L’M+ è una realtà che ha l’ambizioso obiettivo di esporre la scena artistica locale in un momento storico di forti restrizioni.
Il 12 novembre di quest’anno, sulla punta meridionale della penisola di Kowloon a Hong Kong, ha inaugurato il tanto atteso museo M+, con lo scopo di esporre la scena artistica locale su scala internazionale.
L’idea di un luogo che fosse dedicato alla cultura visiva ha preso vita nel 1996, quando Hong Kong si trovava sotto la sovranità britannica.
Adesso, in un contesto storico e culturale radicalmente cambiato, l’accoglienza verso il nuovo distretto artistico finalmente diventato realtà sta riscontrando qualche resistenza.
La nuova legge cinese sulla sicurezza nazionale approvata nel 2020 vieta qualsiasi atto di secessione, terrorismo e sovversione contro il Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, con una particolare attenzione sulla realtà di Hong Kong.
Proprio l’11 novembre, quando M+ ha aperto alla stampa, l’attivista di Hong Kong Ma Chun-Man, soprannominato Capitan America 2.0, è stato condannato per incitamento alla secessione e all’indipendenza dalla Cina.
E’ dal 1997, quando Hong Kong è passata alla Cina, che la società ha richiesto sempre più indipendenza, schierandosi contro le autorità, e la scena culturale e artistica ha sempre risentito di questo fermento.
Nonostante le numerose leggi di censura, tra cui quella verso il cinema – di cui M+ potrebbe risentire – a marzo la direttrice australiana del museo Suhanya Raffel ha dichiarato che il nuovo polo culturale non avrebbe “nessun problema” nel mostrare arte a tema politico, come quella dell’artista cinese Ai Weiwei. Non sono mancate critiche e preoccupazioni da parte di politici e giornali pro Pechino.
Con i suoi 17mila metri quadrati e un budget di 757 milioni di dollari, M+ è un’istituzione di livello mondiale con un ruolo determinante sulla scena artistica locale. Raffel afferma che la sua inaugurazione rappresenta un “momento storico” capace di offrire al suo pubblico qualcosa che “non puoi vedere in nessun’altra parte del mondo”, pur dovendo sottostare alle rigide e ancora poco chiare prescrizioni imposte.
Cover Photo Credits: Il museo M+ di Hong Kong.©VIRGILE SIMON BERTRAND/COURTESY HERZOG & DE MEURON