Il giallo รจ risolto. Sono passati 140 anni da quel mese di ottobre del 1884, quando Angelo Morbelli, pittore allora trentenne e giร conosciuto a Milano come uno degli esponenti del nuovo realismo pittorico a sfondo sociale, solo in seguito abbandonato in favore di un pacato divisionismo, espose allโAccademia di Brera quello che sarร in seguito conosciuto come il suo capolavoro โ Asfissia!
Il soggetto? Una tavola apparecchiata, vini, liquori, avanzi di cibo, di caffรจ e di liquori, una penna, un calamaio, alcune lettere giร scritte ma non ancora impostate; e ancora, un revolver appoggiato su una ribaltina, a fianco delle lettere e del calamaio, un candeliere ancora fumante sul tavolo, un cappello a cilindro (o gibus) appoggiato su una poltrona, un pavimento coperto di fiori; e, in un angolo, su un divano e ai suoi piedi, due corpi distesi: di un uomo e di una donna. Morti. O almeno, cosรฌ sembra (uno dei due in realtร si salverร : ma procediamo con ordine).

Lโepilogo di una notte drammatica, vissuta โ nonostante tutto, o a far da contraltare alla disperazione: poichรฉ si dice che la disperazione non sempre fermi lโappetito โ tra abbondanti mangiate e altrettanti abbondanti libagioni (di vino, o per meglio dire di sciampagna, come si amava dire allora); e poi disperazione, passione, amore, sesso (almeno cosรฌ ci piace immaginare), il tutto nel corso di una notte di veglia febbrile e col desiderio sempre piรน stringente di farla finita, una volta per tutte, con una vita che non poteva piรน dare nulla, di fronte allo sconforto e allโangoscia di un amore passionale e disperato, che tuttavia, evidentemente, non aveva, di fronte alla societร e ai desiderata delle famiglie, futuro alcuno. La didascalia del quadro โ unico indizio lasciato dallโartista, con abile e sottile strategia, sul luogo del delitto โ recitava testualmente: “Diedero varie lettere da impostare e ordinarono un pranzo piรน succulento del solito, e quanti fiori gli era possibile portare. Recati i fiori, il cameriere notรฒ che la signora aveva indosso una veste bianca e semplice, e lasciato ricader sulle spalle le trecce cosparse. L’indomani il sole era giร alto”.

Il gusto รจ quello del periodo: decadente, tardoromantico, molto melodrammatico, dove alla bellezza dei fiori, di cui รจ cosparso il pavimento della stanza, fa da contraltare una nota torbidamente sensuale, e un tretrogusto di angoscia, di asfissia (come recita appunto il titolo del dipinto), e soprattutto di morte. Sono, del resto, i temi trattati nel periodo da molti altri pittori, come Lawrence Alma-Tadema, di cui il pittore milanese avrebbe potuto ammirare i dipinti a Parigi quache anno dopo, all’Esposizione Universale del 1889.

Molti fiori, i resti di un pranzo sulla tavola, e due giovani, sdraiati in un angolo della stanza, apparentemente morti. Dunque, di che si tratta, si chiedono allora i contemporanei del pittore, e, con essi, i posteri, di fronte a quello che appare come un mistero solo accennato, ma mai risolto? Di un omicidio-suicidio? Di un doppio suicidio? O dellโomicidio di entrambi da parte di un terzo incomodo, entrato nella stanza per far giustizia di un amore di cui era geloso? Oggi, finalmente, a 140 di distanza dal fatto, abbiamo la risposta. Netta, inequivocabile. Che riserva anche, forse, un (seppure parziale) lieto fine. E che forse, con gli strumenti, e la sensibilitร mutata, di oggi, si puรฒ rileggere anche in unโaltra chiave. Potrebbe essere quello oggi viene chiamato femminicidio (o tentato tale), nato da una passione malata, una relazione tossica, impossibile da sostenere, da ufficializzare โ per le diverse classi sociali a cui i due appartenevano โ a cui poi sarebbe dovuto seguire il suicidio del colpevole?

Una tela, molti indizi
Ma โ come in tutti i thriller che si rispettano โ, prima di svelare la soluzione del giallo, procediamo ancora un momento con la storia e i suoi intricati indizi. Il mistero di questa tela, infatti, non รจ finito. Accolta malamente e con un poโ di freddezza dalla critica di allora โ tela definita โardita, originale, bizzarra, dove i particolari vincono l’assieme per la maniera onde il Morbelli li ha condotti e per le impressioni che essi suscitano negli osservatori attentiโ, dove โil soggetto principale (i due amanti, ndr) รจ annegato e scompare in mezzo a tanti fiori, e a tanti oggetti che il Morbelli ha raggruppato alla sinistraโ (cosรฌ Il Pungolo, giornale attento alle novitร artistiche e letterarie, allโepoca) โ, Morbelli pensรฒ bene di tagliarla a metร , o meglio a tre quarti: eliminando dalla tela principale (quella che rappresentava la tavola apparecchiata, il revolver, le lettere, il gibus) la cruda descrizione del dramma, ovvero i corpi: lasciando cosรฌ, si puรฒ dire, la scena del crimine vuota, priva dei suoi attori principali.

E cosรฌ, per altri cento e passa anni, del quadro che rappresentava un misterioso suicidio (o omicidio?), non rimase che una tavola apparecchiata, quasi a limitare il soggetto alla semplice scena di un pasto pantagruelico appena finito: privato, dunque, almeno apparentemente, della tragicitร da cui la tela originaria aveva avuto origine; tanto che Germano Celant, non si sa se per furbizia o per ignoranza, pensรฒ bene, nel 2015, di esporla alla Triennale, nella sua mostra โArts & Foodโ, come simbolo non di amore e morte, qual era in origine, bensรฌ di una normalissima grande bouffe (una grande abbuffata) ottocentesca. Un travisamento bellโe buono del senso vero e profondo del quadro, che, benchรฉ monco, in realtร continua tuttโora a mantenere quellโalone di mistero, quellโatmosfera romantica un poโ asfissiante, che Morbelli gli diede fin dallโorigine.
Ma oggi, del mistero di quel quadro si vede finalmente la soluzione.
(Continua – 1)
La seconda parte di questo racconto la trovate qua:
Asfissia! Un quadro di Morbelli. Un giallo nella Milano del 1800 (pt. 2)
Un altro aneddoto sulla vita di Angelo Morbelli lo potete trovare qua:
Angelo Morbelli e quella propensione un poโ troppo estrema pel realismo sociale
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