“Il catalogo del mondo: Plinio il Vecchio e la Storia della Natura” si inserisce nel Bimillenario Pliniano. A duemila anni dalla nascita del celebre autore, la mostra, ospitata nella città di Como e aperta al pubblico fino al 31 agosto 2024, sarà l’occasione per fare un viaggio nel tempo andando alla scoperta dei 37 libri che compongono l’opera pliniana più celebre, esempio della prima enciclopedia del mondo. Non solo: attraverso la figura di Plinio, a emergere è una riflessione sulla profonda connessione che lega esseri umani del passato e del presente. Siamo parte di un immaginario di cui non sempre siamo pienamente coscienti: un patrimonio di immagini che ci contiene e dà forma al nostro modo di intendere il mondo anche quando non ce ne rendiamo conto.
Fra gli artisti troviamo opere di Cy Twombly, Andy Warhol, Giulio Paolini, Fabio Viale e Luigi Spina. Nel processo creativo di un artista come Luigi Spina l’archeologia diventa campo di osservazione in grado di lasciar emergere quella che in fondo è una sensibilità, un modo di vedere e sentire il mondo. Umanesimo, concetto antichissimo, è l’eredità che come un filo rosso percorre qualcosa come gli ultimi duemila anni della nostra storia e ha a che fare con l’umano in quanto appartenenza al genere Homo, definizione tassonomica dell’essere umano antico come del moderno, ma anche umano come humanitas. Humanitas, il valore etico e la sensibilità nei confronti dell’altro che diventa “uguale e pari”, individuo da conoscere e ri/conoscere.
Non sempre la scultura classica è una visione facile. Anzi, al contrario, la sua osservazione implica uno sforzo consapevole. Dobbiamo pensare a un fatto fondamentale: la collocazione originaria delle opere oggi viene meno, è un tassello mancante che viene sostituito dal contesto museale. Eppure, il corpo continua a parlarci con la stessa forza ed è un corpo che, anche per questo, diventa patrimonio collettivo, al di là del tempo e dello spazio. Fabio Viale, altro artista presente, scolpisce il marmo fin da ragazzo: nelle sue opere il tatuaggio si trasforma in un’operazione di riscrittura dell’idea classica della bellezza. Ecco allora che il lavoro sul corpo, il concetto di armonia e bellezza, la vita con il suo essere allo stesso tempo eterna e fugace ci permettono di varcare una soglia e raggiungere un tempo altro. Un tempo che è contemplazione dell’umano, della società passata e futura, dei nostri sogni e di tutti coloro che sono venuti prima di noi: come loro, anche noi scompariremo nelle trame della storia, ma non passa giorno in cui non lasciamo una traccia, anche minima, di ciò che ci rende (ancora), esseri capaci di sognare, immaginare, costruire.
“Guardando il pane carbonizzato, intatto, ho immaginato il panettiere che lo fece quella notte: non ebbe più un giorno. Penso a quel pane che conserva intatto il desiderio della vita. Mi aggrappo al corpo di Pompei come se fosse il mio“, ha detto in un’occasione Luigi Spina spiegando la sua fotografia. Plinio il Vecchio muore a Pompei: la sua vita come la sua morte, insieme alla tragica storia degli abitanti del posto e l’eruzione del Vesuvio nei secoli hanno continuato a nutrire l’immaginario cinematografico, influenzando scrittori e artisti. In “Vesuvius”, presente nell’esposizione, Andy Warhol prende ispirazione dalla storica eruzione per caricare il vulcano con l’energia cromatica della Pop Art. L’artista, che aveva incontrato l’attore e gallerista Lucio Amelio negli anni Settanta a New York, insieme a lui intraprende un viaggio alla scoperta di Napoli da cui nascerà una serie di 18 opere ispirate al Vesuvio, esposte per la prima volta nel 1985 al Museo nazionale di Capodimonte a Napoli e oggi di nuovo in Italia.
Gaius Plinius Secundus, che noi conosciamo come Plinio il Vecchio, comasco, era stato portato a Roma dal padre, che affida la sua educazione a Publio Pomponio Secondo, scrittore e uomo politico: nella sua ricca biblioteca e fra i giardini della splendida Roma antica il giovane può dare sfogo alla sua curiosità, estremamente vivace, passando dall’arte oratoria agli studi di botanica. Diventerà scrittore e naturalista, oltre a ricoprire la carica di comandante militare e governatore. La Naturalis historia, che si compone di 37 libri, è un trattato naturalistico che tocca un complesso di conoscenze incredibile: astronomia, mineralogia, geografia, arte, medicina, antropologia, botanica, metallurgia, zoologia.
“Il catalogo del mondo: Plinio il Vecchio e la Storia della Natura” coinvolge due sedi espositive di grande suggestione della città di Como: l’ex Chiesa di San Pietro in Atrio e Palazzo del Broletto in piazza Duomo con un allestimento curato dall’architetto Paolo Brambilla. Inoltre, la mostra si sviluppa attraverso un percorso open-air che comprende il nuovo spazio multimediale Vis Comensis, museo virtuale interattivo storico, inaugurato proprio in questa occasione. Il museo multimediale Vis Comensis, che ha coinvolto lo spazio al piano terra del settecentesco Palazzo degli Studi, ora Liceo Classico e Scientifico Alessandro Volta di Como, presenterà tre sale, di cui una dedicata dedicata alla presentazione di Plinio il Vecchio, Plinio il Giovane, Paolo Giovio e Alessandro Volta, la “Sala dei Savi”, oltre alla “Sala delle Mappe” e “l’Inventario dal Mondo”, dove esplorare le invenzioni dell’enciclopedia, del museo e della pila, inventata da Alessandro Volta, nato nella città di Como nel 1745.