Prima la delusione poi un comunicato di fuoco e infine i fischi. Il mondo dell’arte ha alzato la voce e nella giornata conclusiva di Arte Fiera ha organizzato una protesta tra i booth guidata da Italics. Fischietto in bocca, un nutrito gruppo di manifestanti, cui si è aggiunto anche il direttore della fiera Simone Menegoi, ha “fatto rumore” per ricordare al pubblico di appassionati e curiosi che il futuro dell’intera industria è a rischio.
Italics, consorzio che riunisce 74 tra le più autorevoli gallerie italiane di arte contemporanea, è parte del Gruppo Apollo per condividere e attuare strategie di tutela e valorizzazione dell’intera filiera che compone l’industria dell’arte in Italia (case d’asta, antiquari, gallerie di arte moderna e contemporanea, collezionisti e imprese della logistica), promuovendo l’allineamento delle norme nazionali a quelle vigenti all’interno dell’Unione Europea.
L’approvazione del recente Decreto Cultura alla Camera dei Deputati (il passaggio in Senato non è ancora avvenuto) ha disatteso le aspettative di un’annunciata riduzione dell’IVA sul comparto e le reazioni a caldo degli addetti ai lavori non si erano fatte attendere, come riportato da Artuu Magazine qui : dai direttori di fiere, agli art advisors, passando per le gallerie e gli artisti italiani, la decisione del governo ha lasciato tutti non solo sorpresi ma decisamente amareggiati.
Ieri Italics aveva poi diffuso alla stampa una lunga nota, condivisa da molte gallerie (a cominciare dalla decana del settore, Lia Rumma): “Le 74 gallerie di Italics esprimono stupore e apprensione per il futuro della cultura e creatività italiana in seguito all’approvazione del Decreto Cultura alla Camera dei Deputati senza l’annunciata riduzione dell’IVA. In sintonia con quanto dichiarato dal Gruppo Apollo nei giorni scorsi, ITALICS esprime profondo stupore e grande apprensione per le recenti decisioni del governo in materia di IVA del mercato dell’arte, presenti nel Decreto Cultura approvato ieri dalla Camera dei Deputati.
Ignorando l’opportunità offerta dalla direttiva (UE) 2022/542, il Governo italiano – in controtendenza rispetto a paesi limitrofi e nostri più prossimi competitori che hanno importanti tradizioni culturali e che l’hanno immediatamente colta, come Francia e Germania – ha deciso di voltare le spalle al mercato dell’arte italiano, dimostrando indifferenza per il suo valore economico e, cosa ancora più grave, per il suo valore culturale, di fatto decretandone la condanna a morte e causando un danno incalcolabile in termini di sostegno agli artisti e alla rilevanza culturale del nostro Paese sulla scena globale”.
Adesso, i fischietti in fiera, tra le opere d’arte (specie davanti all’iconica scritta “Comunista” di Invernomuto, al booth B29 del padiglione 25) e la protesta pubblica, nella speranza che il DL Cultura possa subire degli aggiustamenti in Senato o che il “ritocco” al ribasso dell’IVA per le transazioni del mercato dell’arte possa essere inserita in qualche altro provvedimento governativo. Arte Fiera dimostra così di non aver dimenticato la sua anima “politica” e “popolare” diventando teatro e megafono di un’industria che vive momenti di difficoltà. L’edizione di quest’anno si chiude in ogni caso in positivo, con 50mila presenze. Termina anche il “settennato” di Menegoi: dal 2026 il direttore di Arte Fiera sarà Davide Ferri, già curatore nel 201