Etimologicamente il termine “passione” è “patimento, sofferenza”, contrapposto diretto di “azione”, dunque una condizione di passività da parte del soggetto nei confronti di un terzo.
Archivissima – il primo festival italiano dedicato agli archivi nazionali, che si svolge a Torino dal 6 al 9 giugno 2024 – si promette, da ormai 7 anni, di raccontare il patrimonio archivistico italiano, attraverso storie di passioni famigliari e aziendali, di coloro che sono riusciti ad unire la necessità organizzativa alla testimonianza e alla memoria. “È molto appassionato del tema, si accalora molto quando se ne parla”. Perché il calore associato alla passione? Il trasferimento di calore è il fenomeno fisico che meglio esprime il passaggio tra passato e futuro, che ne spiega quindi la differenza: si crea contemporaneamente un deposito di memoria e una possibilità di creazione del nuovo.
Un archivio – sia questo nato da una volontà di costruzione di eredità famigliare o dalla circostanza di costituzione di un registro – è fortemente animato da passione, che non è altro che traccia viva del passaggio di memoria. L’intento di Archivissima è promuovere l’attività archivistica attraverso l’apertura al pubblico, alla conoscenza universale della stessa. Intendiamoci, una grossa mano già è data dai nuovi sistemi di digitalizzazione, ma il festival si premura di curare il rapporto umano, in luoghi che, nell’immaginario comune, sembrano elusivi ed esclusivi.
Dunque la passione come forza motrice dell’azione documentata, quotidianamente messa alla prova dalla contrapposizione tra rigore metodologico scientifico e l’imprevedibilità della scoperta del contenuto. La memoria rappresentata dagli archivi che partecipano ogni anno alla manifestazione contribuisce al processo di costruzione della storia economica, culturale, sociale e politica dell’Italia contemporanea.
L’immagine guida di quest’anno è il tuffo da trampolino dell’olimpionico Gary Tobian e ben racchiude il senso della manifestazione: da un lato, l’intraprendenza e la pazzia di non conoscere l’esito dietro una propria azione, dall’altro, l’impegno per portare a termine un compito che sa di straordinario.
Sono più di 450 le istituzioni archivistiche italiane coinvolte nell’edizione 2024. Alcuni highlights dal programma che vi consigliamo di non lasciarvi scappare saranno:
- la mostra immersiva “Il cuore mio non dorme mai. Una e centomila passioni”, che vede il diretto coinvolgimento di più di 20 archivi fotografici;
- la retrospettiva dedicata alla residenza artistica di Ezio Bosso a Monchiero Alto, dono dell’archivio personale della famiglia;
- la conferenza-spettacolo sui temi della censura pubblica nel clima starlette torinese tenuta da Lucas Carlini, dal titolo “Eros Sabaudo”;
- il dolce ricordo a Michela Murgia, tra le patron del festival negli scorsi anni, e alla sua ultima passione per il mondo della moda e il tema del corpo-politico;
- la lectio magistralis “La nostalgia come gratitudine” dello psicoanalista e filosofo Massimo Recalcati, promossa da Heritage Lab Italgas;
- le reading sessions dello scrittore greco Petros Markarīs del suo racconto “Assicurati e non assicurati” commissionato, come da tradizione, dall’Archivio Reale Mutua;
- il talk di Massimo Osanna alle OGR sul tema dei parchi archeologici come “archivio” di reperti e frammenti a cielo aperto;
- infine, la colazione d’archivio “All I remember” tra Lucrezia Calabrò Visconti (Pinacoteca Agnelli) e l’artista Elisabetta Benassi, in cui si tratterà il rapporto tra archivio e arte.
Se pensavamo che fosse difficile combattere lo stereotipo dell’archivista quale figura semi-conosciuta che agisce principalmente al buio, spesso in uno spazio chiuso e sommerso da polvere, allontanata dal mondo reale, Archivissima ne restituisce un’immagine ancora una volta inedita e appassionata, che scopre atti di memoria. Come ha giustamente detto lo storico Giorgio Olmoti nella conferenza stampa di presentazione del programma 2024, “l’archivista è la vestale della memoria”.