“Dürer e gli altri”: i confini del Rinascimento al Castello del Buonconsiglio di Trento

Zona di frontiera e di incontro fra il mondo tedesco e la penisola, il Trentino è da sempre una terra dai confini labili soggetta a contaminazioni culturali e scambi mercantili che, passando per la val d’Adige, fondamentale via di comunicazione commerciale tra Nord e Sud dell’Europa, raggiungono le corti delle Signorie italiane. Centri considerati periferici come Trento e Bressanone hanno assunto una forte rilevanza nell’epoca della Riforma protestante, evento che ha stravolto le arti portando alla luce bisogni comunicativi e regole iconografiche nuove dettate da un sentire religioso e filosofico diverso. Sede del Concilio di Trento (1545), la regione divenne una sorta di laboratorio dove innovare e ricercare soluzioni formali in grado di adattarsi ad un’epoca di intense trasformazioni politiche e culturali. 

Nel 1512, Johannes Cochlaeus annotava nella sua Brevis Germaniae Descriptio che Trento è la frontiera della Germania verso l’Italia, dove gli abitanti parlano la lingua italiana e la tedesca”. 

Riflettendo sulla natura poliedrica e sull’importanza storica della regione non possiamo esimerci dal porre l’attenzione sul sfaccettato mondo delle botteghe di confine e sul passaggio degli artisti fiamminghi, pronti a intraprendere il viaggio di formazione che ha caratterizzato molti dei più grandi autori rinascimentali e barocchi. Da questa consapevolezza scaturisce la grande mostra “Dürer e gli altri“, visitabile dal 6 luglio al 13 ottobre 2024, iniziativa ambiziosa promossa dal Museo Castello del Buonconsiglio di Trento per celebrare il centenario della sua nascita come sede espositiva (1924-2024). Dietro a questo ambizioso progetto si cela un’accurata ricerca che parte dal passaggio di Albrecht Dürer in Trentino (1494/1495), soggiorno di fondamentale importanza per la carriera del maestro tedesco che segnerà i rapporti di artistici tra Germania e Italia, per poi concentrarsi su svariati “casi studiocapaci di esemplificare le diversità politiche e la ricchezza culturale proprie del Trentino, territorio troppo spesso marginalizzato.

Albrecht Dürer Fortezza tra mari e monti 1527 ca Milano Pinacoteca Ambrosiana

La presenza di Dürer e dei suoi disegni, acquarelli, incisioni e dipinti rappresentò una rivelazione per gli autori autoctoni costretti a relazionarsi con nuove forme espressive. In mostra viene presentata una riflessione articolata sulle caratteristiche peculiari del Rinascimento d’oltralpe e trentino caratterizzato da una sorta di persistenza di alcuni caratteri gotici come le linee mosse, la cura per il dettaglio, i tratti decisi, la ricchezza decorativa, le espressioni accentuate e i riferimenti cavallereschi, elementi perfettamente fusi con la prospettiva, il raffinato gusto nella composizione, la resa anatomica e il volume tipici del Cinquecento fiorentino e romano. Quello Trentino è stato un Rinascimento originale, sui generis, sviluppatosi tra il 1470 e il 1530/1540 accorpando i nuovi stili proveniente dalle regione limitrofe tradotti con un’estetica variegata che spazia dall’Italia Settentrionale alla Germania, fino a raggiungere le Fiandre.

Albrecht Dürer attr San Girolamo 1514 Siena Pinacoteca Nazionale

Un committente in particolare ha favorito la diffusione di questo nuovo stile l’imperatore Massimiliano I, enfant prodige e sovrano umanista, che ha accolto Dürer al suo servizio appoggiando le sue istanze riformatrici e investendo nella sua ricerca artistica e scientifica. Massimiliano si fece proclamare imperatore (Choronatio Caesaris) proprio a Trento, il 4 febbraio 1508, inaugurando con una sfarzosa cerimonia una nuova era per i suoi possedimenti. Evento storico che richiama svariati maestri tedeschi nella città, come testimonia la presenza del “Crocifisso” di Sisto Frey nel Duomo cittadino. 

Momento a cui seguì il trasferimento dell’imperatore presso la corte di Innsbruck, al centro del Tirolo, che trasformò una zona provinciale nel centro culturale dell’impero, dove furono completate molto imprese artistiche di valore, compresi numerosi cicli di incisioni e sculture celebrative.

D’altronde, il principe vescovo Bernardo Cles (1485-1539), promotore della costruzione e decorazione del Magno Palazzo al Castello del Buonconsiglio ricopriva il ruolo di consigliere dell’imperatore e successivamente di membro della dieta imperiale di Carlo V, nonché suo cancelliere. Il vescovo, rinomato per essere una mecenate attento e interessato all’arte a lui contemporanea, si fece ritrarre da artisti come Bartholomäus Bruyn e coinvolse dell’ornamentazione del palazzo maestri come Bartlmä Dill Riemenschneider. 

Albrecht Dürer Ritratto di giovane Genova Musei di Strada Nuova Palazzo Rosso

Il percorso espositivo presenta una ricca selezione, circa 80/90 pezzi, tra pitture, disegni, oreficeria, opere lignee e stampe, rivolgendo un’attenzione particolare a quest’ultime, centrali nella produzione dell’epoca come mezzo di diffusione delle novità storico-artistiche e primo propulsore della popolarità di Dürer. 

Troviamo qui esposta parte della straordinaria produzione grafica dell’artista tedesco, che raffigura proprio il Castello del Buonconsiglio, in un acquarello proveniente dal British Museum di Londra ed esposto per la prima volta in Italia. L’opera entrata solo in epoca moderna nelle collezioni del museo britannico e in origine appartenuta al noto pittore settecentesco Sir Thomas Lawrence, testimonia la fascinazione suscitata dal Castello sul maestro di Norimberga che immortalò l’edificio in altri splendidi capolavori tra cui: la «Veduta di Trento» conservata a Brema e il bulino con «Sant’Antonio Abate». 

ADurer Il Castello del Buonconsiglio British Museum Londra

Le riproduzioni e gli originali presenti permettono di analizzare una parte del catalogo del pittore spesso trascurata, ma indispensabile per comprendere a pieno alcune delle sue scelte, a partire dalla composizione dei suoi incredibili sfondi nutriti da paesaggi e scene di corte e di vita quotidiana dal sapore estremamente veritiero. Sono studi dove appare evidente quale sia il soggetto di interesse circondato da un’ambientazione sfumata, evanescente, che sembra perdersi nelle gradazioni di colore.

Accanto a lui figurano straordinari disegni e incisioni usciti dalle mani di altri autori meravigliosi come: Alvise Vivarini, Bartolomeo Dill Riemenschneider, Jörg Artzt, Marx Reichlich, Michael Pacher,  il Maestro di Uttenheim, Hans Klocker, Girolamo Romanino, Marcello Fogolino, Dosso Dossi, gli Olivieri,  ed altri ancora, provenienti da grandi istituzioni museali come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, l’Accademia Carrara di Bergamo, il Museo Correr, il Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, i Musei di Strada Nuova di Genova e la Pinacoteca Nazionale di Siena. Maestri provenienti anche dai confinanti domini scaligeri e dall’entroterra veneziano, tramite i quali giunge in Trentino il linguaggio artistico della maniera moderna interpretato secondo il gusto locale.

Michael Pacher Santa Caterina portella di predella da altare maggiore di Sebato 1465 ca Innsbruck Ferdinandeum

Ampio spazio è dedicato alle opere lignee, genere caratteristico delle zone alpine che illustra il carattere degli artisti trentini, pregno di un immaginario ancora influenzato dal gotico e ricco di espressioni ed elementi tendenti al grottesco, come possiamo apprezzare attraverso un esempio di Johannesschüsse: opera tipica dell’area alpina raffigurante la testa decollata del Battista. Manufatto fedele all’episodio evangelico esposto sulla mensa dell’altare in occasione di determinate festività dal carattere eucaristico. Tradizione scultorea che ritroviamo anche nel “Compianto sul Cristo morto” (1440 circa) di Hans Multscher, ritratto con l’emblematica espressione della mistica devozionale di tradizione nordica, o ancora in un splendido esemplare di “San Giorgio e il drago” (1528 circa), scultura che restituisce le fattezze di Georg von Frundsberg, membro di una della famiglie più influenti dell’aristocrazia tirolese e fratello del vescovo di Trento, attraverso le sembianze del suo santo omonimo. 

Di particolare interesse risulta anche la sezione dedicata al ritratto, genere dall’ampia fortuna fra Quattrocento e Cinquecento e di cui i maestri fiamminghi furono ottimi esponenti. La ritrattistica moderna si spinge oltre all’intento celebrativo restituendo la fisionomia dell’individuo ritratto, unita alla sua interiorità e alla rappresentazione della sua posizione sociale. 

Albrecht Dürer Ritratto di giovane Genova Musei di Strada NuovaPalazzo Rosso

D’altronde molti pittori del Rinascimento tedesco erano influenzati dall’umanesimo e aderivano o erano almeno vicini al movimento riformatorio di Martin Luther. Dato che la fede luterana è estranea al culto dei santi e della Madonna considerato quasi una forma di idolatria, nei territori altamente influenzati dalla riforma protestante la domanda di dipinti religiosi diminuì radicalmente e dall’altro canto aumentò invece la richiesta di ritratti commissionati da ricchi commercianti e dai principi.

Molti artisti del Nord e del Sud si confrontano con il ritratto, cogliendo le istanze proveniente dall’area veneta ricca di ritrattisti di qualità come Jacopo de’ Barbari, qui presente con il famoso “Ritratto d’uomo” (1500-1503), autore che per diversi anni fu attivo in area germanica. Nei ritratti esposti confluiscono il carattere celebrativo e ideale di ispirazione classica squisitamente italiano e la minuta attenzione al dettaglio fisionomico e all’indagine psicologica tipici dell’arte fiamminga e germanica. Ne è una prova la sintesi condotta da Marx Reichlich, talentuoso interprete attivo a Bressanone e autore di una serie di ritratti minuziosi dall’incredibile qualità artistica, capaci di confrontarsi con il “Ritratto di giovane” (1506) di Albrecht Dürer e con i più eccelsi esempi dell’arte tedesca e italiana: da Roland Fruehauf il Vecchio, ad Antonello da Messina e Alvise Vivarini. 

Marx Reichlich Ritratto di Gregor Angerer 1519 Innsbruck Ferdinandeum

Reichlich dimostra il suo virtuosismo in opere come il “Ritratto di Gregor Angerer canonico di Bressanone” (1519), ritratto commemorativo innovativo e stupefacente che ritrae un committente colto e umanista reso attraverso un modellato scultoreo, che ne evidenzia lo sguardo freddo e sicuro, una composizione rigidamente simmetrica e un’attenzione al particolare che si esprime nella cura riservata al disegno del colletto dell’abito.

Albrecht Dürer Cristo tra i dottori 1506 Madrid Museo Thyssen

L’iniziativa, resa possibile da numerosi prestiti prestigiosi, vanta la presenza dei capolavori più famosi di Albrecht Dürer come “Cristo tra i dottori della chiesa” (1506), opera elegantissima e meravigliosa raffigurazione sacra, solitamente conservata presso il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, che sintetizza a pieno l’anima dell’artista, grande esponente della pittura rinascimentale e colto umanista, ma anche personaggio fieramente tedesco, che non rinuncia allo stile e agli elementi figurativi derivanti dalla tradizione iconografica nordica. Seguito da un’ulteriore prova della maestria dell’autore: la magnifica “Adorazione dei Magi” (1504), proveniente dalla Galleria degli Uffizi, ambientata in un paesaggio di invenzione in cui scorgiamo una rocca in basso a destra: il castello trentino di Arco. Dipinto che ebbe un enorme seguito come possiamo apprezzare in un’altra opera in mostra, una tela dall’autore sconosciuto ritrovata nella chiesa parrocchiale di Santa Caterina a Sluderno in Südtirol, che presenta un evidente richiamo all’opera del maestro di Norimberga realizzata 16 anni prima. I due lavori presentano la stessa eleganza nelle figure, connotate da espressioni dolci e pacate e arricchite da panneggi impeccabili illuminanti con tonalità cangianti.

ADurer Adorazione dei magi Firenze Galleria degli Uffizi

La mostra, a cura della direttrice del Castello, Laura Dal Prà, affiancata da Giovanni Maria Fara e Claudio Salsi, è promossa dal Museo del Castello del Buonconsiglio in collaborazione con l’Università degli Studi di Trento e la Soprintendenza per i Beni e le Attività culturali. Partnership che sono confluite in un catalogo dall’altissimo livello accademico pubblicato da Edizioni Officina Libraria.

Poche esibizioni riescono a tradurre l’essenza di un territorio come «Dürer e gli altri», che è stata in grado, non solo di raccogliere una ricca selezione di opere che sintetizzano perfettamente le tendenze e gli stili sorti all’epoca del passaggio dal Gotico al pieno Rinascimento nelle aree di interesse, ma anche di sottolinearne la ricchezza culturale facendosi manifesto delle relazioni intrecciate da Trento con i centri del nord e del sudper cui costituì una terra di transizione attraverso la quale entrare a contatto con altre interpretazione del potere e della fede. 

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