Nonostante il successo Edoardo Tresoldi non ha intenzione di rallentare e sull’evoluzione del suo percorso artistico sembra avere le idee ben precise. Per Forbes è tra gli under 30 più influenti al mondo.
Classe 1987, nato in provincia di Milano, è stato inserito da Forbes tra gli under 30 più influenti al mondo. Scenografo e artista, ha modificato lo spazio usando installazioni fatte di rete metallica, ricostruendo orizzonti perduti e cattedrali sparite. Lui è Edoardo Tresoldi, l’artista che ha incanto il Coachella Festival in California e che sta facendo parlare di se il mondo dell’arte contemporanea.
“Ho iniziato a interessarmi all’arte prestissimo, a nove anni ero già nello studio del pittore milanese Mario Straforini, per prendere lezioni di disegno. Poi ho fatto l’Istituto d’Arte a Monza dove, anche grazie alla vicinanza con il distretto del design, ho appreso un metodo progettuale molto rigoroso, come può essere quello di un architetto. Ma la vera palestra è stato il lavoro che ho iniziato nel 2009 come scenografo per il cinema, a Roma. Qui ho imparato tutto. Sul campo ho acquisito le tecniche e compreso come scegliere e usare i materiali, come raggiungere un obiettivo nei giusti tempi e lavorare di squadra. Ero molto contento di questo lavoro che mi consentiva di guadagnare anche bene, ma credo che la svolta sia arrivata quando ho conosciuto il pittore e street artist Gonzalo Borondo, per me ormai un fratello. Lui mi ha spinto a coltivare una ricerca personale che portavo avanti in silenzio, senza mostrarla a nessuno. Ha capito che la mia strada era un’altra, quello che avevo appreso nel cinema poteva diventare la base per un percorso artistico indipendente”
Tra arte contemporanea e architettura, Edoardo Tresoldi è artista eclettico e poliedrico, oltre che un inarrestabile sperimentatore. Edoardo basa la sua ricerca sul concetto di trasparenza, per questo il rapporto con il contesto è ancora più essenziale nella sua pratica artistica. La sua opera, anziché escludere, vuole includere l’intorno. La tecnica della rete metallica, che ha acquisito nel cinema, gli consente di creare opere che siano disegni nello spazio, capaci di dialogare con il contesto, piuttosto che occuparlo, puntando a una dimensione immateriale e immaginifica. L’architettura è concepita come “esperienza”, perché puoi viverla, abitarla, entrarci in relazione diretta anche con il corpo. I suoi riferimenti sono vari e vanno dai classici come Michelangelo, Borromini, Bernini o Palladio, alle teorie paesaggistiche di studiosi come Christian Norberg-Schulz, passando per le esperienze di Land Art. Fondamentale è il suo legame con l’arte urbana che gli dato modo di sviluppare liberamente il suo lavoro, il che non sarebbe stato possibile se fosse stato imbrigliato dalle regole del mercato dell’arte contemporanea. “Questa indipendenza mi ha permesso di rischiare. Senza il rischio, senza la sperimentazione, non può esserci avanzamento nella ricerca artistica”, sostiene Edoardo.
Dal 2013 Edoardo Tresoldi realizza interventi nello spazio pubblico, in contesti archeologici, festival di arte contemporanea, festival musicali e mostre collettive. Tra i suoi interventi ricordiamo il restauro della Basilica paleocristiana Santa Maria di Siponto (2016), Baroque (Eau Claire in Wisconsin, 2016), Locus (Derive Festival – Sapri, 2017), Lift (The Secret Garden Party Festival, Huntingdon – UK, 2015), Pensieri (Oltre il Muro Festival – Sapri, 2014), Archetipo (Private royal event, Abu Dhabi, 2017), Aura (Le Bon Marché Rive Gauche,Paris, 2017).
Ultimamente Edoardo ha fatto parlare di sé per essere approdato al Coachella con Etherea, una grande scultura in filo metallico ripetuta per tre volte in scala diversa di 10, 16 e 21 m in cui sono evidenti i riferimenti al passato classico. Nonostante il successo Edoardo non ha intenzione di arrestarsi e sull’evoluzione del suo percorso artistico sembra avere le idee ben precise:
“Ci sono molte strade che vorrei iniziare a percorrere, a partire dalla sperimentazione di nuovi materiali, legati al paesaggio e al linguaggio architettonico. Inoltre sto iniziando un percorso di produzione di opere d’arte ambientale di quegli artisti con cui ho condiviso buona parte del mio percorso, come Borondo o Alberonero o Sbagliato. Il cammino di analisi, ricerca e intervento sul territorio che sto portando avanti con loro prevede la realizzazione di opere, permanenti o temporanee, che non hanno un mercato specifico. Spesso si tratta di investimenti a perdere che nessuno vuole affrontare. Inoltre vorrei usare la mia esperienza come ariete per promuovere altri giovani autori che ritengo interessanti”.
Foto Header courtesy of Roberto Conte