Nell’anno 1938, uno strano incarico fu assegnato alla famosa artista americana Georgia O’Keeffe. Infatti, la Dole, essendo all’epoca conosciuta come Hawaiian Pineapple Company, invitò l’artista a visitare l’arcipelago del Pacifico per dipingere il loro prodotto di punta, l’ananas, come parte di una prossima campagna pubblicitaria. Ed è così che inizia la curiosa storia di come “Georgia O’Keeffe fu inviata alle Hawaii per dipingere ananas e finì per dipingere tutto tranne quello”.
Georgia O’Keeffe era riluttante a ricevere commissioni, soprattutto da grandi aziende. Nonostante ciò, l’invito giunse in un momento in cui l’artista, allora cinquantunenne, desiderava prendere le distanze dal marito, il fotografo e gallerista Alfred Stieglitz, la cui relazione con l’attivista Dorothy Norman aveva contribuito a causare alcuni suoi crolli nervosi. La Dole offriva un’occasione per un cambiamento di scenario, potendo così dire addio, almeno per un periodo, ai tormenti personali.
Arrivata a Honolulu, la bellezza esotica delle campagne di ananas colpisce immediatamente l’artista, che le descrive come “tutte affilate e argentee, che si estendono per miglia fino alle belle montagne irregolari”. Nonostante questo, i primi dipinti che O’Keeffe produce per la Dole al suo ritorno non comprendono alcun ananas. Infatti, tra una serie di interessanti soggetti, dipinge le aragoste, gli alberi di papaya, la lava essiccata e le cascate. Ma perchè?
Il forte senso di indipendenza e libertà della pittrice potrebbe aver contribuito a questa insolita decisione. Alcune testimonianze raccontano di come la rigida agenda di viaggio imposta dalla Dole avesse reso l’artista ancora più disinteressata a completare l’incarico. L’azienda, infatti, rifiutò la richiesta di O’Keeffe di poter dormire vicino alle piantagioni di ananas, affermando che avrebbe potuto comportare improprietà per una donna. Inoltre, invece di permetterle di dipingere ananas all’aperto, come tra i campi, le aspettative erano quelle di vederla dipingere in uno studio, lontano dalla natura. Questi, tra gli altri motivi, resero l’ananas indegno, secondo l’artista, di essere ritratto.
Intrisa di spirito rebelde, O’Keeffe si concede due mesi di viaggio fra le 137 isole di Hawaii. Prima di abbandonare l’arcipelago, scherza con il marito attraverso una lettera, scrivendo, “Quando lascerò le isole saprò molto più sullo zucchero che sugli ananas, è divertente…”.
Si può ben immaginare la reazione del team di marketing della Dole di fronte all’assenza di ananas nei dipinti commissionati a O’Keeffe. Per far sì che l’artista completasse l’incarico, inviansero un ananas direttamente alla sua casa nel New Mexico. O’Keeffe lo trova di suo gradimento, definendolo “una bella pianta”.
Tuttavia, rimanendo fedele al suo stile, O’Keeffe dipinge solo una parte del frutto, concentrandosi sulle foglie acuminate che compongono la corona dell’ananas. Il risultato finale, appena riconoscibile come un ananas, viene comunque ritenuto buono abbastanza da Dole per essere utilizzato nelle pubblicità, comparendo su Vogue, Saturday Evening Post ed altre riviste.
Il viaggio di Georgia O’Keeffe alle Hawaii e la sua insubordinazione artistica, quindi, non solo si dimostra un aneddoto affascinante nella sua carriera, ma esplicita anche la sua inconfondibile visione artistica. La sua scelta di non dipingere ananas alla fine si rivela emblematica della sua indipendenza e della sua costante ricerca di autenticità nell’arte. Nel suo rifiuto di conformarsi alle aspettative commerciali, O’Keeffe ci ricorda il valore e la forza di un’arte guidata dalla passione e dalla curiosità piuttosto che da una commissione.