Quando il caffè diventa arte. Intervista all’artista Bernulia

C’è chi il caffè lo serve al bar, chi lo beve e chi lo odia, ma c’è anche chi lo usa come materiale pittorico. È il caso di Giulia Bernardelli, artista italiana capace di trasformare bevanda in creazioni artistiche.

Avete mai pensato al caffè che bevete ogni giorno come materiale di lavoro per un’opera d’arte? Lo ha fatto Giulia Bernardelli, in arte Bernulia, la quale ha saputo dare nuova vita ad una macchia di caffè rovesciata accidentalmente. Grazie a questo primo “errore”, come mi spiegherà, Giulia ha creato uno stile tutto suo, con un forte seguito sui social, attraverso un’arte che non necessita di pennelli, ma bensì oggetti comuni in cucina. Questo è quello che ci siamo detti.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Giulia Bernardelli (@bernulia)

Perché hai scelto di iniziare a lavorare con il caffè?

È stato casuale. Mi ero iscritta a Instagram da poco, e ovviamente ancora non si parlava di lavoro sui social. Avevo preso questa iscrizione come un modo per riflettere su quello che volevo condividere, e volevo che fosse qualcosa di mio, sincero, che però potesse interessare anche gli altri. Quindi ho cominciato a guardare anche inconsciamente le cose in un modo fotografico e a domandarmi come potessi condividerle in maniera soddisfacente. Un giorno per caso rovesciai il caffè sul tavolo dei miei genitori, che grazie al cielo era bianco, mi sono fermata un attimo ad osservarlo e mi sono domandata: “ma se da questa macchia uscisse una storia, un ritratto, se questa macchia potesse raccontare qualcosa?”. Così mi sono messa a disegnare con quello che avevo a disposizione: cucchiaini, dita, cose di questo tipo, e ne è uscito un disegno che ho fotografato e condiviso su Instagram, quello è stato il mio primo approccio con il caffè.

Cosa cerchi di comunicare con le tue opere?

Bah, non me lo domando mai, nel senso che quello che faccio è molto spontaneo. Cerco di non rifletterci tanto perché mi piace fare le cose con il mio lato istintivo, sicuramente mi sento di esprimere la bellezza delle cose più semplici e quotidiane, soprattutto la loro magia. Cioè, anche come una macchia, un errore, possa trasformarsi in qualcos’altro se guardato da un punto di vista differente.

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Giulia Bernardelli (@bernulia)

Si parla sempre più spesso di “crisi della pittura da cavalletto”, perché secondo te nell’arte contemporanea c’è stato questo bisogno di trovare nuove forme di espressione?

È vero! Perché dall’arte accademica abbiamo fatto tantissimi passi in avanti, non che sia per forza migliorata, però il concetto di arte è cambiato e si è allargato. Ci si è domandato che cosa sia l’arte e la bellezza, ma non si è trovata una risposta unica, se ne sono trovate tante e diversi modi per esprimerlo, quindi trovo che sia naturale questo ampliamento. L’arte che possa essere trasmessa sui social (anche se io ci lavoro) è qualcosa che ancora mi fa un po’ impressione, lo trovo quasi un peccato, però in realtà c’è anche questa velocità di informazione, questa accessibilità e quindi magari è una cosa bella anche questa non per forza negativa.

Sei una fan del caffè? Ne bevi molti o ti limiti a farci disegni?

Sì, ne bevo tantissimo, è iniziato tutto per caso con la moka dei miei genitori, dopo si è aperto un mondo lavorativo e tutti mi domandavano “A te piace il caffè? Come lo bevi?” e io ho sempre risposto “espresso” pensando che fosse la risposta unica da dare essendo italiana, no? In realtà ho scoperto che noi italiani pensiamo di sapere tutto come al solito, in realtà sappiamo pochissimo di caffè. Un progetto di lavoro mi ha introdotto a tanti nuovi modi per poterlo fare, scoprendo un mondo dietro al caffè e mi piace in tutti i modi, ti dirò di più: forse l’espresso è quello che mi piace meno.

Quali sono i tuoi strumenti di lavoro?

Penso che dietro a un’immagine fatta bene si vedano le intenzioni con cui l’ha creata. Cerco sempre di essere sincera, nel senso, quando rovescio una tazzina di caffè non sento di non poterci lavorare con dei pennelli perché non sarebbe onesta come immagine. Rovescio una tazzina di caffè e ci lavoro con cucchiaini, dita, stuzzicadenti, a volte dividendoli in 4, lo trovo più onesto lavorarci con i materiali che trovo in cucina.

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Giulia Bernardelli (@bernulia)

Oltre al caffè principalmente usi diversi materiali organici. Il tuo rapporto con la natura e l’arte credi che possa educare chi la guarda? 

Sicuramente è educativo per me. Osservare la natura da molto molto vicino mi da tantissime risposte a domande anche esistenziali che ho, quindi analizzarla e riuscire a renderla come io la vedo, in maniera magnifica e meravigliosa è assolutamente istruttivo. Se questo riesco a trasmetterlo sono felicissima. Voglio essere un’interprete, far vedere la bellezza di quello che già c’è più che creare qualcosa.

Cosa ne pensi dell’arte sui social? Stanno diventando le nuove vetrine dell’arte contemporanea? E il tuo successo nello specifico quanto lo deve a loro?

Vorrei pensare sempre di no, perché è molto limitante. Anche con Instagram si parla di quadratini, l’arte è molto, molto di più. Comunque è uno strumento di comunicazione potentissimo, e può essere un mezzo, non il fine per comunicare le opere. Anche mio papà di 72 anni fa quelle che lui chiama le “cartoline artistiche”, dove sceglie un quadro, lo commenta e lo posta sui social. È felicissimo di farlo perché è un dialogo continuo con le persone che lo seguono. Devo tantissimo a Instagram, è stata la mia vetrina, abitando a Mantova non avevo molti contatti, Instagram mi ha aiutata tantissimo. I social sono un mezzo molto potente, vanno utilizzati nel migliore dei modi, però che l’arte si possa limitare a questo no.

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Giulia Bernardelli (@bernulia)

Che fine fanno i tuoi lavori una volta fotografati?

Spariscono, vengono cancellati. Non utilizzo fogli, lavoro su delle tavole bianche. Mi hanno chiesto in tantissimi di conservarle, ma quello che vorrei trasmettere è la bellezza del momento, mi piace l’idea che non durino ma che rimangano in una fotografia.

C’è qualche progetto in cantiere che non sei mai riuscita a realizzare?

Una mostra. Mi piacerebbe tantissimo fare una mostra, però da figlia di un gallerista non mi accontento mai. Sto cercando il luogo perfetto, il momento perfetto e le cose perfette da poter stampare, ci spero.

Hai progetti futuri?

Sto lavorando a un libro che uscirà a settembre. Mi piace tantissimo lavorare per un libro e vedere le mie immagini finalmente stampate, perché sai, sui social continuano a scorrere ma non rimangono mai, quindi mi sto dedicando a questo.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

La Musa surreale, Alessandra Redaelli racconta Gala Dalì in prima persona nel suo nuovo libro

Nel libro La musa surreale, Alessandra Redaelli ripercorre, attraverso la voce della stessa protagonista, la vita della musa di Salvador Dalì, non solo come compagna del celebre pittore, ma come una figura indipendente, capace di determinare il proprio destino.

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno