È possibile ricreare il passato, o addirittura inventarlo, grazie all’intelligenza artificiale? Questo è l’interrogativo che apre Argo, la mostra personale di Paolo Bufalini (Roma, 1994), che sarà inaugurata sabato 9 novembre alle ore 11.30 presso Spazio Aperto di Palazzo Ducale a Genova. Curata e prodotta da Sineglossa e sostenuta da SIAE e dal Ministero della Cultura nell’ambito del programma Per Chi Crea, l’esposizione si avvale della collaborazione del Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino, sotto la supervisione del Dr. Andrea Jouve, e sarà visitabile fino al 5 dicembre.
In Argo, Bufalini prosegue la sua indagine sulla rimediazione dei ricordi personali tramite dispositivi tecnologici avanzati. Utilizzando modelli di intelligenza artificiale generativa applicati ai suoi album di famiglia – digitalizzati per coprire un periodo dagli anni Cinquanta ai primi Duemila – Bufalini crea un passato alterato, una sorta di memoria aumentata che rispecchia ciò che “potrebbe essere stato” ma non è mai esistito. I dataset digitalizzati sono stati usati per addestrare modelli text-to-image, capaci di riprodurre le sembianze dei soggetti rappresentati, generando un archivio di immagini che, sebbene sembri fotografico, è una fusione ambigua tra realtà e immaginazione.
Questi “archivi aumentati” trasformano i ricordi personali in una piattaforma di esplorazione artistica più ampia, proponendo una riflessione sui concetti di identità, tempo e rappresentazione. La mostra include una serie di sintografie in cui i familiari dell’artista appaiono dormienti, una condizione che li ritrae in una sospensione tra presenza e assenza. In questo stato onirico, la figura del dormiente diventa simbolo della latenza del ricordo: presente ma inaccessibile, evocativo ma incompleto. Argo diventa così un viaggio nelle memorie personali e collettive, sospeso tra passato e futuro, tra visibile e invisibile.
L’esposizione culmina in un’opera scultorea che porta il concetto di latenza su un piano materico. In una serie di ampolle contenenti una soluzione acida in agitazione, Bufalini ha dissolto gioielli d’oro di seconda mano, rendendo il metallo invisibile ma non perduto. Il processo alchemico lascia l’oro in uno stato ambiguo, fisicamente presente ma non visibile, pronto a riaffiorare allo stato originario. Questa scultura rappresenta un ulteriore livello della latenza, richiamando l’inconscio tecnologico esplorato dall’artista, dove informazioni nascoste e impossibili da percepire diventano il fondamento delle sue immagini.
Dopo Genova, Argo sarà allestita dal 12 al 15 dicembre a Bologna presso la Fondazione Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, inserendosi nella rassegna The Next Real | Art, AI & Artificial Intelligence, un progetto curato da Sineglossa e sostenuto dalla Regione Emilia Romagna, volto ad esplorare i confini tra arte e intelligenza artificiale.
Argo rappresenta quindi un’interrogazione sulla natura dell’immagine e della memoria, una ricerca che, per mezzo dell’AI, trasforma il ricordo in un percorso ipotetico e sempre in evoluzione, in cui il passato diventa una realtà fluida e potenzialmente infinita.