Hangar Bicocca, Milano: l’artista statunitense Matt Mullican e la performance sotto ipnosi.
Entra nella stanza – immaginaria – poco dopo le 7 di sera di sabato 26 maggio con un paio di taccuini neri stretti al petto, l’aria assente e una giacca di lino bordeaux. Arrivato al centro, Matt Mullican chiude gli occhi e comincia a strofinarsi sulle tempie gli appunti che tiene in mano. Poi si presenta: “My name is Matt Mullican – si capisce dal groviglio di lamentele -. I’ll introduce myself to you. This is New York City, I’m not a child, not a man, not a woman” (“mi chiamo Matt Mullican, mi presento a voi. Questa è New York City, io non sono un bambino, non sono un uomo, non sono una donna”).
Chi parla davanti a oltre un centinaio di persone lì da ore ad aspettarlo è “That person” (l’altro lui), ovvero l’alter-ego dell’artista contemporaneo in mostra all’Hangar Bicocca di Milano fino al 16 settembre. All’ingresso dell’immensa retrospettiva che rappresenta l’intera cosmologia di Mullican, casa di 500 opere e 6000 oggetti realizzati da lui a partire dagli anni settanta, l’artista si è mostrato al pubblico in una performance sotto ipnosi durata quasi due ore. Una pratica di cui è considerato pioniere, utilizzata per indagare l’inconscio estraniandosi dalla realtà fino a diventare, appunto, un’entità senza età e sesso, capace di rendere emotivi semplici omini stilizzati, di dare vita a una variegata produzione di simboli, disegni, dipinti, frottage, bandiere, sculture in vetro, video, light box fotografie e grandi installazioni che raccontano la sua quotidianità.
Nell’area arredata con un piccolo letto, un tavolo messo a punto per la colazione, acqua e sapone per lavarsi il viso e una vecchia poltrona per leggere il giornale, Mullican si muove scalzo fra movimenti improvvisati, imprecazioni e balletti tribali. Alterna lenti lamenti ad ampi respiri. Profondamente emotivo ma anche così lucido e organizzato da piegare perfettamente gli abiti prima di andare a dormire. Fragile, proprio come qualsiasi altra persona in quella stanza. Duro con sé stesso come chi ha poca considerazione di sé fino a scoppiare in lacrime. Libero come solo chi non ha paura di mostrare le proprie fragilità.
“Mamma mia” si fa scappare mentre sorseggia il primo caffè della giornata. Del New York Times legge solo poche righe, poi accartoccia le pagine intorno alle tempie. Si inginocchia e gattona per tutta la stanza. Infine si lava il viso e scappa via verso la sua “cosmologia” in mostra pochi metri più in là. Il complesso sistema artistico denominato “I cinque mondi” realizzato indagando il suo inconscio tramite la tecnica mostrata al pubblico per oltre 40 anni. Tutte le info sulla mostra QUI