L’arte del frammento: Chiara Enzo e Cecilia De Nisco tra corpi, emozioni e visioni sospese

La Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo per l’arte contemporanea ospita, dal 15 dicembre 2024 al 1 marzo 2025, due mostre personali di Chiara Enzo e Cecilia De Nisco negli spazi suggestivi dell’ex Chiesa delle Dimesse a Thiene. Questi progetti espositivi, Fragments of Reality di Chiara Enzo e Stavo cercando il tuo cuore lì dentro ma ho trovato solo latte di Cecilia De Nisco, offrono un dialogo profondo e complementare tra due visioni artistiche che si confrontano con l’intimità del corpo, l’ambiguità delle relazioni e la complessità delle emozioni umane.

Chiara Enzo presenta undici opere su carta, realizzate tra il 2013 e il 2024, che fanno parte della Collezione Bonollo. La sua pittura, caratterizzata da una meticolosità quasi ossessiva, ritrae frammenti di corpi e oggetti quotidiani, elevando dettagli ordinari a uno stato di introspezione universale. Nuca, collo, spalle e gambe diventano il centro di un’indagine che interroga la percezione e la memoria, creando immagini che appaiono sospese tra realtà e immaginazione. L’artista attinge a un archivio personale di immagini – fotografie, illustrazioni mediche, ritagli da riviste – che trasforma attraverso tecniche tradizionali come pastello, tempera e acquerello. La lentezza del processo pittorico enfatizza la tensione tra l’oggetto osservato e il gesto artistico, restituendo una densità temporale che invita lo spettatore a un’attenzione prolungata.

Le opere di Enzo offrono un’esperienza intima e coinvolgente: Nunca di B., che apre la mostra, ritrae la nuca di una giovane donna con una precisione che cattura l’osservatore, mentre La Linea e Gambe di M. isolano dettagli del corpo, rendendoli simboli di una presenza quasi universale. In lavori come Letti e Lenzuolo Scuro, il corpo umano è assente, ma evocato attraverso oggetti che portano le tracce di una presenza, trasformando ambienti quotidiani in spazi carichi di introspezione. Come spiega la curatrice Chiara Nuzzi, i lavori di Enzo «sono scorci da cui osservare frammenti di mondi, visioni intime che offrono una riflessione sulla complessità del reale e sul desiderio di comprendere ciò che ci circonda».

Cecilia De Nisco, invece, presenta un nuovo corpus di lavori realizzati appositamente per gli spazi della Fondazione. I suoi dipinti, carichi di tensione narrativa, rappresentano corpi in movimento, immortalati in un equilibrio precario tra desiderio e violenza. Sette nuove opere compongono la mostra, tra cui Maramèo, una rilettura personale di una pala d’altare, collocata sull’altare della ex Chiesa delle Dimesse. L’opera raffigura un corpo coricato che, anziché morto, sembra vivo e attrattivo, circondato da figure che oscillano tra cura e ossessione.

Il percorso espositivo si sviluppa attraverso scene intime e ambigue. In Slacciami la vita, emergono fiocamente un volto illuminato dal basso e una mano che si avvicina al limite della tela, evocando una tensione palpabile. La coppia di dipinti Piccole catastrofi per minuti intimi rappresenta due figure abbracciate, ma con una sottile differenza: in uno dei due quadri, gli occhi di una delle figure sono aperti e fissano lo spettatore, trasformando l’abbraccio da gesto tenero a qualcosa di inquietante.

L’ultima sala accoglie tre lavori di grande formato: Frecciatine, Stavo cercando il tuo cuore lì dentro ma ho trovato solo latte e SANTA!. Qui, i corpi diventano protagonisti di narrazioni sospese: figure che volteggiano, colpite da frecce o segnate da mani invisibili, evocano un senso di vulnerabilità e potere. Come afferma l’artista, «la tela è lo spazio in cui fare quello che non ti permetti di fare nella realtà, dove il desiderio e la negazione si intrecciano in un dialogo continuo».

Entrambe le mostre confermano l’impegno della Fondazione Bonollo nel valorizzare i talenti emergenti del panorama artistico contemporaneo e nel creare un dialogo tra esperienze artistiche e pubblico. Se Chiara Enzo esplora il corpo come archivio e strumento di conoscenza, Cecilia De Nisco invita lo spettatore a confrontarsi con il mistero e l’ambiguità delle relazioni umane. Questi due percorsi, pur distinti, si intrecciano nel loro approccio alla realtà, spingendo il pubblico a una riflessione profonda e partecipata.

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