Chromatic Dreams: Mapping the Inner Landscape, allestita al Sofitel Brussels Europe dal 30 ottobre 2024 al 6 gennaio 2025, è una collettiva curata da Eugenia Durandy de Naurois-Turgot che esplora il potere trasformatore del colore come medium per la riflessione emotiva e spirituale. La mostra presenta le opere di Jane Puylagarde, Silvère Jarrosson e Marc-Antoine Garnier, artisti che interrogano il potenziale evocativo della materia e delle tonalità cromatiche, proseguendo idealmente la ricerca filosofica di Barnett Newman e Wassily Kandinsky. Newman e Kandinsky avevano attribuito al colore il potere di risuonare interiormente, aprendo l’animo umano a un linguaggio di stati d’animo profondi e sfumature emozionali. Da questa prospettiva, Chromatic Dreams si trasforma in una cartografia del paesaggio interiore dei visitatori, guidandoli verso un percorso emotivo personale e condiviso.
Il cuore di questa esposizione risiede nella capacità del colore di fare da catalizzatore per la trasformazione interiore, abbandonando i riferimenti storici per invitare il pubblico a un’esperienza immediata e sensoriale. Man mano che ci si immerge nel percorso espositivo, il colore si fa veicolo di riflessioni personali, mentre le opere di Puylagarde, Jarrosson e Garnier costruiscono un dialogo complesso che oscilla tra percezione e introspezione. Chromatic Dreams elimina barriere formali e richiami precostituiti per creare un ambiente di immersione profonda, in cui le emozioni trovano uno spazio di esplorazione libera e fluida.
Jane Puylagarde si distingue per le sue superfici monocromatiche e scultoree, dove pittura e scultura si intrecciano, dando vita a strutture organiche che ricordano i cicli vitali di crescita e decadimento. La sua grande opera, Fresque 3, un acrilico su tela di due metri e trenta, presenta superfici che invitano alla contemplazione, grazie a un’estetica ricca di rilievi e texture. La sua recente opera Red Elevations, dai toni infuocati, è un altro esempio di come il colore e la matericità possano spingere lo spettatore in uno stato meditativo e riflessivo. Attraverso texture minuziose e una ripetizione che stabilisce un ritmo ipnotico, Puylagarde trasmette un senso di immobilità che cattura l’attenzione del visitatore, immergendolo in una dimensione di pausa e profondità.
Silvère Jarrosson affronta il tema della trasformazione attraverso il movimento, con un approccio che unisce il linguaggio della danza alla pittura astratta. Con tecniche fluide come il dripping e l’uso di reazioni chimiche, Jarrosson esplora la tensione tra controllo e caos. La sua opera Une certaine acoustique invita il pubblico a un viaggio sensoriale che si svela nella sovrapposizione di gesti e trame. Le pennellate e i movimenti stratificati risuonano in un gioco di tensioni, richiamando il tema centrale della mostra: l’esplorazione del paesaggio interiore, in cui il gesto pittorico riflette e amplifica le onde emotive. Fluidità e instabilità diventano elementi centrali, in una rappresentazione visiva che rispecchia il costante mutare delle emozioni umane.
Marc-Antoine Garnier offre invece una prospettiva diversa, manipolando luce e tempo nelle sue fotografie scultoree. Opere come L’eau et les rêves e Nuages esemplificano il suo gioco con la percezione, creando immagini che fluttuano tra il visibile e l’invisibile. Attraverso una precisa composizione di luci e ombre, Garnier riesce a catturare momenti fugaci che riflettono simultaneamente un mondo esterno e uno stato d’animo interiore. Le sue fotografie fungono da specchi metaforici, simulando la trasformazione interna degli spettatori che si trovano immersi in riflessioni cangianti e si confrontano con la propria identità fluida e in perenne cambiamento.
Nonostante la diversità stilistica, il nucleo dell’esposizione risiede nella coesione tra le opere, che creano un dialogo dinamico sull’esplorazione interiore. Quindici opere di Puylagarde, Jarrosson e Garnier si intrecciano per costruire un percorso che mappa un viaggio emozionale ed esplora come colore, texture e forme possano riflettere stati d’animo. Specchi simbolici inseriti nel percorso espositivo intensificano ulteriormente il dialogo, creando portali che dissolvono i confini tra spettatore e opera, trasformando la contemplazione in un processo attivo di auto-consapevolezza. Mentre i visitatori interagiscono con le opere, vengono immersi in un processo di percezione che, alternando momenti di quiete a riflessioni profonde, diventa una vera esplorazione dell’identità e della sua fluidità.
In un’atmosfera autunnale che amplifica i temi della mostra, Chromatic Dreams sembra allinearsi con il naturale ciclo stagionale di cambiamento, richiamando il continuo rinnovamento emotivo e spirituale.