Recentemente, un innovativo studio condotto da un team di ricercatori di Helsinki ha rivelato una scoperta affascinante: i siti di arte rupestre non erano soltanto luoghi in cui gli antichi popoli si dedicavano alla produzione artistica, ma servivano anche come centri di esperienze multisensoriali. Questo studio offre una luce completamente nuova sulla comprensione dell’arte preistorica e delle antiche pratiche culturali, offrendoci anche uno spunto di riflessione sulla universalità dell’esperienza artistica e le sue molteplici declinazioni nel corso della storia dell’arte.
In particolare, gli studiosi hanno analizzato le formazioni rocciose con incisioni risalenti a un periodo tra il 5000 a.C. e il 1500 a.C. nella regione dei Laghi in Finlandia. Risultato? Gli antichi cacciatori-raccoglitori finlandesi non si limitavano a dipingere sulle rocce, ma si servivano delle eco prodotte dalle stesse per creare esperienze multisensoriali, coinvolgenti e mistiche. Lo studio, che si aggiunge a una serie sempre più ampia di ricerche nel campo dell’archeoacustica e del nuovo materialismo, si sofferma, in particolare, sull’importanza dei suoni riflessi rispetto a quelli diretti, dimostrando come questi fossero parte integrante del rapporto tra l’essere umano e l’ambiente circostante nelle culture preistoriche.
Non sorprende, dunque, che l’arte rupestre, nota per essere tra le forme artistiche più antiche riscontrabili nei siti archeologici di tutto il mondo, riveli la sua complessità a livelli tanto profondi. Le rappresentazioni artistiche preistoriche, infatti, spesso raffigurano scene di caccia, animali, figure umane e simboli astratti, rivelando una connessione intima tra gli antichi esseri umani e la natura circostante.
Ma la scoperta che tali siti fossero anche luoghi di esperienze acustiche aggiunge una nuova dimensione alla nostra comprensione dell’arte preistorica. Immaginatevi questi antichi artisti, immersi nella vastità della natura selvaggia, mentre creano queste fantastiche opere d’arte su gigantesche formazioni rocciose. Questi luoghi non erano solo studi all’aperto, ma veri e propri teatri multisensoriali in cui l’arte visiva interagiva con l’acustica naturale del luogo per creare un’esperienza completamente coinvolgente.
Gli antichi abitanti non vivevano tra queste rocce, ma le utilizzavano come luoghi di cerimonie, spostandosi su ghiaccio o in canoe a seconda delle stagioni. Questo particolare contesto ha anche permesso agli studiosi di condurre una serie di test acustici meticolosi, comprendendo ulteriormente come gli echi prodotti da queste formazioni rocciose fossero uno degli elementi principali dell’esperienza artistica multisensoriale.
Un elemento interessante dello studio è che, molto probabilmente, le zone che presentavano la migliore eco erano quelle scelte per ospitare i dipinti. In questo modo, la pittura rupestre, unita a un’eco ottimale, avrebbe quasi dato l’illusione di opere d’arte “viventi”, creando un’esperienza unica per gli antichi popoli.
In conclusione, lo studio delle pratiche artistiche e culturali antiche ci mostra quanto l’arte sia stata, fin dall’inizio, un’esperienza multisensoriale integrata e intimamente legata all’ambiente naturale. Una preziosa lezione che ci ricorda come l’arte non sia semplicemente una questione di estetica visiva, ma un’esperienza coinvolgente che può stimolare tutti i sensi.
Gli antichi siti di arte rupestre in Finlandia sono dunque non solo testimonianze artistiche ma veri e propri centri di esperienza multisensoriale, un ponte tra l’uomo e la natura, tra l’arte e il suo contesto ambientale che ci arricchisce nella comprensione del nostro passato e del ruolo fondamentale dell’esperienza artistica nella storia dell’umanità.