Banksy, la “campagna d’estate” dell’artista per denunciare i problemi globali. Con capre, elefanti e altri animali

questo articolo viene aggiornato day-by-day, per seguire in tempo reale il flusso di opere che Banksy sta mettendo in giro per Londra in questa calda estate del 2024.

Uno-due. Come aveva già previsto Stefano Antonelli, assieme a Gianluca Marziani il più grande esperto di Banksy nel mondo, la nuova “campagna estiva” di Banksy continua: dopo il primo murale, ecco infatti arrivare anche il secondo lavoro dello street artist più famoso di sempre, apparso ancora una volta a Londra nel cuore della notte.

Partita tre giorni fa con il murale The Goat (in italiano “La capra”, che qualche buontempone ha persino interpretato come un omaggio al nostro Vittorio nazionale, Sgarbi naturalmente, che col termine “capra”, divenuto negli anni virale, ha identificato tutti coloro che parlano a vanvera e non sanno quel che dicono), apparso il 5 agosto nell’area del Kew Bridge, a Richmond, nella zona sud-ovest di Londra, ora la “campagna estiva” di Banksy è proseguita con la seconda puntata: un altro murale, questa volta rappresentante due elefanti che, da due finestre gemelle di un edificio a Chelsea, all’angolo tra Edith Terrace e Edith Grove, si salutano dandosi la proboscide.

Dunque, un uno-due che lascia presupporre che la saga continui, come aveva già preannunciato Antonelli dal suo profilo Facebook, parlando, già in occasione del primo murale, di “una indicazione nascosta: day 1” (se si scaricava l’immagine che Banksy ha postato sui suoi profili, appariva infatti “day 1” come titolo del file, ndr), che faceva pensare fin dall’inizio a “una sorta di opera-a-puntate per l’estate, come è in uso per certa letteratura”, ha scritto il critico sulla sua pagina (leggasi: i vecchi romanzi d’appendice, che nell’Ottocento hanno di fatto costruito la grande letteratura mondiale, da Balzac a Dostoevskij al nostro Riccardo Bacchelli col suo intramontabile Mulino del Po, e alla cui tradizione, anche noi di Artuu, per questa caldissima estate, ci siamo d’altra parte attenuti, pubblicando, per l’appunto a puntate, un romanzetto di fantascienza scritto alcuni anni fa dal sottoscritto, che in qualche modo anticipava certi dibattiti odierni circa gli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale: per leggere la prima puntata, cliccate qua).

Dalla capretta, in quel caso arrampicata su un pilastro di un edificio in disuso che si può vedere dal Kew Bridge, un po’ come se ci si trovasse sulla balconata di un teatro (cosa piuttosto comune nei lavori di Banksy, come ad esempio nel caso del murale conosciuto come Well Hung Lover, apparso nel 2006 a Bristol, ndr), agli elefanti, dunque: ma, come sempre avviene con i lavori di Banksy, l’interpretazione è criptica e suscita molte discussioni.

Banksy Well Hung Lover 2006

Per quanto riguarda la capra, infatti, la cui sagoma, realizzata col classico stencil in bianco e nero, appare abbarbicata su un pilastro sporgente dal muro dell’edificio, oggi in disuso, della Caxton Name Plate Manufacturing Co Ltd, una ditta di targhette in metallo che ha chiuso i battenti nel 1997, facendo cadere dei pezzetti di roccia verso il terreno, il tutto filmato da una telecamera appositamente spostata verso alto per riprenderla, ci sono state molte e varie interpretazioni.

Le interpretazioni

La gazzella di montagna palestinese

Una delle più accreditate, è quella che ravvisa una grande somiglianza con le cosiddette “gazzelle di montagna” tipiche della Palestina: in questo caso, allora, la gazzella, anch’essa, come il popolo palestinese, a rischio di estinzione, sarebbe in bilico su un precipizio, a rischio della vita, benché si trovi sotto le telecamere di tutto il mondo. Un’altra interpretazione, invece, potrebbe essere che la stessa “capra” in bilico sul precipizio rappresenti in realtà tutta l’umanità, anch’essa, come il povero animale, a rischio della propria esistenza causa le scellerate politiche ambientali, e, benché tutti ne siano consapevoli (la telecamera puntata su di lei rappresenta appunto la visibilità internazionale del fenomeno), nessuno fa niente per impedire il disastro.

L’elefante nella stanza

<em>The Elephant in the room<em> Los Angeles 2006

La nuova opera, ora, introduce nuovi elementi narrativi e simbolici. Perché l’elefante? In molti, a Londra, l’hanno associato al motto The Elephant in the room, espressione idiomatica inglese per indicare una situazione che è sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno vuole risolvere. Un riferimento, anche in questo caso, che si potrebbe mettere in relazione sia col drammatico genocidio in atto in Palestina, sia, invece, coi problemi ambientali, che a Banksy stanno molto a cuore e su cui più volte è intervenuto con i suoi lavori (l’ultima, con l’albero morto, di cui ha dipinto le foglie verdi su un muro nel marzo scorso in un giardino di Hornsey Road, una strada popolare nel nord di Londra).

Banksy e gli animali

Banksy <em>Heavy Weaponry<em>

D’altra parte, va notato che non solo Banksy ha spesso utilizzato gli animali, al pari di Orwell nel suo Animal Farm, come simboli dei difetti e delle politiche umane, ma anche in particolar modo il simbolo dell’elefante. Il suo Heavy Weaponry, che raffigura un elefante con un missile nucleare sul dorso, ad esempio, è un’immagine presente nel repertorio dell’artista sin dagli anni novanta (e oggi divenuta marchio di fabbrica del suo stesso sito, ndr), spesso accompagnata dalla scritta “What part of thermo-nuclear war don’t you understand?“, “quale parte della guerra nucleare non capisci?”.

L’elefante, anche allora, era richiamato dall’artista proprio in relazione alla frase Elephant in the room: esempio significativo è stato, nel 2006, quando Banksy posizionò una vera elefantessa dipinta all’ingresso della mostra “Barely Legal“, a Los Angeles, per simboleggiare problemi globali allo stesso tempo evidenti a tutti e ignorati da tutti, come la povertà e la mancanza di acqua potabile: “C’è un elefante nella stanza”, scriveva l’artista a mo’ di introduzione della mostra losangelina. “C’è un problema di cui non parliamo mai. Il fatto è che la vita non sta diventando più giusta. 1,7 miliardi di persone non ha accesso all’acqua potabile. 20 miliardi di persone vivono sotto la soglia di povertà. Ogni giorno centinaia di persone sono sottoposte a dolore fisico da idioti che alle mostre d’arte gli parlano di quanto sia brutto il mondo senza tuttavia fare davvero qualcosa al riguardo. Qualcuno vuole un bicchiere di vino gratis?”.

Forse, ancora oggi, Banksy ci parla del mondo e dei suoi problemi, e del nostro stare alla finestra a guardare, a ridere, a scambiarci amenità mentre là fuori le guerre infuriano, la natura è devastata, la povertà aumenta e intere popolazioni rischiano la morte e l’estinzione.

Sia come sia, la “calda estate” di Banksy non è che all’inizio. Aspettiamoci molte altre puntate in arrivo, probabilmente sempre a tema “animalier”…

Post Scriptum: le Scimmiette, parte 3

Post Scriptum: proprio come in una telenovela, o in un romanzo d’appendice vissuto in tempo reale, non facciamo in tempo a commentare e ad analizzare la nuova opera banksiana, che già l’imprendibile corsaro dell’arte contemporanea sorprende il mondo, con una nuova opera. Stavolta protagoniste sono tre scimmiette, che si dondolano sul ponte di una stazione della metropolitana nell’East London. Inutile, probabilmente, lambiccarsi sui significati renconditi di ogni opera: l’invasione degli animali dello zoo di Banksy, come abbiamo detto, non è probabilmente che all’inizio…

Parte 4: il lupo che ulula alla luna: già rubato?

Dopo la capra, l’elefante, gli scimpanzè, ecco oggi, nel suo quarto giorno di show pubblico per le strade di Londra, fare la sua comparsa un lupo che ulula alla luna. Il lupo è comparso oggi, 8 agosto, su una parabola satellitare dalla forma rotonda (una forma di metonimia visiva: la forma del contenente richiama quella del contenuto mancante, ovvero la luna a cui il lupo starebbe ululando appunto), sul tetto di un edificio a un solo piano in Rye Lane, Peckham, nel sud di Londra. Sembra che la parabola in precedenza non fosse stata presente sul “luogo del delitto”. A rendere più avventurosa la vicenda, ecco, ad appena poche ore dalla sua apparizione, ecco l’arrivo di tre ragazzi, dei quali almeno uno con il volto coperto dal passamontagna, avventurarsi con una scala sul tetto della casa su cui era apparsa l’opera, appropriarsi della parabola e scappare. La polizia londinese ha fatto sapere di di essere stata chiamata per segnalazioni di una essere stata chiamata “per una parabola satellitare rubata contenente un’opera d’arte”, ma per il momento non ha effettuato arresti.

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Da sottolineare che, come in altre opere dello street artist di Bristol, anche questo lupo che ulula alla luna ha un significato metaforico nel gioco di parole interne alla stessa espressione idiomatica. Come del resto accade anche in italiano, infatti, l’espressione inglese “howl at the moon” significa, come recita anche il Collins Dictionary, “sprecare tempo ed energie cercando di fare qualcosa che è impossibile fare o cercando di ottenere qualcosa che non puoi avere”.

Banksy <em>Laugh Now<em> 2003

Come l‘elefante nella stanza, dunque, (the elephant in the room) che lo street artist ha piazzato sotto forma di due esemplari che si affacciano alle finestre gemelle di una casa a Chelsea, e come le tre scimmie che si arrampicano su un ponte della ferrovia nella zona di Brick Lane a est di Londra (che possono richiamare il proverbio “non vedo, non sento, non parlo”, e che Banksy aveva già utilizzato in senso metaforico nell’opera Laugh Now del 2003, in cui le tre scimmie portavano altrettanti cartelli identici, su cui era scritto: “Laugh now, but one day we”l be in charge”, “ridi adesso ma un giorno saremo noi a comandare”, un corrispettivo inglese del nostro “ride bene chi ride ultimo”), anche questa volta Banlsy sembra voler dirci qualcosa: ovvero che il suo (e quello di chiunque denunci i problemi del mondo, dalla guerra dalla povertà crescente alla crisi ambientale) è un atto fondamentalmente inutile, perché la politica è sorda e non vuol sentire.

Lo stesso Banksy, dal suo profilo Instagram, dopo i primi due lavori, aveva invitato il pubblico a scommettere su quale sarebbe stato il soggetto del prossimo lavoro. Quale sarà dunque il prossimo? Dando per scontato che sarà ancora a soggetto animale, sarà ancora un animale al centro di un proverbio o di una frase idiomatica?

Ecco due pellicani mangiano un pesce sopra un “fish bar”. È la quinta puntata dell’epopea banksiana dell’estate

Comparso dapprima solo sul profilo “Banksy Archive” e solo successivamente su quello ufficiale dell’artista, ecco il 9 agosto un altro lavoro di Banksy, che rappresenta due pellicani che agguantano al volo altrettanti pesci (qua l’articolo completo e la sua intrepretazione, ndr), proprio sopra l’insegma di un… Fish Bar. Un uccello più grande, simile a un pellicano, è infatti raffigurato con le ali spiegate e la testa inclinata all’indietro mentre ingoia un pesce. Un uccello più piccolo è in piedi accanto a lui, e sembra beccare il terreno, sempre con in bocca un pesce.

Sarà questo l’ultimo tassello della “campagna d’estate” dello street artist più famoso del mondo?

Lo scopriremo a breve.

Sei: un felino si fa le unghie su un cartello in rovina. Una gatta?No, una leonessa

Puntuale come il fisco, è arrivata anche la sesta opera della “campagna estiva” di Banksy basata sugli animali. Questa volta, la silhouette nera di un felino, secondo alcuni una gatta, che si fa le unghie sul supporto in legno di un cartello pubblicitario mezzo distrutto è stata dipinta dallo street artist britannico a Cricklewood, in Edgware Road, una lunga arteria che da centro porta alla zona nord-occidentale di Londra. Il cartello è stato rimosso nel corso della giornata dall’appaltatore della pubblicità ufficialmente “per motivi di sicurezza”.

Stefano Antonelli, tra i maggiori esperti di Banksy e curatore con Gianluca Marziani delle mostre di Banksy, sulla sua pagina Facebook, in controtendenza con tutti quelli che di primo acchitto l’hanno subito identificata come una gatta che si stiracchia, l’ha invece immediatamente definita “una leonessa incatenata“. Studiando con più attenzione la silhouette dell’animale, in effetti, si può vedere chiuaramente come la postura, la massa muscolare, la parte finale della coda e, non ultimo, anche il profilo del muso dell’animale, corrispondono tutti non a quelli del gatto, più delicato e gentile, ma proprio a quelli di una leonessa.

E siamo a 7, con i piranha in un acquario… in una cabina della polizia di Londra

Pià dettagliato, pià ricco di sfumature e in sostanza più raffinato e meno grezzo, il settimo lavoro di Banksy nella sua “settimana estiva” a Londra (forse l’ultimo?, in fondo, dopo il settimo giorno persino Dio si riposò) questa volta è comparso… su una cabina della polizia (una cabina del telefono collegata direttamente con la polizia di Londra, in modo da facilitare eventuali richieste di aiuto o denunce di reati). Il lavoro rappresenta un acquario eseguito con grande cura dei particolari, solamente che, invece che degli innocui pesci “comuni”, è abitato da terribili piranha. Chiaro sfottò nei confronti delle autorità e, visto il luogo su cui è stato dipinto, in particolare della polzia britannica.

La cosa curiosa è che il portavoce della polizia londinese ha affermato che la City of London Corporation sta ora lavorando ad alcune opzioni per “preservare” la nuova opera d’arte. In sostanza, Banksy, da artista-guerrigliero e illegale e contro il sistema, sta diventando, lo voglia o no, il beniamino di tutti: persino della polizia e delle autorità, che pure ha sempre sfottuto e preso di mira nelle sue opere.

(articolo in aggiornamento)

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