Siamo ancora liberi di agire, o completamente in balia della nostra dipendenza da social e tecnologie? Com’è cambiata la società, e come stanno cambiando le persone? L’arte di Simone Benedetto genera molte domande.
Le nuove tecnologie, internet, i social network, più di ogni altra cosa stanno scrivendo il destino della società contemporanea, e di tutti noi che ne facciamo parte. Le nostre vite sono cambiate, guidate da una fortissima e innegabile dipendenza verso i nuovi media e i nuovi strumenti che, con pochi euro al mese, ci vengono messi tra le mani. Lo smartphone, simbolo di tutto questo, è diventato un prolungamento del nostro braccio, l’invadente compagno di ogni giornata. Per quanto progresso, per quanto beneficio, come ogni dipendenza anche quella da social network, da internet, da digitale, porta con se drammatiche conseguenze. Ed è quello di cui ci parla con il suo lavoro Simone Benedetto. Senza voler dar vita ad una vera e propria critica, ma più ad una presa di coscienza da condividere e diffondere.
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Le sue sculture, dal grande impatto visivo, chiare, esplicite, ci spingono a riflettere sugli effetti della nostra dipendenza da tecnologie, da social, da internet. Effetti sulle nostre relazioni interpersonali, migrate sullo schermo luminoso di uno smartphone, sempre più lontane dal contatto, dallo sguardo, dal dialogo. Le persone, sempre più distanti, sempre più social e meno sociali, si stanno davvero velocemente trasformando in dati? Dati raccolti da qualche gigante digitale e venduti come merce, come mera informazione per fare pubblicità. A qualche azienda che, di nuovo sullo schermo dello smartphone, ci sbatterà in faccia proprio quel prodotto che, con buone probabilità, acquisteremo in pochi click.
Ed ancora, Simone Benedetto ci fa scoprire le drammatiche conseguenze della nostra dipendenza sui paesi del terzo mondo. Un esempio? La crescente richiesta di coltan, minerale utilizzatissimo nella produzione di componenti elettronici, pc e smartphone, e l’enorme rialzo del suo prezzo sul mercato avvenuto negli ultimi anni, ha trasformato intere miniere in Congo in veri e propri campi di lavoro forzato. Uomini, donne e bambini si trovano costretti a lavorare in condizioni inumane, molto vicine alla schiavitù, per far sì che dall’altra parte del mondo si possa continuare ad alimentare la nostra sete di tecnologia.
Simone Benedetto è nato nel 1985 a Torino, dove attualmente vive e lavora. Scopri tutti i suoi lavori scopri di più sull’artista visitando IL SUO SITO.