A ottobre la collezione della figlia in asta per la prima volta da Christie’s e protagonista al Rockfeller Center
A 60 anni dalla prima esposizione a Parigi la casa d’asta Christie’s annuncia l’asta François-Xavier Lalanne Sculpteur: Collection Dorothée Lalanne che presenta per la prima volta in assoluto la collezione della figlia Dorotée Lalanne. L’asta verrà aperta in seguito a un’esposizione presso la sede newyorkese della casa d’asta al Rockfeller Center a partire dal 4 ottobre; a curare la mostra sarà lo stilista francese Simon Porte Jaquemus, portavoce di uno stile fresco, originale e ricercato che negli ultimi anni ha rivoluzionato il mondo del prêt-à-porter internazionale.
Per comprendere la scelta artistica di affidare allo stilista la curatela, bisogna analizzare il percorso di entrambi e cogliere le sfumature di due carriere innovative e rivoluzionarie che hanno scosso l’ambiente culturale a distanza di mezzo secolo.
Il nome François-Xavier Lalanne (1927 – 2008) viene associato a quello della sua consorte Claude Lalanne (1925 – 2019), apostrofati Les Lalanne fin dagli anni ’60; François-Xavier segue un percorso accademico presso l’Académie Julian di Parigi, dove ha modo di studiare disegno, scultura e pittura, mentre Claude frequenta l’École des Beaux-Arts e École des Arts-Décoratifs. I due si incontrano per la prima volta nel 1952 e da quel momento inaugurano una carriera che muove i primi passi proprio dagli input culturali assorbiti nell’elettrizzante atmosfera dei circoli parigini, a partire dal vicino di casa Constantin Brâncuși fino a René Magritte e Max Ernst.
Il linguaggio e l’estetica Surrealista influenza fortemente l’opera dei due scultori, che traspongono in forma e materia l’immaginario onirico tipico del movimento: gli elementi naturali e animali sono al centro della produzione, nonostante ricerchino due chiavi di lettura differenti.
Da un lato Claude si focalizza sulla rappresentazione di elementi vegetali e animali, sinuosi ed eterei avvicinandosi al codice visivo dell’Art Nouveau, mentre François-Xavier parte dai medesimi soggetti per fondere il mondo dell’oggettistica e del mobilio con quello naturale, trasformando pecore, rinoceronti e scimmie in tavoli, lampade, tappeti e vasi. Sin dalla prima mostra nel giugno del 1964 dichiarano una poetica ispirata al fascino animale e vibrante e lo si nota a partire dal nome, Zoophites, termine francese che sta a indicare animali invertebrati rassomiglianti a piante nel loro pattern e morfologia.
La sete di ricerca e ispirazione li conduce nel piccolo comune di Ury, nella regione dell’Île-de-France, dove costruiscono quello che sarà per anni il loro habitat: “Era Alice a Lalanne-land“ scrive Jean Cau su Vogue nel 1967, “le forchette sono decorate con ali di libellula… la poesia fa esplodere i suoi gioiosi petardi intorno a me”.
Negli anni il loro rifugio dalla società diventa una società a sé stante, con amici e artisti tra cui i vicini di casa Marcel e Teeny Duchamp, Niki de Saint Phalle, Jean Tinguely, Magritte, Jasper Johns, che si raccolgono in questo contesto costantemente in fermento, per condividere arte e bellezza. Atelier Lalanne, questo il nome della casa-studio, ha le sembianze di un luogo senza tempo, dove ci si imbatte in enormi rinoceronti in metallo o in panchine sorrette da coccodrilli sentendosi «integrati in un laboratorio, ma anche nella loro casa, nella loro famiglia, nel loro universo» come ricorda Simon Borga, membro dell’Atelier.
“François-Xavier Lalanne continua a stupirci con la sua opera gioiosa e raffinata”, Alex Heminway, International Head of Design di Christie’s
La collezione che verrà battuta a New York vanta 70 lotti, tra i piú celebri Le Très Grand Ours (2009) stimata dai 2 ai 3 milioni di dollari, Lapin À Vent De Tourtour (2002) stimata dal milione al milione e mezzo ed infine Oiseleur II (2003), mai presentata in asta fino ad ora. La figlia Dorotée si dichiara emozionata per la collaborazione e ricorda come lo stile del padre “sembrava casuale ma che in realtà era molto rigoroso, riflessivo ed elegante“; da questo ritratto non si può non notare la somiglianza con la visione della moda secondo Simon Porte Jaquemus, nominato curatore della mostra proprio in virtù della semplicità e freschezza che lo contraddistinguono.
Conosciuto come l’enfant prodige della moda parigina, Simon Porte Jaquemus sogna da sempre di rivoluzionare il mondo del fashion e a 18 anni inizia a frequentare la ESMOD – L’École supérieure des arts et techniques de la mode, scuola superiore fondata nel 1841che ha visto passare tra i suoi banchi personalità come Thierry Mugler, Hechter, José Lévy e Mariot Chanet. Colpito dalla perdita prematura della madre, abbandona gli studi e sceglie di intraprendere una carriera partendo solo da un cognome e da un piccolo atelier a Montmartre; il minimalismo dei materiali, dovuto dalla ristrettezza economica, risalta la ricchezza della poesia che sottende la progettazione dei capi, trovando nell’essenziale una nuova prospettiva di stile.
Quando i fondatori di Comme des Garçons notano la sua terza collezione il successo è inarrestabile, dal londinese Dover Market al milanese Biffi e Jaquemus si afferma oggi come il piú grande brand indipendente di Parigi mirando ad ampliare sempre di piú la propria offerta mettendo l’uomo al centro dell’azienda.
Il parallelismo tra Jaquemus e Lalanne è evidente nella leggerezza con la quale esprimono la creatività, dalla scultura alla sartoria riescono a estrapolare la magia insita nella materia conservando l’essenzialità delle forme. Come afferma la stessa erede Lalanne, «lui è il migliore per ricordarci quanto sia inattesa l’opera di François-Xavier Lalanne e quando essa sia importante per sentirsi vivi».
L’opera di Lalanne lascia un’eredità di grande valore che viene celebrata ancora recentemente da due esibizioni: Planete Lalanne, visitabile fino 3 novembre presso il Palazzo Rota Ivancich di Venezia, allestita dalla Ben Brown Fine Arts per omaggiare il legame tra l’artista e la galleria e Les Lalanne: Zoophites, promossa dalla Kasmin Gallery di New York, che ha portato in scena la collezione della figlia maggiore Caroline Hamisky Lalanne.
Citando lo stesso scultore «forse, alla fine, viviamo su un altro pianeta» e solo grazie a una visione cosí innovativa e stimolante possiamo leggere il nostro mondo ogni giorno in una maniera differente.