La parola per questo 2023 secondo il Collins Dictionary è “Intelligenza Artificiale” e la scelta ne conferma la crescente rilevanza nella società attuale. Ufficialmente, l’IA ha assunto un ruolo sempre più centrale nell’evoluzione tecnologica e nell’impatto quotidiano sulle nostre vite.
Diversamente secondo il Cambridge Dictionary la parola dell’anno 2023 è “Hallucinate” e fa seguito ad un’impennata di interesse per gli strumenti di intelligenza artificiale generativa come ChatGPT o Bard, con l’attenzione pubblica che si sposta verso i limiti dell’IA e si domanda se mai possano essere superati. La traduzione di Hallucinate del noto dizionario inglese è to seem to see ossia sembrare di vedere – e qui è l’occasione di porre la nostra attenzione sulla mancanza di chiarezza su alcuni punti nel mondo dell’AI che dobbiamo mettere a fuoco proprio per evitare Allucinazioni.
La stessa parola Intelligenza Artificiale è nata nel lontano 1956 durante un seminario estivo alla Dartmouth College di Hanover, nel New Hampshire. La parola “Intelligenza Artificiale” ha contribuito a creare disorientamento portando al grande pubblico il dubbio: ma la macchina allora è intelligente? Se è assoldato che l’IA oggi può fare molte cose e a volte meglio e più velocemente di noi – pensiamo al riconoscimento di immagini – si ripropone il problema in termini di parole.
La società contemporanea è stata testimone di un’incredibile ascesa dell’Intelligenza Artificiale (IA) e della sua incidenza in molteplici ambiti, incluso quello della creazione visiva. L’IA, con la sua capacità di generare immagini, oggi sorprendentemente realistiche, anche attraverso i tools di text-to-image, ha sollevato importanti questioni sul significato e sulla referenzialità della fotografia e sulla sua evoluzione nell’era digitale.
Se le AI Generative sono, giustamente, mainstream per la loro rapidissima evoluzione, noi umani in termini di assimilazione di nuove realtà siamo più lenti, fatichiamo a stare al passo con quanto di più innovativo e per di più ciò che non comprendiamo spesso ci fa paura: e così anche i timori sono diventati un mainstream.
In quest’ ottica si rendono doverose alcune riflessioni sul tema Fotografia e AI e l’invito è di non perdere la connessione con il significato delle parole – e/o della necessità di crearne nuove.
Sempre più spesso si parla di fotografie generate con l’IA, ma l’IA non fa fotografie. La fotografia, dal greco luce (φῶς | phôs) e scrittura/disegno (γραφή | graphè), significa “scrittura di luce” ed è realizzata attraverso “una serie di processi tecnici con cui si ottiene un’immagine statica tramite un processo di registrazione permanente delle interazioni tra luce e materia” (fonte: Wikipedia).
Qual è la differenza tra una fotografia e un’immagine generata con IA? La prima nasce come scatto dal vero realizzata da un fotografo che ha ricercato – o anche ricreato – una scena, un volto, un momento. La fotografia è uno scatto per raccontare, testimoniare un’esperienza, divulgare, ed oggi è impiegata anche per promuovere, pubblicizzare etc.
Con l’avvento dei Text-to-image che trasformano delle semplici frasi in immagini, oggi abbiamo un nuovo strumento a disposizione in grado di generare immagini in pochi secondi e con la possibilità in alcuni casi di modificarne alcuni particolari. Nascono nuove opportunità per artisti, designer, pubblicitari, editori, agenzie di moda, e tanti altri professionisti di vari settori: gli scenografi per esempio.
Se fino a poco tempo fa le immagini generate con IA – tool di text to image – da Stable Diffusion a DALL*E a Midjourney – non erano particolarmente realistiche (ricordiamo le mani con 7 o 8 dita) oggi con gli ultimi upgrade delle AI Generative non si può che apprezzare la qualità raggiunta.
Ad esempio l’ultima versione di Midjourney, uno dei text to image più usati, ha introdotto una qualità pari al vero fornendoci inoltre la possibilità di dettagliare nel prompt anche le indicazioni fotografiche (looks into camera, Photorealistic image, –style raw) per un risultato quanto più simile ad uno scatto fotografico. Cosa si può fare con un’immagine “style row” generata con l’IA? Possiamo usarla per una campagna marketing o pubblicitaria, per corredare testi o presentazioni o semplicemente per trovare l’ispirazione per una nuova collezione di moda. L’elenco è lungo quante sono le opportunità. Ma attenzione, noi non stiamo facendo fotografie: il tool Text to image nella sua stessa definizione ci dice che stiamo realizziamo immagini da testi – con l’IA e grazie a un grande dataset di immagini disponibili.
Tutte le immagini presenti in questo articolo sono state generate dall’Intelligenza Artificiale