La pittrice americana Cynthia Daignault ha sempre tratto grande ispirazione dalla storia dell’arte, come si riscontra in dettaglio in tutto il suo repertorio. Graduata alla Stanford University, ha deciso di seguire un percorso che va oltre l’accademico, lavorando e venendo seguita da altri artisti, tra cui Kara Walker, evocando, nell’artisticità della sua opera, la tradizione delle apprendistati e delle mentorship degli artisti del passato.
Attualmente, presso la Night Gallery di Los Angeles, è in corso la seconda mostra personale di Daignault chiamata “The Lemon”. L’esposizione, che sarà visitabile fino al 18 gennaio 2024, include nuove pitture che ripensano alcuni dei lavori più canonici della storia dell’arte, tra cui “Le Citron” di Édouard Manet, dal quale la mostra prende il nome.
Il lavoro centrale della mostra, “The Collection” (2024), riunisce una selezione di tali acclamati dipinti, tra cui quelli di Pierre-Auguste Renoir e Manet, così come di Georgia O’Keeffe e Jackson Pollock, in una singola composizione che ricorda una kunstkammer, una sorta di cabinet di curiosità artistica. Un ulteriore sviluppo dell’approccio di Daignault è rappresentato dal lavoro “The Book” (2024), che mostra una pagina di un libro su Camille Pissarro e Paul Cézanne, completa di illustrazioni a colori.
Man mano che si avanza nella mostra, la meticolosa considerazione e apprezzamento di Daignault per l’opera di ciascun artista diventa evidente. I diversi autori e le loro immagini, di norma così disparati, vengono resi omogenei, persino universali, attraverso il suo stile artistico personale e unico.
“‘The Lemon’ prende il nome da ‘Le Citron’, una natura morta con limone su un piatto scuro, dipinta da Édouard Manet nel 1880,” Daignault ha spiegato attraverso il comunicato stampa della mostra a Night Gallery. “Ho finito per sentire che l’atto del dipingere è come camminare in una pesante nevicata. A volte sono da sola. Il percorso è così silenzioso, ingombrante e solitario. Ma in altri momenti, trovo una linea di impronte nella neve e cammino per un po’ all’interno delle impressioni delle scarpe di qualcun altro.
In parallelo con “The Lemon”, il lavoro di Daignault è incluso nella mostra collettiva “Ordinary People: Photorealism and the Work of Art since 1968” presso il Museum of Contemporary Art di Los Angeles, che presenta l’opera monumentale “Twenty-Six Seconds” (2021). Composto da 486 pannelli individuali, l’opera rivisita ciò che viene definito il “film Zaprunder”, un video muto da 8mm girato da Abraham Zapruder con una telecamera casalinga che riprende l’assassinio di John F. Kennedy a Dallas nel 1963.
Tutti gli appassionati d’arte, i collezionisti e i curatori potranno quindi immergersi in questa affascinante mostra dove la Daignault, prendendo spunto dai maestri dell’arte come Renoir e Manet, ci dona la propria interpretazione artistica, unica e coinvolgente. Una mostra che rappresenta senz’altro un’opportunità unica per riscoprire i capolavori artistici attraverso gli occhi di un’artista contemporanea.