Ikebana: l’arte giapponese di disporre i fiori

Un’antica pratica nata come offerta agli dei e diventata nel corso dei secoli una vera e propria espressione artistica.

Il termine giapponese Ikebana – “Ike” significa vivente e “hana” significa fiore – fa riferimento all’arte delle composizioni floreali.

Si tratta di un’antica pratica che ha avuto origine in Oriente attorno al VI secolo d.C., ma che più precisamente ha trovato la sua massima espressione in Giappone dove in poco tempo, da iniziale offerta agli dei, si è trasformata in una vera e propria modalità di espressione.

Trattandosi di un’usanza dal profondo significato filosofico e spirituale, in principio veniva praticata solo da nobili e monaci buddisti, spesso in occasione della cerimonia del tè. Il primo stile a svilupparsi fu il Rikka, dove sette elementi si alternavano per creare una composizione armonica utile all’uomo per recuperare un rapporto intimo con se stesso e con il mondo intero. In un secondo momento si sviluppò il Nageire, uno stile più semplice, seguito poi dal Seika, simile a entrambi ma molto meno austero.

L’obiettivo dell’Ikebana è quello di dare spazio alla propria emotività, facendo confluire nella composizione la propria anima, il proprio istinto e il proprio gusto estetico.

Per poter creare vere e proprie opere d’arte, è importante formarsi e allenare la disciplina attraverso la dedizione: Infatti, indispensabili sono lo studio dei colori, delle forme, dell’armonia e la pratica, necessari per ottenere una disposizione capace di donare un senso di equilibrio.

Via The Japanese Dreams

Ma come si realizza una composizione Ikebana?

Il primo elemento da scegliere è il vaso, che può essere di ceramica o di un materiale naturale, come un tronco d’albero o una pietra: ciò che conta è che non sia di metallo, di plastica o vetro.

Una volta fatta la scelta giusta per noi, bisogna selezionare accuratamente gli elementi che si vogliono utilizzare, ricordandosi che ogni materiale scelto ha il compito di omaggiare la nascita della vita e lo spirito del luogo di origine. Vengono comunemente utilizzati boccioli o fiori non ancora schiusi, rami con foglie non ancora germogliate, ed è importante che ogni elemento sia autoctono e preferibilmente di stagione.


Successivamente, si passa alla scelta di tre rami di diversa lunghezza, da disporre a triangolo:

  • l’elemento che più si sviluppa maggiormente in lunghezza è detto Shin e simboleggia il cielo, la percezione immaginaria di quel che ancora non possiamo afferrare ma soltanto immaginare;
  • Il ramo intermedio è detto Soe e simboleggia l’uomo, intermediario tra il cielo e la terra.
  • L’ultimo, quello più corto, è detto Tai (o Hikae) e rappresenta la terra, in grado di fornire una sensazione di stabilità ed equilibrio ed è connessa alle radici che hanno dato la vita all’umanità e alla stessa natura.

Infine, si andranno ad aggiungere ulteriori elementi decorativi come sassi, conchiglie, foglie e molto altro.

Questa antica pratica è un buon modo per allenare la propria armonia interiore grazie alla creazione di composizioni equilibrate, belle e ricche di emozioni che scorrono dentro di noi e fluiscono tra i rami di una composizione Ikebana!

Cover Photo Credits: via Thegreenrevolution

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

La Musa surreale, Alessandra Redaelli racconta Gala Dalì in prima persona nel suo nuovo libro

Nel libro La musa surreale, Alessandra Redaelli ripercorre, attraverso la voce della stessa protagonista, la vita della musa di Salvador Dalì, non solo come compagna del celebre pittore, ma come una figura indipendente, capace di determinare il proprio destino.

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno