La settimana della moda milanese porta, come sempre, nella “Milano da vivere” nuovo movimento e fervore.
Fino al 23 settembre la città meneghina sarà l’assoluta protagonista di migliaia di eventi. Durante questa edizione della Milano Fashion Week saranno inoltre celebrati importanti anniversari, tra i quali il sessantesimo anniversario di Vogue Italia, e i cinquant’anni in passerella di Laura Biagiotti. Anche noi non ci siamo sottratti al turbinio della kermesse e ci siamo lasciati trasportare dall’ispirazione. Tra i diversi eventi visitati, uno ci ha colpito particolarmente ed è l’evento #TOUCH nello spazio di Maria Calderara, da sempre legata a filo doppio con il mondo dell’arte, dato che Maria si è sempre ispirata, per le sue collezioni, a diversi artisti contemporanei.
Quest’anno la stilista ha scelto di far dialogare la sua nuova collezione con le opere di Piero Manzoni da cui ha tratto ispirazione. A fianco alla nuova collezione sarà in mostra infatti, fino al 1 ottobre, un nucleo di quadri dell’artista milanese, per un progetto curatoriale in stretta collaborazione con Rosalia Pasqualino di Marineo, direttrice della Fondazione Piero Manzoni.
“Trovo nelle creazioni di Maria qualcosa di molto manzoniano – ci dice Rosalia Pasqualino di Marineo, direttrice della Fondazione Piero Manzoni – nell’uso di materiali diversi, con un’attenzione quasi artigianale, perché Manzoni viene spesso definito concettuale e concettuale lo è, però in realtà c’è anche l’attenzione per la materia e questo mi è sembrato di ritrovarlo anche nel lavoro di Maria, che mette insieme l’attenzione per i materiali e il lavoro di ricerca artistica. È stato questo a convincermi di proporle di creare una collezione legata a Piero, abbiamo lavorato insieme per aiutarla ad entrare nel suo mondo”.
“Nei miei sogni più belli – racconta Maria Calderara – non avrei mai immaginato di poter lavorare con Piero Manzoni e quando Rosalia (Rosalia Pasqualino di Marineo direttrice della Fondazione Piero Manzoni ndr) me l’ha proposto mi è venuto il panico, mi sembrava difficilissimo riuscire a interpretare con il mio lavoro l’arte di Manzoni. Ho cominciato a pensare come coniugare le mie creazioni con quelle di questo straordinario artista e ho iniziato proprio con l’impronta.
Nell’impronta e nella sua firma Manzoni riflette non solo su sé stesso nel mondo, ma anche sul potere dell’atto artistico. Mi sono detta però che l’impronta doveva essere timbrata, perché era proprio il suo gesto, lui l’ha timbrata con i pollici e allora l’ho ripresa come un timbro su gonne, camicie, canotte e ho cercato di riportare alla luce quella traccia che l’artista ha lasciato nell’arte. Tradotta anche nei gioielli in una somiglianza formale con le celebri uova con l’impronta digitale presentate dall’artista nel 1960 nella mostra Consumazione dell’arte Dinamica del pubblico Divorare l’arte presso la galleria Azimut. Anche la firma stampata ad hoc su ogni pantalone è un richiamo all’azione che Manzoni compie nel 1961 intitolata Sculture viventi in cui apponeva la propria firma sul corpo di modelle in carne ed ossa per farne un’opera d’arte viva, in movimento”.
La Stilista ha cercato e trovato una linea di collegamento con Piero Manzoni soprattutto nella ricerca dei materiali, così le grinze degli Achromes, creati sul finire degli anni Cinquanta da Manzoni, sono diventate un abito in tela, la lana di vetro utilizzata dall’artista per evocare una morbidezza tattile è sintetizzata dalla Calderara in un’applicazione in pelliccia sintetica su camicie e gonne.
Piero Manzoni è stato un artista irriverente, sovversivo e impegnato nell’abbattimento delle regole stabilite della produzione artistica. Per Manzoni l’arte esiste in tutto ciò che l’artista rivendica come tale. L’idea del corpo come oggetto d’arte, e dei processi corporei in grado di essere riproposti in quelli artistici, è la chiave della pratica di Manzoni.
Esistono modi diversi per raccontare un artista: ovviamente visitando le mostre, piccole o grandi, che permettono di vedere dal vivo i capolavori dei pittori e degli scultori che amiamo. Ancor più affascinante, però, è – quando ne abbiamo la possibilità – riuscire a parlare direttamente con gli autori o con chi li ha veramente conosciuti, scoprendone un lato più intimo. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare e chiacchierare con chi Piero Manzoni lo ha conosciuto molto bene, sua sorella Elena. Le abbiamo chiesto allora di condividere con noi un ricordo di suo fratello.
La prima cosa che ci ha detto e che ha raccontato anche nel suo libro Caro Piero è stata: “Mio fratello Piero Manzoni era un ribelle in smoking! Non voleva assolutamente che io frequentassi il giro degli artisti perché diceva che erano per l’epoca troppo liberi. Eravamo tutti e due grandi nottambuli, ci passavamo gli indirizzi dei posti che stavano aperti fino a tardi. Era molto esuberante, quando era stato in Danimarca da Sonnenberg era sempre circondato da donne, perché era un uomo che rideva, che scherzava, che raccontava barzellette, quindi, aveva successo e se ne approfittava ampiamente anche perché lì erano più disinvolte.
Io ero un po’ la sua sorella preferita, perché mia sorella grande si è fidanzata molto presto e aveva il fidanzato a Genova, e passava le serate a scrivergli lunghe lettere, e quindi gli interessava poco andare in giro, mentre io ero una nottambula proprio come Piero. Era molto protettivo nei miei confronti, ero la sua sorellina. Brera era sicuramente il suo “posto”, lì incontrava amici e artisti, erano chiacchierate fino all’alba. Anche se mio fratello era molto socievole però non aveva tanti amici, lui diceva sempre che si contavano sulle dita di una mano. Sento tanti che si vantano di essergli stati vicini, ma la maggior parte inventano. Certo è che, quando Piero vendeva un quadro andava a Brera e offriva da bere a tutti. I soldi finivano in una serata in mangiate e bevute con gli artisti”.