“ECCENTRICHE NATURE”: una prospettiva femminile sul rapporto tra natura e artificio in mostra a Bologna

L’eterno ritorno della natura come elemento irrinunciabile dell’indagine artistica ed inesauribile fonte di ispirazione costituisce il fulcro dell’esposizione “Eccentriche Nature”, a cura di Pasquale Fameli con la collaborazione di Valentina Rossi.  Negli spazi di CUBO – Museo d’impresa del Gruppo Unipol a Bologna, dal 5 giugno al 5 ottobre 2024, prende vita una rassegna che riunisce dieci artiste contemporanee accomunate da un particolare aspetto della loro produzione artistica: l’analisi della relazione tra artificio e mondo naturale. Autrici appartenenti a generazioni diverse e profondamente legate al contesto culturale bolognese, che hanno fatto del centro urbano la loro sede creativa interiorizzandone i riferimenti storico-artistici.

Eccentriche Nature CUBO Unipol 5 giugno 5 ottobre Porta Europa

La mostra presenta oltre venticinque opere, voraci catalizzatrici di significato e fondamenta di un percorso creativo dedicato alla natura e alla sfera corporale, che unisce l’espressione artistica alla ricerca scientifica trattando il dato naturale attraverso una visione mai univoca e banale che esplora la vegetazione. Elemento eternamente presente nella storia dell’arte come soggetto da imitare, scandagliare e persino superare.

Eccentriche Nature” costituisce un’operazione artistica incentrata sull’estetica nella sua accezione più ampia ed assolutamente estranea ad intenti politici, seppur portatrice di messaggi ecologisti, che intende dar voce ai processi astrattivi, trasformativi e all’elaborazione plastica e concettuale condotta dalle artiste, che distillano il modello naturale traducendolo in forme inaspettate e messaggi inediti elegantemente veicolati dalle opere esposte.

Eccentriche Nature CUBO Unipol 5 giugno 5 ottobre Porta Europa

Il titolo nasconde una duplice valenza riferendosi da un lato alla prospettiva peculiare da cui la natura viene osservata, soffermandosi sugli elementi strutturali della vegetazione,quali foglie, rami o radici, e dall’altro alla natura personale delle artiste presenti in mostra, che con la loro pratica eccentrica e innovativa esplorano la forma con metodologie lontane dalla cultura accademica.  Approcci misurabili nella loro capacità di decostruire gli stereotipi collegati alla creatività  femminile, storicamente riferita ad un universo semantico fatto di delicatezza, soggettività, fragilità e compostezza insufficiente a descriverne tendenze e contenuti. 

Eccentriche Nature CUBO Unipol 5 giugno 5 ottobre Porta Europa

Nelle parole del curatore l’esposizione si discosta dalle convenzioni della storia dell’arte bolognese, nella quale “le forme vegetali hanno assunto rilevanza con il neonaturalismo di metà Novecento, restando però invischiate nella pittura informale e nelle sue derivazioni tipiche di una prospettiva prettamente maschile” per lasciare spazio ad un punto di vista femminile affermatosi nei decenni successivi.  Riflettendo lo spirito dell’arte contemporanea caratterizzata dalla perdita di un orientamento dominante e costantemente in bilico tra formalismo e concettualismo. 

L’itinerario diviso in due allestimenti totalmente differenti, quasi due mostre separate, spinge il fruitore a riflettere sul confine che separa il naturale dall’artificiale attraverso numerosi medium: sculture, installazioni, fotografie, disegni, fino alle più radicali ricerche concettuali. Apre la prima parte del percorso ospitata da CUBO in Porta Europa l’installazione “Volto in rovo” (2009) di Sissi (1977), che con la sua natura aggettante conquista la spazio con un andamento verticale componendo una sorta di anatomia extracorporea ramificata sulla parete, cherichiama la struttura del nido, luogo di accoglienza e corazza protettiva, all’interno del quale un gioco di specchi presenta la pittura come autoritratto dell’artista. 

Pinuccia Bernardoni In colore di foglia n 3 2006 barretta a olio su carta su aspex acquarello 148 x 98 x 14 cm

Segue una sezione rivolta al linguaggio grafico, vero e proprio strumento di studio della morfologia vegetale, dove i lavori di Pinuccia Bernardoni (1953), Giulia Dall’Olio (1983) e Sabrina Muzi (1964) manifestano un virtuosismo unico capace di rinnovare tecniche tradizionali, quali il disegno a pastello, a carboncino o a penna.

Bernardoni con “Nero di foglia n. 3(2006) effettua una sintesi essenziale e minimalista della struttura della foglia restituendo corpo al disegno, che grazie alle sue linee sinuose si sposa perfettamente con l’eleganza delle pagine presentate da Greta Schödl (1929). Opere di piccolo formato e grande grazia che richiamano la tradizione del libro miniato arricchite dall’utilizzo di pigmenti naturali, della foglia d’oro e da una scrittura minuziosamente curata gremita di motivi vegetali. Dall’altro canto Muzi con la serie “Imago plantae (2013) riprende la classificazione scientifica delle piante con uno sguardo freddo e analitico disegnando dal vero erbe commestibili dalle proprietà curative, allo scopo di rimarcare il potere nutritivo della natura. Lavoro intrinsecamente legato all’arte bolognese che reinterpreta l’erbario riferendosi implicitamente all’esempio di Ulisse Aldrovandi. Operato che si collega al lavoro di Dall’Olio che introduce l’elemento antropico nei suoi carboncini ritraenti rigogliose vegetazioni, sui quali si innestano ampie campiture di tempera colorata allegorie dell’azione umana che si impone cancellando parte del territorio. 

Giulia DallOlio 2022 charcoal and pastel on paper 35 x 25 cm

Manifestazione della mano dell’uomo sull’aspetto naturale che si traduce nell’opera “Arbusti” (2020) di Sergia Avveduti (1965) in un intervento brutale sull’immagine fotografica corrosa dalla solarizzazione, enfatizzata dal processo di post produzione.

Una profonda analisi che assume plasticità nell’opera “La grande quercia della Valle(2011) di Mirta Carroli (1949) dominata dalla dicotomia tra materia e soggetto rappresentato che traduce in acciaio le morbide forme del paesaggio. Seguita dall’installazione “Setole(2021) di Francesca Pasquali (1980), che propone nuovamente un accostamento tra produzione umana e naturale usufruendo della materia di scarto trasformata in una lente di ingrandimento sulla natura, in grado di restituire la vita all’inanimato. Dimensione plastica che conquisterà la seconda sede della mostra, dove il mezzo scultoreo si impone nell’ambiente con i lavori di Sabrina Muzi (1964), Pinuccia Bernardoni (1953), Sabrina Mezzaqui (1964), Sergia Avveduti (1965) e Valentina D’Accardi (1985). 

Eccentriche Nature CUBO Unipol 5 giugno 5 ottobre Torre Unipol

Entrando nella sala espositiva in Torre Unipol rimaniamo estasiati dall’apertura dello spazio sul paesaggio che sembra trasportare le opere nel territorio circostante. Rapporto esterno interno perfettamente riassunto da “Come dentro così fuori, come fuori così dentro” (2024) di Muzi, scultura metallica che riproduce il tronco di un albero restituito anche nella texture creata con l’ausilio della pittura acrilica, nonché arricchita da una traccia sonora composta da suoni tratti dal naturale e poesie. Operazione simile a quella condotta da Bernardoni nell’opera di apertura di questa seconda sezione “Germinazione n. 7” (1990), nella quale la lamiera si deforma, si piega, trasformandosi in carta e alludendo al processo di germinazione, prima fase della crescita che determinerà lo sviluppo di una nuova creatura. 

In questa seconda sede viene approfondita la relazione tra ambiente e civiltà, che trova nell’installazione site specific “Origami (Pasquali, 2022) una perfetta sintesi realizzata scomponendo degli scarti di lastre di neoprene, materiale sintetico e respingente, ammorbidito tramite le cuciture che lo ricompongo in una cascata di origami “cartacei”. Elementi industriali con i quali coltivare una natura fieramente artificiale animata dall’azione dell’artista. 

Francesca Pasquali Origami 2022 scarti di lastre di neoprene spilli fili colorati Museo MACRO Roma cFPA Archive

Ibridazione tra organico e inorganico scelta anche da Sissi in “Linguaidea pendula” (2024), scultura in grès smaltato e ferro che fonde insieme le forme di una parte del corpo alle foglie di pendula. Analogamente a quanto realizzato da D’Accardi in un’altra opera appositamente realizzata per l’esposizione “Many many years but white” (2024), nella quale il gesso si piega e contorce per eguagliare le delicate curve della struttura delle foglie, qui posate a terra in continuità con la superficie del pavimento. 

Eccentriche Nature” vuole essere un invito a ricercare un equilibrio con l’intelligenza naturale, entità onnipresente con cui è imprescindibile comunicare e confrontarsi, proponendo una riflessione che scaturisce dalla volontà di rinvigorire la fascinazione per la natura riflessa dalle ricerche delle artiste selezionate, che hanno saputo cogliere gli spunti formali e poetici forniti dalla vegetazione ponendoli al centro del loro operato. Il progetto espositivo è arricchito da una pubblicazione prodotta da CUBO, con testi di Pasquale Fameli e Valentina Rossi

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