“Come Calder ha ispirato la scultura che sfida la gravità di Thaddeus Mosley”

Il mondo dell’arte è pieno di connessioni e influenze interconnesse, molte delle quali si estendono ben oltre l’epoca e il luogo in cui un’opera è stata creata. A volte, queste influenze possono estrarre qualcosa di completamente nuovo e rivoluzionario da un artista, ispirando nuove direzioni e approcci. Un esempio di ciò può essere visto nella recente esposizione presso il Seattle Art Museum, in cui le sculture sfidanti la gravità di Thaddeus Mosley entrano in dialogo con quelle di Alexander Calder.

Alexander Calder, pittore e scultore americano del XX secolo, è noto per le sue innovative sculture mobili, caratterizzate da forme astratte appese a file di filo metallico. Queste opere dinamiche, che cambiano costantemente aspetto a causa del movimento e delle diverse prospettive visive, sfidano la concezione tradizionale della scultura come mezzo statico e immutabile.

Calder ha portato la scultura in uno spazio totalmente nuovo, quello della tridimensionalità in movimento, un concetto profondamente ispiratore per Thaddeus Mosley. Mosley è un artista afroamericano proveniente dalla Pennsylvania che ha cominciato la sua carriera come scultore negli anni ’50. Pur avendo percorsi di vita molto diversi, Calder e Mosley si ritrovano uniti dalla stessa ricerca artistica: la volonta di manipolare lo spazio attraverso forme animate dal movimento.

In particolare, Mosley è rimasto affascinato da una delle sculture mobili di Calder, “6 Dots Over a Mountain” dopo averla visionata a casa di un collezionista. Questo incontro ha dato una svolta radicale al suo percorso artistico, spingendolo a sperimentare con forme organiche in legno che sembrano sporgere e snodarsi nello spazio, creando un senso di dinamismo e gravità sospesa. Proprio come nelle opere di Calder, anche nelle sculture di Mosley l’osservatore è coinvolto in un dialogo costante con l’opera, la cui percezione si modifica a seconda del punto di vista.

L’esposizione “Following Space: Thaddeus Mosley & Alexander Calder” presso il Seattle Art Museum mette in luce l’intersezione tra questi due artisti nella loro esplorazione del movimento, del peso e del tempo. L’esibizione presenta una serie di opere dei due artisti, permettendo ai visitatori di confrontare e comprendere come le opere di Calder abbiano influenzato quelle di Mosley, pur mantenendo ciascuno la propria unicità espressiva.

Se Calder si esprime attraverso movimenti delicati e fluttuanti che creano ombre mutevoli, Mosley crea monumentali sculture in legno che emergono dal suolo e si proiettano nello spazio, creando un bilanciamento di volumi che sembrano sfidare la gravità. Vi è un comune denominatore nell’esplorazione del rapporto tra l’opera e lo spazio circostante, ma ciascuno artista lo interpretra in modo diverso, creando forme dinamiche e mutevoli che catturano l’attenzione dell’osservatore.

In conclusione, quest’esposizione offre una prospettiva affascinante sull’interazione tra artisti e sullo sviluppo dell’arte moderna, dimostrando come la scultura possa diventare una forma viva e interattiva, capace di catturare e manipolare lo spazio circostante. Sia Calder che Mosley ci hanno insegnato che l’arte può sfidare le leggi della fisica e della percezione, ispirando nuove generazioni di artisti a esplorare e sperimentare con forme tridimensionali nel tentativo di catturare l’essenza mutevole e dinamica della realtà.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

La Musa surreale, Alessandra Redaelli racconta Gala Dalì in prima persona nel suo nuovo libro

Nel libro La musa surreale, Alessandra Redaelli ripercorre, attraverso la voce della stessa protagonista, la vita della musa di Salvador Dalì, non solo come compagna del celebre pittore, ma come una figura indipendente, capace di determinare il proprio destino.

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno