Ivano Sossella ritorna alla galleria Maurizio Caldirola Arte Contemporanea di Monza con la sua seconda mostra personale, “SottoTraccia” dal 28 giugno al 31 luglio (inaugurazione il 27 alle ore 19). Dopo il successo del progetto espositivo “1564” nel 2017, Sossella continua a toccare temi profondi e complessi sotto la curatela di Davide Di Maggio.
La mostra “SottoTraccia” si concentra sul concetto di “assenza”, un tema spesso percepito negativamente nella cultura occidentale, ma che Sossella presenta come carico di potenziale positivo. L’artista suggerisce che l’opera d’arte stessa crea una mancanza, una sorta di vuoto che stimola lo stupore e apre la via verso un mondo altro, quello dello spirito creativo. Questa dimensione trascende le certezze e le evidenze del quotidiano, invitando lo spettatore a una riflessione più profonda.
Le opere di Sossella emergono come portali verso questi “non-luoghi”, spazi in cui le individualità si incrociano senza interagire, mosse da un frenetico desiderio di consumare. Questo tema riflette la nostra società contemporanea, dove il consumo è spesso visto come un mezzo per il cambiamento, ma che lascia dietro di sé un senso di vuoto e disconnessione.
Il percorso espositivo invita a una scoperta mentale dello spazio, non solo come entità oggettuale e architettonica, ma come esperienza vissuta e percepita. Dall’assenza della visione si arriva alla trasformazione dello spazio, fino ad assumere uno spazio vitale che esprime il decorso della nostra vita. Le opere in mostra rappresentano metaforicamente questo decorso temporale, riflettendo sul processo creativo che le ha generate.
Uno degli aspetti più affascinanti della mostra è il modo in cui Sossella utilizza il cemento come supporto per le sue opere. Il segno lasciato dall’artista su questo materiale duro e freddo diventa un mezzo per produrre un cambiamento di prospettiva, esortando lo spettatore a superare la linea dell’interpretabilità. Questa interazione dinamica sfida la staticità delle opere, creando un flusso continuo che sottende tutta l’esperienza espositiva.
Sossella descrive la percezione di queste opere come simile a quella delle montagne: statiche e imponenti, ma al contempo dinamiche e in continuo mutamento. Questa dualità crea un senso di meraviglia e stupore, un’assenza che scorre come un flusso sottotraccia, arricchendo l’esperienza visiva e intellettuale dello spettatore.