Attraverso il mercato di Resina, Via Trentola, via Panto, Giovanna Bianco e Pino Valente fanno da capifila in una passeggiata itinerante nei vicoli di Ercolano, tra le strade che nell’ultimo anno sono state il loro punto di osservazione e di aggregazione con il tessuto urbano. Mostrano il culmine di “Connecting Code”, un progetto di arte partecipata che nasce dalla città, per la città: tre installazioni permanenti, poste ai tre vertici di un triangolo che ingloba la Ercolano che affaccia sugli scavi del suo passato ma che cerca di guardare al futuro.
“Connecting Code” nasce dal coinvolgimento di più attori, tra cui l’impresa sociale Variabile K, l’organizzazione Cap-Cities Art Project – con la curatrice Benedetta Carpi de Resmini -, il Comune di Ercolano, gli artisti stessi e, cosa più importante, la comunità. Vincitore del Creative Living Lab 2023, “Connecting Code” è il risultato del lavoro di molti, un progetto che si inserisce in un programma di rigenerazione delle periferie urbane che va al di là del semplice modus operandi di ripensare spazi e territori, puntando al coinvolgimento della comunità attraverso laboratori e interlocuzioni.
Questo atto immersivo, che può antropologicamente definirsi rituale, scava nelle viscere dell’identità culturale di un luogo per poi prenderne in prestito nozioni, sembianze, stimoli. L’arte partecipata, che da anni è uno dei fondamenti del lavoro di Bianco-Valente, è l’unico approccio possibile per dar vita ad opere che creano una profonda connessione culturale: impossibile non menzionare progetti come “A cielo aperto”, a Latronico, in Basilicata (dal 2008) o la permanente “Il mare non bagna Napoli” al Museo Madre (2015), fino all’opera “Nessuno Escluso” (2020), testimonianze di una lettura profonda del contesto socio-culturale in cui operano.
“Connecting Code”, titolo allegorico e simbolico, da un lato ci parla del senso di appartenenza ad un luogo, e dall’altro di un’esperienza collettiva dove, “da solo puoi fare più cose” – dichiarano gli artisti – “ma farle insieme ad altre persone viene meglio”. Perché le opere fatte in questa modalità sono “più vive” e a loro “viene naturale lavorare così”. Parte integrante del progetto infatti è consistito in vari incontri e confronti. È stato chiesto, ad esempio, di collaborare per provare a creare un semplice nodo: in una coppia, però, ogni componente prestava una mano. “Non è facile” spiegano gli artisti, “ma quando ci si sente legati ad un territorio puoi fare qualcosa insieme, anche se è più complesso”.
Ed è proprio il simbolismo del nodo uno dei fili conduttori delle tre installazioni permanenti, presi in prestito dalla cultura di Ercolano. A partire dalla tradizione marinara della città, passando per gli ex voto dedicati alla Madonna dell’Arco, esso arriva al concetto di legame, relazione e collaborazione tra diverse parti. Ma non solo: l’opera “Seconda mano”, oltre a riprodurre figurativamente su marmo varie scene della creazione condivisa dei nodi, rimanda nell’immediato alla tradizione del vintage dei mercati di Resina, al riutilizzo e al contempo alla rinascita, ad un aiuto, a quel consolidamento che rende tutto più r-esistente.
Le installazioni “Questo insieme” e “Con tatto”, invece, sono entrambe mosaici, ideati da Bianco-Valente e realizzati dalla mosaicista Federica Castro. Se nella prima opera, (i cui tasselli sono stati forniti anche da ceramiche di scarto della comunità), l’immagine del nodo è ben visibile sulla facciata posteriore del Museo Archeologico Virtuale, nella seconda in via Panto, l’idea è prettamente emblematica, in quanto l’opera raffigura un QR code che fa pur sempre da link, non solo verso una landing page, ma anche verso la comunità all’atto di una scannerizzazione nodale.
Terminato il 20 Settembre con una passeggiata alla scoperta delle installazioni, “Connecting Code” è solo l’ultimo degli innumerevoli progetti di Bianco-Valente che, attraverso la loro pratica artistica, coinvolgono attivamente la comunità in un contesto in cui l’arte diviene strumento di partecipazione collettiva, al fine di creare un mondo più inclusivo e sostenibile.
Nel tempo scandito dalla loro permanenza ad Ercolano, tutti i protagonisti coinvolti in questa esperienza hanno raggiunto lo stesso punto di arrivo, partecipando all’evento-compimento di questo lungo processo di costruzione e assimilazione. Quello che la città ha donato è stato ricambiato, e vive attraverso l’arte: le connessioni umane hanno consolidato l’appartenenza al proprio territorio, in un continuo e rinnovato ciclo vitale.