The magical world of Jackie Sleper è l’ultima mostra presentata dallo Studio Abba lo scorso 17 novembre che si chiude oggi, 28 novembre, presso il Palazzo Rosselli del Turco, a Firenze. L’esposizione dimostra l’ormai consolidata collaborazione tra Jackie Sleper e Vito Abba (proprietario della galleria), che li aveva già visti lavorare insieme diversi anni fa per alcuni progetti museali in Messico.
All’interno della mostra sono esposte opere di vario genere: dipinti, collage, sculture e fotografie, che fanno riferimento soprattutto alle ultime produzioni dell’artista. I protagonisti di queste opere sono persone, animali ed elementi della natura, che si fondono e confondono tra di loro; nascono dal mondo onirico di Sleper e al tempo stesso lo nutrono permettendone l’esistenza.
A rappresentazione di questa realtà immaginaria e assurda, è stata presa come emblema della mostra la scultura Fris Peertje (Fresh Pears, 2019), dove una figura femminile si incastona armoniosamente tra delle pere color verde smeraldo. Questa vasta gamma di opere, apparentemente improbabili, approfondisce in realtà temi molto diversi tra loro, come le relazioni umane, la seduzione, l’amore, la forza e la vulnerabilità degli esseri viventi.
In Cerveau (2011), Jackie Sleper ci svela come “il gioco della seduzione, dell’intrigo, della depressione, della felicità, della vibrante percezione dei colori e delle immagini” parta sempre e solo dal cervello. Non vuole proporci una razionalizzazione di questi processi emotivi e cognitivi (che non avrebbe nulla a che fare con la sua poetica), ma vuole dimostrarci come quest’organo sia l’unica fonte da cui nasce tutto, opere d’arte comprese. Ciò che distingue Jackie Sleper da altri suoi colleghi contemporanei è la sua incredibile capacità di trovare ispirazione da ogni aspetto della vita, anche quello apparentemente più banale, e trasformarlo in qualcosa di visionario, in una viva riflessione del mondo di ieri e di oggi.
Come il collage Le plaisir (2019), una vivace e colorata rappresentazione che descrive in modo poetico il noto sentimento dell’amore; un amore “dolce come il miele e soffice come un fiore”, e accompagnato in sottofondo dal delicato e armonico canto dei pettirossi. Come ha ribadito l’artista stessa più volte, la sua arte non è solamente il prodotto delle sue personali esperienze, ma spesso attinge e si appropria degli aneddoti di vita di coloro con cui entra in contatto, soprattutto durante i suoi viaggi.
Per creare Black Eye Star (2011), prende ispirazione dal suo viaggio in India, raccontandoci uno spaccato della cultura religiosa di quel luogo. Qui è rappresentato un bambino indiano che porta al collo una ghirlanda di uccelli di porcellana con incastonati nei loro petti dei rubini rossi, simbolo di vitalità e protezione. Le farfalle danzanti sopra la sua testa rappresentano, non solo l’idea di libertà, ma anche la reincarnazione delle anime degli antenati che vegliano su di lui. Una pietra nera è incastonata nella sua fronte, come raffigurazione del terzo occhio, usato, secondo la religione indiana, per accedere alla vista spirituale.
La minuziosa attenzione di Sleper ai dettagli e il suo ricercato impiego dei materiali, dalla porcellana alle pietre preziose, dai metalli al vetro, crea un fascino fulmineo, che colpisce e rapisce lo spettatore.
Ciò che rende questa mostra ancora più intrigante è il suo svilupparsi in uno spazio veramente suggestivo come quello del Palazzo Rosselli del Turco, in stile barocco fiorentino e affrescato internamente da meravigliosi disegni.