“Fragile sublime”, la tragica bellezza di Silvia Camporesi

L’arte come testimonianza di memoria collettiva, per non dimenticare. E’ questo l’intento della Fondazione Dino Zoli di Forlì, Dino Zoli Group con la personale di Silvia Camporesi, visitabile fino al 20 Luglio. “Fragile sublime” parla di un mondo dove i punti di riferimento non esistono più e gli alberi si riflettono nell’acqua fangosa. La terribile alluvione che nel maggio 2023 ha colpito la città di Forlì, le zone circostanti e gran parte della Romagna, raccontata con una visione quasi onirica e sicuramente poetica, in cui la distruzione non è disgiunta da una tragica bellezza.

L’esposizione dedicata al tema dell’alluvione e del dissesto idrogeologico è in ideale continuità con la mostra “Romagna sfigurata”, visitabile in contemporanea a Forlì, presso la Sala del Monte di Pietà.

Alla Fondazione Dino Zoli, dodici fotografie del Parco urbano “Franco Agosto”, un luogo del cuore per i forlivesi con i suoi prati, alberi, animali e giochi per bambini.

Silvia Camporesi Fragile sublime

Le immagini sono state scattate tutte nello stesso giorno, in un arco di tempo molto ridotto, racconta Silvia Camporesi: “Il parco era un lago fermo, silenzioso, dove tutto quello che eravamo abituati a vedere normalmente era scomparso. Eppure, si trattava di una visione sublime, perché la natura si riprende, trova la sua strada per riemergere. Oggi il parco è tornato quasi alla normalità, gli animali hanno ripreso a circolare; gli alberi sono rifioriti ma portano ancora le macchie del fango ed enormi cumuli di terra giacciono un po’ ovunque”.

Abbiamo incontrato la curatrice Nadia Stefanel per farci raccontare in questa intervista esclusiva qual era il fine di questa mostra.

L’obbiettivo principale dell’esposizione era quello di testimoniare attraverso lo sguardo di Silvia Camporesi lo scenario inimmaginabile dell’alluvione a Forlì. Avevo incontrato Silvia in occasione della sua mostra Libri sommersi alla Biblioteca del Seminario di Forlì, che testimoniava la drammaticità di questo mondo della cultura sommerso e distrutto dall’acqua e dal fango. In quell’occasione mi aveva parlato degli scatti inediti che aveva fatto il giorno dopo l’alluvione in un parco urbano molto conosciuto a Forlì, frequentatissimo. La sua zona non era stata colpita, uscendo e rendendosi conto, proprio nelle primissime ore dopo il disastro, di che cosa era questo mondo sommerso, si è messa una tuta da pescatore e ha cominciato a fotografare”.  

E così è nata l’idea della mostra in fondazione?

Il soggetto delle foto è diventato un po’ un luogo simbolo, dove nessuno, naturalmente vista l’emergenza che la città stava vivendo, si era recato. Ma essendo un luogo frequentato da bambini e anziani abbiamo voluto, per così dire sublimarlo. L’azienda (Dino Zoli Group ndr) aveva già ricordato in varie occasioni l’alluvione e aveva sostenuto vari progetti, e per manifestare la nostra vicinanza al territorio questo ci sembrava il percorso più interessante.

Silvia Camporesi Fragile sublime

La Dino Zoli Group comprende anche una fondazione di arte contemporanea?

Sì, la fondazione Dino Zoli è inserita in una holding con aziende, che operano in diversi settori. I due principali che hanno a che fare con l’arte sono la Dino Zoli Textile, che produce tessuti per la casa e la DZ Engineering, che è l’azienda che illumina il motorsport in giro per il mondo, e in Italia otto siti UNESCO. Con la divisione tessuti abbiamo, inoltre, prodotto una serie di residenze e di progetti ad hoc.

Altra cosa interessante di questa mostra è che per la prima volta le fotografie di Silvia Camporesi sono state stampate su tessuto, questo per conferire un aspetto materico all’immagine?

Silvia all’inizio era n po’ dubbiosa, lei è moto attenta alla stampa che comunque è parte integrante dell’opera.

Silvia Camporesi Fragile sublime

E come siete riusciti a convincerla?

Abbiamo scelto un tessuto che potesse essere in sintonia con la visione dell’artista, il bianco cangiante del tessuto Dino Zoli Textile, che valorizza al meglio l’aspetto liquido e i cromatismi – verde e marrone – che si ripetono in tutte le immagini. In casi come questo si stampa su carta e poi si va a imprimere sul tessuto, e questo tessuto da delle profondità anche di campo incredibili.  La lavorazione è stata fatta ad un livello molto alto, tanto che a primo sguardo non si capisce che la stampa è su tessuto.

E in questa serie di fotografie l’artista suggerisce una bellezza profonda e tuttavia delicata della Natura e invita a una contemplazione più profonda. Un momento straziante, ma allo stesso tempo effimero e sublime, che l’occhio di Silvia Camporesi è riuscito a catturare, fissandolo nella memoria collettiva, per sempre.

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