La diversificazione di portafoglio, tesa alla riduzione del rischio insito in esso, è fondamentale nelle logiche di investimento. Tanti cessano di guardare al mondo azionario in modo totalizzante e iniziano a volgere lo sguardo altrove. Mai dimenticare che ogni settore di investimento ha una propria fisionomia che lo qualifica e lo caratterizza. Cosa differenzia il mercato dell’arte da quello azionario?
Caratteristica comune che qualifica gli investitori di tutto il mondo è la costante ricerca di asset o prodotti di investimento che possano impattare positivamente sul rendimento dei loro portafogli. Nonostante il collezionismo d’arte sia un fenomeno d’antica tradizione, seppur promosso da motivazioni differenti all’interno delle specifiche epoche storiche, sono stati soprattutto gli ultimi anni che hanno visto un incremento strutturato dell’attenzione rivolta dagli investitori a tali tematiche, anche grazie alle ottime prestazioni registrate.
In un periodo in cui i tradizionali asset finanziari non hanno conseguito a pieno i risultati attesi, anzi si sono dimostrati molto deludenti, l’esigenza di rivolgersi ad altri mercati ha assunto maggior vigore. Tra le differenti alternative, ha guadagnato sempre più popolarità l’investimento artistico, anche perché l’arte avendo poca affinità con i classici prodotti di investimento, viene correntemente considerata adatta a diversificare il rischio assoggettato al singolo portafoglio di investimento.
Prima di agire bisogna però aver chiaro che non è corretto guardare il mercato dell’arte come quello finanziario; ecco i principali motivi di questo:
La regolamentazione del mercato.
Il mercato dell’arte non è regolamentato come il mercato azionario. A differenza di questo, il primo non prevede, ancora oggi, la presenza di organi governativi con funzioni di sorveglianza. Il mercato dell’arte si limita ad avere una serie di best practices, che sono andate delineandosi nel corso del tempo, ma che non sono ottemperate da tutte le istituzioni attive all’interno dello stesso.
Il mercato dell’arte tende dunque a differenziarsi da quelli finanziari, mostrando invece maggiori analogie con il mercato immobiliare; i due presentano infatti difficoltà simili in relazione al controllo dei prezzi e una non unità di tempo e di spazio entro cui avvengono le transazioni.
Il timing dell’investimento.
Il mercato dell’arte è relativamente illiquido. Anche in questo simile al mercato immobiliare. Mentre azioni e obbligazioni possono essere acquistate e vendute in qualsiasi momento, con scambi rapidi e continui, l’investimento in arte necessita di tempi differenti. Case d’asta, intermediari e gallerie adottano infatti processi che si qualificano come atti di medio-lungo termine.
Al contempo però, non dobbiamo vedere a tutto ciò solo in termini negativi. L’illiquidità, infatti, è ciò che rende l’investimento in arte una valida alternativa rispetto ad altri asset: qualificando il mercato artistico come più sicuro e molto meno volatile rispetto a quello azionario.
I costi accessori.
Quando si conclude un’operazione di compravendita non di rado si assommano ad essa costi di transazione. Questi si legano intrinsecamente alla tipologia di prodotto negoziato e alla struttura del mercato di riferimento e degli operatori in esso attivi. Alla luce di ciò, non è difficile comprendere le motivazioni che definiscono costi di transazione generalmente più elevati nel mercato artistico, come in quello immobiliare, rispetto a quello finanziario, che rimangono in capo all’acquirente.
Mancanza di trasparenza.
Il mercato dell’arte non è propriamente quello che potremmo definire un libro aperto. Solo i dati delle aste sono resi disponibili al pubblico in assoluta trasparenza. A differenza, gli altri soggetti attivi sul mercato sono soliti operare lasciando sconosciuti i fattori delle negoziazioni poste in essere (prezzi, informazioni sugli acquirenti…).
A questo si aggiunge il fatto che le informazioni, anche laddove vengono pubblicizzate, non sono rese disponibili immediatamente, contrariamente a quanto avviene sul mercato azionario in cui i prezzi sono tracciati e diffusi con continuità.
Per fornire una maggiore trasparenza, anche nel mercato dell’arte sono stati introdotti specifici indici di settore, cercando di facilitare l’accesso e la diffusione di informazioni in merito. Ma anche questi, in massima parte, presentano vizi di forma che li rendono descrittori poco puntuali nel raccontare la realtà.
Oneri a carico dell’investitore.
Da ultimo vale evidenziare il fatto che chi investe in arte, a differenza di altri tipi di investimento, deve farsi carico anche di altri ed elevati oneri quali il rischio di danneggiamento, di deterioramento, di furto, incendio e distruzione dell’opera. Una serie di fattori di rischio che potrebbero determinare gravose perdite fino all’annullamento completo dell’investimento sostenuto.
Tuttavia, data la sua poca affinità coi classici asset di investimento, l’arte rimane un’ottima scelta per la diversificazione del rischio di portafoglio. Questo almeno sulla carta. Infatti, quello artistico rimane un mercato complesso, caratterizzato da ampie regioni di penombra e difficilmente indagabili. Per poter operare all’interno di questo mercato è quindi imprescindibile acquisire un adeguato expertise e le giuste competenze che sappiano guidare corrette scelte di investimento.
Alla luce di quanto detto, sottolineiamo che sempre più numerosi sono gli operatori di settore che si adoperano per rendere gli investimenti artistici trasparenti e altamente regolamentati. Seguendo rigidi codici di condotta nelle negoziazioni dei beni, investendo anche nei segmenti più liquidi del mercato, facendo ricorso a canali di vendita trasparenti.
Come ogni investimento, investire in arte è certamente rischioso, ma può costituire un’ottima soluzione, soprattutto se si fa ricorso alle adeguate competenze in materia e se si affianca alla logica finanziaria anche una forte passione per ciò che si acquista.
Source Arthena