta per la particolare tecnica usata nelle sue opere: quella del trapunto. Era solita arricchire i suoi lavori con una vasta gamma di materiali riuscendo così a creare un effetto tridimensionale. Temi ricorrenti del suo repertorio sono la migrazione, l’identità e il conflitto.
Un valore aggiunto della sua produzione è dato dalla sua passione per i viaggi. Abad ci ha lasciato in eredità più di 4.500 opere, tra cui dipinti su larga scala e progetti pubblici come il famoso Alkaff Bridge a Singapore.
Mariam Abdel-Aleem (Alessandria, Egitto, 1930–2010)
Nata in Egitto, ha giocato un ruolo significativo nello sviluppo dell’arte grafica nel suo Paese. Laureata in belle arti e specializzata in stampa grafica negli Stati Uniti, ha insegnato per decenni alla Facoltà di Belle Arti di Alessandria, influenzando generazioni di artisti.
Nel suo lavoro, ha affrontato le questioni sociali dell’Egitto contemporaneo, spesso con una grande attenzione alle rappresentazioni della cultura popolare egiziana, utilizzando un’ampia varietà di linguaggi, dalla pittura al disegno al collage. Le sue opere sono state esposte a livello internazionale, ricevendo riconoscimenti per il suo contributo all’arte e alla cultura mondiale.
Etel Adnan (Beirut, Libano, 1925–2021, Parigi, Francia)
Nata a Beirut da madre greca e padre siriano, è stata una poetessa, saggista e artista di rilevanza internazionale. Ha studiato in Francia e negli Stati Uniti, insegnando filosofia in California. Ha iniziato a dipingere come forma di espressione politica e personale, raffigurando temi di guerra, paesaggio e memoria, con interpretazioni astratte dai colori vivaci.
Le opere di Adnan interpretano poeticamente il paesaggio della California settentrionale attorno alla Baia di San Francisco, dove ha trascorso gran parte della sua vita. “Quando dipingo può sembrare un paesaggio, ma c’è di più”, ha dichiarato l’artista in una intervista. “Non riconosci di che paesaggio si tratta, perché non è un paesaggio particolare, forse è solo il ricordo di un paesaggio. L’arte ha una funzione politica nel senso che porta con sé qualcosa che migliora la vita, un desiderio di vita”.
Sandy Adsett (Raupunga, Nuova Zelanda, 1939).
È un artista Maori della Nuova Zelanda ed è noto per il suo lavoro nel campo dell’arte tradizionale e contemporanea Maori. Adsett ha giocato un ruolo cruciale nell’educazione artistica del suo territorio: si è infatti sempre dedicato all’insegnamento formando tantissime personalità artistiche.
Le sue opere riflettono la ricca eredità culturale Maori e sono state esposte in gallerie e musei in tutta la Nuova Zelanda e all’estero.
Affandi (Indonesia, 1907–1990)
È stato uno dei pittori più famosi dell’Indonesia, il suo stile era dichiaratamente espressionista ed era caratterizzato dall’uso delle dita per stendere la pittura. Attraverso il suo lavoro ha cercato di catturare l’essenza emotiva dei suoi soggetti, spesso ritraendoli in scene di vita quotidiana dando largo spazio al paesaggio indonesiano.
A testimonianza del suo forte impatto sull’arte indonesiana, la sua casa e il suo studio a Yogyakarta sono ora un museo a lui dedicato.
Zubeida Agha (Pakistan, 1922–1997)
Considerata la pioniera dell’arte astratta in Pakistan, ha introdotto una nuova estetica nel panorama artistico del suo paese dopo l’indipendenza. La sua opera si caratterizza per un audace uso del colore e per forme astratte, ispirate sia alla cultura locale che alle avanguardie occidentali.
Agha ha contribuito significativamente allo sviluppo dell’arte moderna in Pakistan influenzando intere generazioni di artisti. Benché non abbia mai amato il termine, è stata anche il simbolo delle battaglie femministe nel suo paese.
Dia al-Azzawi (Baghdad, Iraq, 1939)
Artista iracheno di fama mondiale, si è sempre diviso tra pittura, scultura e grafica, esplorando temi legati alla storia, alla mitologia e alla politica del mondo arabo.
La sua opera è espressione di un profondo impegno verso le questioni sociali e culturali e contribuisce a far conoscere l’arte irachena e araba a livello globale.
Claudia Alarcón & Silät (Argentina, 1989)
Questo collettivo artistico proveniente dalle comunità Wichí di Santa Victoria Este, Salta, in Argentina, si concentra sulla ricerca e l’espressione delle tradizioni culturali e naturali della propria terra. Le opere sono per la maggior parte delle radicali riformulazioni delle tradizioni tessili Wichí, che esplorano la mutevolezza della natura attraverso colori e segni geometrici.
Realizzate con filato di chaguar e tinte naturali, le opere alternano motivi geometrici e rappresentazioni che ricordano le linee del paesaggio naturale. Queste opere riflettono la grande creatività diffusa della popolazione della comunità Wichí. Attraverso l’arte, il collettivo esplora le intersezioni tra comunità, ambiente e identità culturale, contribuendo a una maggiore consapevolezza delle questioni ambientali e sociali nella regione di Salta.
Rafa al-Nasiri (Tikrit, Iraq, 1940–2013)
Importante artista e stampatore iracheno, è noto per il suo contributo allo sviluppo delle arti grafiche nel mondo arabo. Attraverso il suo lavoro di incisore e tipografo si è dedicato alla relazione tra testo e immagine, arricchendo il dialogo culturale tra Oriente e Occidente.
Celebrato per le sue complesse opere astratte che attingono alla natura come fonte di ispirazione e spesso includono la calligrafia araba, Rafa al-Nasiri è stato influenzato dall’arte cinese, soprattutto nella tecnica del disegno a inchiostro. I suoi complessi paesaggi riflettono la coscienza interiore e il suo profondo interesse per poesia.
Miguel Alandia Pantoja (1914–1975)
Artista e attivista boliviano, il cui lavoro è profondamente radicato nelle lotte sociali e politiche della Bolivia. La sua arte, che include pittura, grafica e murales, riflette il suo impegno verso la giustizia sociale e la valorizzazione dell’eredità culturale indigena boliviana.
Soggetti privilegiati dei suoi lavori sono sempre stati i lavoratori, gli operai e i contadini, dipinti con un segno molto caratterizzato, una marcata stilizzazione, originaria dell’indigenismo, spesso accompagnati da riferimenti formali al cubismo e non esenti da toni grotteschi e caricaturali, utilizzati soprattutto per prendere di mira i militari, i proprietari terrieri gamonales e i capitalisti, secondo una chiave di pittura sociale. È stato uno degli artisti e pittori più radicali nel suo linguaggio tematico e plastico all’interno dei cosiddetti “pittori sociali” dell’arte boliviana del secondo terzo del XX secolo.
Aloïse Corbaz (Losanna, Svizzera, 1886–1964)
Artista svizzera, è stata un’importante figura nell’ambito dell’art brut. Si avvicina alla pittura a seguito di un ricovero in una clinica psichiatrica.
Le sue opere, caratterizzate da colori vivaci e temi fantastici, hanno come oggetto di studio il tema della regalità e quello delle narrazioni bibliche e ci trasmettono con forza la lotta interiore che l’ha sempre caratterizzata e ci infondono un senso di speranza di libertà e di pace che solo il mondo dell’arte le ha potuto regalare.
Giulia Andreani (Venezia, 1985)
Vive a Parigi ed è nota per privilegiare i toni del grigio in tutta la sua produzione artistica. Si dedica allo studio della storia e della memoria, attingendo, come materiale di base per la realizzazione dei suoi lavori, ad archivi fotografici, vecchi album di fotografie, memorie famigliari.
La sua pittura si focalizza infatti su temi storici, in particolare sulla condizione femminile. Spesso, il soggetto principale dei suoi quadri sono donne e ragazze di cuiu si è persla la memoria, eroine dimenticate dalla storia ufficiale.
Claudia Andujar (Neuchâtel, Svizzera, 1931)
Fotografa e appassionata di etnografia. Dopo la perdita della famiglia paterna ad Auschwitz, e dopo aver compiuto viaggi in Svizzera e negli Stati Uniti, si trasferisce in Brasile nel 1956. Inizia facendo reportage fotografici sulle popolazioni più povere del Brasile per riviste americane e brasiliane. Successivamente, si immerge nell’universo delle tribù Yanomami in Amazzonia, vivendo e sperimentando con loro, utilizzando la fotografia in modo sperimentale per catturare la loro vita e i loro rituali. Vive a São Paulo.
Negli ultimi anni si è battuta con grande coraggio per la difesa dei territori e delle popolazioni amazzoniche, iniziando un percorso da attivista, soprattutto sotto la presidenza di Jair Bolsonaro, che aveva dato via libera e appoggiato le criminali spoliazioni del territorio amazzonico da parte dei “garimpeiros”.
María Aranís Valdivia (Santiago, Cile, 1903-1966)
Si è distinta per un significativo contributo all’arte del suo paese. Sebbene poco conosciuta a livello internazionale, la sua opera è stata molto variegata, includendo pittura, disegno e incisione.
Il suo lavoro è stato sempre caratterizzato da un forte impegno sociale e una particolare attenzione per la condizione femminile e per la cultura del Cile.
Aravani Art Project (Fondato a Bangalore, India, 2016)
Nato nel 2016 a Bangalore, il collettivo Aravani Art Project è formato da donne, transessuali e queer in progetti di Public Art e Wall Painting. Scopo del collettivo è quello di utilizzare l’arte per creare spazi inclusivi e promuovere la consapevolezza sulla comunità transgender in India.
Attraverso progetti di Public Art, Wall Painting e progetti artistici comunitari, il gruppo mira a sfidare gli stereotipi di genere e a costruire ponti tra le comunità, celebrando la diversità e l’identità transgender.
(schede a cura di Sofia Marzorati)
La prossima puntata la trovate qua: Speciale Artisti Biennale 2024 (pt. 2)