Senza posa: da quando si è inaugurata l’era di Alessandro Michele sembra non ci sia limite al fermento in seno alla griffe. Collezione dopo collezione, stagione dopo stagione, Gucci conferma la vocazione alla contaminazione artistica e al mecenatismo.
Dopo la Fashion Week, il 17 ottobre si apre a Parigi la Foire Internationale d’Art Contemporain, fino al 22 ottobre presso il Grand Palais.
Ospitata dall’imponente cornice parigina, FIAC è un’occasione tanto imperdibile per esperti e appassionati del settore, quanto preziosa per i giovani galleristi e artisti.
Nato come uno degli eventi collaterali della FIAC nel 2015, Paris Internationale si è subito rivelato uno degli eventi più stimolanti della Paris Art Week.
L’idea di partenza delle cinque gallerie emergenti (Crèvecoeur, High Art, Antoine Levi Sultana e Gregor Staiger) che hanno dato vita a questa esperienza era piuttosto basilare: prendere una location suggestiva come l’ Hôtel de Ségur (storico hotel particuler) situato al civico 45 di Avenue d’Iéna, nel cuore del 16ème arrondissement, a poca distanza dalla Tour Eiffel, e farlo divenire l’habitat naturale di sessanta gallerie provenienti da diciassette paesi di tutto il mondo. Il pubblico accorre, la critica è entusiasta, l’iniziativa nasce dunque sotto una buona stella.
Una stella che oggi brilla più che mai perché quest’anno Gucci sosterrà l’evento come patner ufficiale.
La sponsorizzazione del brand di lusso Italiano, ma di proprietà francese, da modo alla manifestazione di evolversi senza rinunciare allo spirito un po’ bohémienne che la caratterizza e la avvicina al direttore creativo Alessandro Michele.
Il numero degli espositori è stato leggermente ridotto (da 60 a 55), mentre come nuovo scenario è stato selezionato un parcheggio multipiano ristrutturato nel quartiere dell’Haute–Marais. Un luogo simbolico dal momento che, per quasi trent’anni, ha ospitato la sede di Libération, il quotidiano co-fondato da Jean-Paul Sartre nel 1973.
Come abbiamo già avuto modo di raccontare più approfonditamente in questa rubrica, l’arrivo di Alessandro Michele alla guida della Casa di Moda ha segnato l’inizio di un nuovo corso per Gucci.
Sotto l’egida della holding del lusso francese Kering, fondata e guidata da François Pinault, lo spazio concesso a progetti di ampio respiro all’interno di Gucci si sta progressivamente allargando. Partendo dalle collaborazioni con creatori di meme, sarti di Harlem e artisti ancora sconosciuti al grande pubblico, fino alla Paris International per l’appunto, la ricerca di nuovi orizzonti da parte di Kering e i suoi collaboratori sembra inarrestabile.
Il brand Italiano ha recentemente patrocinato House Style:500 anni di moda a Chatsworth.
In una delle antiche dimore più suggestive di tutto il Derbyshire passato, presente e futuro s’incontrano in quella che non è una una semplice retrospettiva, ma un vero e proprio mash-up: abiti, accessori, gioielli vintage si mescolano con i nuovi accessori pensati da Michele per Gucci. La Maison riesce a portare a compimento una brillante operazione di marketing dalla sicura efficacia: esporre quel gioco di contrappunti che anima la rinascita di un marchio tornato ai massimi splendori grazie ad un designer che ha saputo captare, catturare, riproporre e sintetizzare l’heritage storico di Gucci insieme agli stimoli provenienti dal mondo dell’arte e della strada.
Nel 2014 il brand italiano ha inoltre finanziato un intervento strutturale al celebre Giardino di Boboli, a Firenze, che gli è valso un primato: Gucci è la prima firma di moda ad entrare, con la sfilata cruise 2018, all’interno della Galleria Palatina di Palazzo Pitti, cuore pulsante dell’identità fiorentina. Con quella collezione il cortocircuito architettato da Michele attingeva un pò dalle vestigia dell’antica Atene e un pò dal glamour Hollywoodiano creando un universo assolutamente originale e personale.
Da bravo eroe post-moderno Michele sarebbe perso senza riferimenti, senza fonti da citare l’incredibile patchwork di idee che compongono il suo lavoro sarebbe impossibile e, questa consapevolezza, è forse la ragione più viscerale che muove l’ardente mecenatismo di Gucci e del suo direttore creativo.
Certi dunque dell’impellenza di una prossima mossa della griff, non ci rimane che attendere!