Impegnata nell’attività culturale ed espositiva da oltre vent’anni, la Fondazione Ferrero ha avviato un progetto di riscoperta delle figure più rilevanti della storia culturale del Piemonte.
Tra oggetto e indefinito è il titolo della retrospettiva dedicata al pittore Giacomo Soffiantino (Torino, 1929 – 2013) a quasi dieci anni dalla sua scomparsa. Curata da Luca Beatrice, Michele Bramante e Adriano Olivieri, la mostra si sta svolgendo nella prestigiosa sede della Fondazione Ferrero ad Alba ed è visitabile fino al 30 giugno.
L’intento è far comprendere maggiormente le opere e le sperimentazioni eseguite dal Maestro torinese attraverso la selezione di oltre cinquanta lavori, divisi in sette sezioni, che coprono l’intero arco della sua vita. Raffinato e delicato, Soffiantino interpreta la complessità del suo tempo ponendoci di fronte a domande prive di risposta.
L’artista Giacomo Soffiantino
Nato a Torino inizia a disegnare giovanissimo come autodidatta. Dopo aver sostenuto da privatista l’esame per il diploma al Liceo artistico, nel 1949 si iscrive all’Accademia Albertina di Torino divenendo allievo di Cesare Maggi. Agli anni Cinquanta risalgono le sue prime acqueforti.
Nel 1955 partecipa alla collettiva Niente di nuovo sotto il sole allestita nella galleria torinese La Bussola. Comincia la carriera di insegnante all’Istituto Fontanesi di Torino e riceve i primi riconoscimenti in concorsi nazionali. Espone alla Biennale di Venezia nel 1956, nel 1958, nel 1964 e nel 1972. Sono questi gli anni in cui risente maggiormente del fascino dell’Espressionismo astratto americano.
Nel 1963 vince la prima edizione del “Premio Biella per l’Incisione”, confermandosi tra gli incisori più influenti della sua generazione. Dopo una breve parentesi scultorea, dalla metà degli anni Settanta, Soffiantino sperimenta la tecnica divisionista in cui realtà e luce vengono costruite particella per particella. Organizza numerose personali, ottiene riconoscimenti e diventa Accademico di San Luca nel 1983. Già insegnante al Liceo Artistico e all’Accademia Albertina di Torino, si spegne all’età di ottantaquattro anni il 27 maggio 2013.
LA MOSTRA
L’esposizione presenta gli Esordi, passando per le partecipazioni alle Biennali di Venezia.
Si concentra poi sulla Natura, che negli anni si trasforma in tensione tra astrazione e figura.
La Luce costituisce un elemento fondamentale. Deriva dallo studio dei grandi maestri del passato come Monet, Turner e Rembrandt, da lui stesso definito «il pittore eccezionale dell’ombra e della luce», al quale ha dedicato l’Omaggio a Rembrandt (1966), che ne testimonia l’ammirazione.
Esistenza è un settore in cui sono concentrati i soggetti ricorrenti – conchiglie, teschi, crani animali, maschere, gufi e falene – riconducibili a tematiche esistenziali.
Continuità si addentra nell’analisi della linea ininterrotta, che non ha più necessità di racchiudere la forma unendo idealmente il mondo visibile con l’altrove spirituale.
Epilogo infine riunisce opere degli anni Duemila e contiene il suo ultimo dipinto intitolato Giacomo Leopardi.
La sezione Archivio/Regesto è un compendio dell’esposizione che attraverso foto d’epoca, lettere, incisioni, taccuini fornisce una visione più completa del Maestro torinese.
«Dipingo per esistere, non esisto per dipingere…» queste le parole di Giacomo Soffiantino con le quali la figlia Carlotta ricorda l’amore smisurato del padre verso l’arte che gli ha donato la vita.
Photo Credits: Giacomo Leopardi, 2013, olio su tela, Archivio Soffiantino