Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e Gucci hanno annunciato la proroga fino a lunedì 16 settembre della mostra collettiva “Il resto di niente“, curata da Eva Fabbris con Giovanna Manzotti e basata su un’idea di Sabato De Sarno.
Gli spazi del museo Madre di Napoli, ricchi di riferimenti che vanno dal Barocco al minimalismo, ospitano una narrazione collettiva fatta di installazioni, fotografie, modelli, opere sonore, video, sculture di neon, schizzi architettonici e grandi disegni. Questi lavori dialogano tra loro a partire dallo sguardo di uno dei protagonisti più visionari dell’architettura italiana della seconda metà del Novecento, Aldo Loris Rossi. Rossi, nato a Bisaccia nel 1933 e scomparso a Napoli nel 2018, ha sempre avuto un approccio radicale all’architettura e all’urbanistica, con un’attenzione particolare alla città di Napoli. I suoi disegni e progetti, spesso realizzati in collaborazione con Donatella Mazzoleni, sono messi in dialogo con le opere di dodici artisti contemporanei di diverse generazioni e provenienze, ognuno dei quali apporta una propria interpretazione.
Il titolo della mostra richiama l’omonimo romanzo di Enzo Striano, che con la figura di Eleonora de Fonseca Pimentel, ritrae le trasformazioni sociali e antropologiche di Napoli durante la rivoluzione del 1799. La mostra prende spunto da questi temi, ipotizzando cambiamenti sociali e antropologici in una Napoli contemporanea in continua evoluzione.
Al centro del percorso espositivo, la figura di Aldo Loris Rossi emerge con la sua selezione di disegni e progetti per Napoli, come la Casa del Portuale (1968-1980) e il complesso residenziale di Piazza Grande (1979-1989), esempi vividi di architettura brutalista. Questi edifici sono concepiti come astronavi autonome nel solco delle utopie post-belliche. Tobias Zielony, con il suo progetto fotografico e video dedicato alle Vele di Scampia, ha realizzato per questa mostra una serie di scatti che raffigurano le costruzioni di Rossi e Mazzoleni, creando un dialogo visivo e tematico.
L’esposizione continua con le opere di artisti come Vincenzo Agnetti e Nanda Vigo, che offrono paralleli concettuali con il lavoro di Rossi. Jim C. Nedd, RM e Domenico Salierno si focalizzano sul concetto di abitare nel mondo di oggi e sulle ripercussioni che questo ha nelle varie esistenze, mentre Giulio Delvè e Özgür Kar indagano il pericolo di sentirsi esistenzialmente intrappolati. Sara Persico traduce in suoni la dimensione urbana catturata da Angharad Williams nel riflesso di un’automobile. Franco Mazzucchelli, con le sue sculture gonfiabili, riempie le sale del Madre con dispositivi che occupano lo spazio condiviso.
Questa mostra segna la ripresa dell’attività espositiva del Museo Madre, dopo una pausa per lavori di manutenzione straordinaria e beneficia della collaborazione degli Archivi di Ateneo dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, dell’Archivio Vincenzo Agnetti e dell’Archivio Nanda Vigo.