Dal 6 dicembre 2024 al 20 gennaio 2025, il Museo regionale d’Arte moderna e contemporanea RISO di Palermo ospita una mostra che riporta alla luce un capitolo poco noto della produzione creativa di Salvatore Quasimodo. “Oltre Quasimodo. Le 27 Gouaches. Sapevo già tutto, e volli peccare” presenta per la prima volta in Sicilia l’unico esperimento pittorico del poeta Premio Nobel per la Letteratura (1959). Le 27 gouaches, realizzate nel 1953 e da oltre mezzo secolo conservate in un caveau in Germania, tornano visibili grazie al prestito degli eredi di Alberto Lùcia, amico del poeta, che ne fu il primo custode.
“Il ritorno di queste opere, dopo oltre trent’anni, è un segno tangibile del fermento culturale che anima la città e della nostra volontà di rendere sempre più competitivi i musei siciliani” scrive l’assessore regionale ai Beni Culturali Francesco Paolo Scarpinato, mentre Evelina De Castro, direttrice del Museo RISO, evidenzia il dialogo che le gouaches instaurano con la collezione permanente del museo, tracciando un filo ideale tra la produzione artistica di Quasimodo e le opere astratte di artisti siciliani come Carla Accardi e Pietro Consagra.
Quasimodo, legato profondamente alle arti visive, frequentò artisti come Guttuso, Sassu, e Manzù, confrontandosi con le loro ricerche. Tuttavia, le 27 gouaches rappresentano un caso isolato e singolare nella sua biografia. Il progetto infatti nasce quasi per gioco: durante una visita dell’amico Alberto Lùcia, Quasimodo si incuriosisce di una scatola di colori destinata al drammaturgo e pittore astratto Beniamino Joppolo. Questo scherzo intellettuale evolve rapidamente in una sfida personale: il poeta, in un breve arco di tempo, realizza una serie di piccoli dipinti astratti che presto considera conclusa, tanto da meditare di distruggerli.
“Uno scherzo non può durare così a lungo”, scrive Rossana Bossaglia, sottolineando come l’ironia iniziale si trasformi in una riflessione profonda sulla forma e sull’astrazione. Lùcia, invece, conserva gelosamente le opere, che diventano un prezioso documento del clima culturale dei primi anni ’50 a Milano, animato dal dibattito tra figurativismo e astrattismo. “Quasimodo comprese l’immagine come segno-astrazione“, scrive Lùcia, sintetizzando l’impatto di questa esperienza sul poeta.
La mostra, curata da un comitato scientifico composto da Carola Arrivas Bajardi, Cristina Costanzo, Evelina De Castro e Rosaria Raffaele Addamo, offre anche una preziosa opportunità di esplorare il sincretismo culturale del periodo. “L’obiettivo non è solo quello di scoprire un Quasimodo inedito”, afferma Carola Arrivas Bajardi, “ma di aprire una finestra sulla vita culturale della Milano degli anni ’50, con la sua dialettica viva e il sincretismo tra le arti, in un gioco tra intellettuali dove la cultura era soprattutto sperimentazione”.
Le gouaches sono accompagnate da una selezione di poesie del poeta, pubblicate nel 1993 nel libro “La visione poetica del sogno” curato dal figlio Alessandro Quasimodo. Ogni gouache è abbinata a una poesia legata al tema del “cuore”, creando un dialogo tra parola e immagine che aggiunge un ulteriore livello di profondità alla mostra.
Oltre alle opere, i visitatori possono ammirare le riproduzioni laser, utilizzate per proteggere gli originali dalla luce, esposte in mostre a Milano e Messina e nella Casa-Museo Quasimodo. La mostra è arricchita da un catalogo con i contributi critici del comitato scientifico che sarà presentato in occasione del vernissage.
Sempre Carola Arrivas Bajardi, promotrice dell’esposizione, descrive il lungo percorso per riportare le gouaches in Sicilia: “Parafrasando una delle ultime raccolte di Quasimodo si potrebbe dire che “la vita non è sogno” ma, a volte, può diventarlo. Ringrazio Evelina De Castro che con la sua sensibilità colta ha reso possibile tutto questo”.
“Oltre Quasimodo” non è solo una riscoperta di un aspetto poco noto del grande poeta, ma una celebrazione del dialogo tra letteratura e arti visive, un’occasione per immergersi in un momento storico di fervida sperimentazione culturale, in cui le barriere tra i linguaggi artistici si dissolvevano per dare spazio a nuove forme di espressione.