Edoardo Tresoldi torna in Medio Oriente con Gharfa, una gigantesca scultura percorribile fino al 21 Dicembre, che evoca le rovine locali.
Unendo architettura, paesaggio e genio artistico, Edoardo Tresoldi realizza gigantesche installazioni fatte di rete metallica, che raffigurano architetture antiche, giardini fantasiosi, orizzonti perduti e cattedrali sparite. Oggi Tresoldi ritorna in Medio Oriente a distanza di due anni dalla realizzazione della meravigliosa scenografia che ha ospitato un evento per i reali degli Emirati Arabi ad Abu Dhabi. Le fotografie dell’opera sono di Roberto Conte.
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Questa volta Tresoldi vola a Riyadh (Arabia Saudita) per realizzare Gharfa, un padiglione esperienziale situato all’interno di Diriyah Oasis, un distretto culturale e parco giochi all’aperto di 130mila metri quadrati, progettato da Designlab Experience, nei pressi di At-Turaif District, sito patrimonio UNESCO. Il progetto è stato commissionato da Diriyah Season Committee a Studio Studio Studio, realtà interdisciplinare di cui Edoardo Tresoldi è fondatore e direttore artistico, seguendo le direttive della Commissione saudita che vuole implementare un grande piano di sviluppo per potenziare il turismo e la fruizione del patrimonio nazionale.
Gharfa è un’opera totale che nasce dalla collaborazione tra Edoardo Tresoldi e il designer Alberonero, il musicista Max Magaldi e il green designer Matteo Foschi, fondatore dello studio Odd Garden. Con i suoi 26 metri di altezza Gharfa, fatta con la consueta rete metallica e il sughero, mette in scena il rapporto tra uomo, paesaggio e architettura, attraverso installazioni site specific. All’interno di Gharfa il fuoco, simbolo che richiama la cultura araba ed elemento di aggregazione e condivisione universale, è al centro dell’installazione video di Tresoldi. La tradizione araba è il filo rosso che collega le diversi parti del progetto: basti pensare all’installazione costituita da un tappeto posto davanti a un cielo di nuvole artificiali, chiara allusione al rapporto tra passato e il futuro. Inoltre, l’installazione green realizzata da Tresoldi e Matteo Foschi, riprende le forme decorative arabe per creare intrecci vegetali con materiali industriali. Infine, accompagna lo scandire del percorso di visita, il racconto sonoro di Max Magaldi.