Carrara stellare: due mostre che guardano al marmo con occhi nuovi

C’è chi dice che il marmo sia materia morta. A Carrara – dove il marmo plasma l’identità più della lingua – stanno dimostrando l’opposto. Il mudaC | museo delle arti Carrara inaugura il 28 marzo 2025 due mostre che usano il marmo non come reliquia, ma come detonatore di possibilità: “Stars and Dust” di Vincenzo Marsiglia e “Marble Dust. From the Space” di Federico Galeotti. Due visioni radicalmente diverse, ma unite da un’idea semplice e audace: il marmo non è più solo marmo.

Marsiglia lo aveva già fatto intuire in Piazza Duomo, quando il suo “Regolo” trasformò l’albero natalizio in una scultura-faro. Ora torna con un progetto museale che è un cortocircuito tra fisicità e digitale, design e profumo, realtà e mixed reality. Stars and Dust è una sequenza orchestrata di materia e immaginazione. Il suo iconico simbolo a stella si incarna nei materiali più diversi: alabastri bucati come membrane, origami marmorei, dittici in onice che sembrano frammenti di costellazioni. Ma il punto focale è Wrapped Marble, una scultura ellittica fatta con un tessuto speciale a base di polvere di marmo, che il visitatore può letteralmente attraversare. Non si guarda da fuori, si vive da dentro.

E non basta la vista. Marsiglia stimola anche l’olfatto con una fragranza creata ad hoc, “Ethereal Carrara”, sviluppata da Atelier Fragranze Milano. Sì, avete letto bene: una scultura profumata. L’arte come esperienza totale, sinestetica, che spinge il visitatore a rallentare, immergersi, dimenticare il fuori.

Ma il colpo di scena arriva con l’uso di Hololens2, visore di mixed reality normalmente usato in chirurgia. Marsiglia è stato il primo artista a utilizzarlo come medium creativo, e da qui nasce Map (Star) the World, un’opera in costante trasformazione. Ogni spettatore indossa il visore e, guardando, genera una “pelle stellare” che si deposita sugli oggetti, creando uno strato unico e irripetibile. Arte generativa, partecipativa, incarnata. A completare il percorso, scatti fotografici, un video proiettato su marmo bianco e una colonna sonora firmata da Ocrasunset. Qui la materia si smaterializza, si fa codice e risonanza.

Federico Galeotti invece parte dalla polvere. Ma non da quella cosmica, da quella di casa. Quella che resta sotto le scarpe dei cavatori, che aleggia negli atelier, che ti entra nei polmoni e ti resta nella memoria. Marble Dust. From the Space è una riflessione sul segno e sull’impronta. Galeotti macina il marmo come un pittore antico e lo trasforma in pigmento per comporre visioni spaziali, ma non solo astronomiche: metafisiche, esistenziali.

Il suo spazio non è solo quello tra le stelle, ma quello tra i corpi, tra i gesti, tra ciò che siamo e ciò che vogliamo lasciare. L’impronta dell’uomo sulla Luna diventa qui una metafora dell’urgenza di permanenza, del bisogno quasi disperato di scrivere “io c’ero”. Ogni granello di polvere diventa atto di resistenza all’oblio. E l’arte, in questo contesto, è un tentativo di immortalità.

Galeotti, fumettista, pittore, visionario, ci invita a guardare il mondo con occhi cosmici, a leggere nella materia la traccia della nostra inquietudine. Le sue opere non sono da capire, ma da attraversare. Parlano al corpo prima che alla mente. E in questo trovano un dialogo sotterraneo con Marsiglia: entrambi, da direzioni opposte, ci raccontano che il marmo non è una fine, ma un principio.

Carrara, con questa doppia mostra, dimostra che l’arte può ancora essere una soglia. Che la memoria, se ben scolpita, sa parlare il linguaggio del futuro.

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